Toscana

Loppiano compie 50 anni

Loppiano – Arcipelago di Kiribati nell’Oceano Pacifico, a metà strada tra Australia e isole Hawaii. No, non è uno scherzo: è tutto vero: esiste una «Loppiano» anche dall’altra parte del pianeta e dista dal Valdarno, ovvero dalla «nostra» Loppiano, ad occhio e croce quasi 15 milioni di km.

Si tratta di un centro sociale che il vescovo locale, mons. Paul Mea ha fatto erigere per consentire ai fedeli della sua diocesi di approfondire la spiritualità dei Focolari. La piccola comunità s’incontra ogni fine settimana, si mangia insieme, si prega, ci si scambia esperienze, si fa vita di comunità.

«Si tratta dell’onda lunga dello spirito della cittadella – spiega Daniele Casprini, procuratore speciale del Centro internazionale – un’espressione dello stile di vita che si vive a Loppiano e che quel milione e duecentomila persone che sono passate da qui in cinquant’anni hanno esportato nei loro paesi, nelle città, nei posti di lavoro, ovunque».

In cinquant’anni Loppiano è andata popolandosi di cittadini provenienti dai quattro angoli del pianeta: piccola nelle dimensioni, il cui spirito continua tutt’ora a raggiungere città e Paesi dei cinque continenti.

Valdarno, terra accogliente, dunque. E non solo negli ultimi decenni; si tratta di una tradizione antica. La cartografia catastale del promontorio di Loppiano e le mappe geografice datate anno Mille raccontano di un’arteria stradale parecchio frequentata lungo i secoli, percorsa da frotte di viandanti e pellegrini che si recavano a Roma in occasione degli anni santi facendo tappa presso le pievi, come quella di San Vito a Loppiano, per dormire e rifocillarsi.

Una vocazione, quella all’accoglienza, che le colline di Loppiano sembrano aver conservato intatta fino ad oggi verso i numerosi visitatori e ospiti, moderni pellegrini del XXI sec., che giungono da tutto il mondo per scoprire o tornare a Loppiano, centro internazionale del Movimento dei Focolari che con i suoi attuali 800 abitanti provenienti da tutto il mondo vive per testimoniare che una convivenza sociale fondata sul principio della fraternità universale è possibile.

Certo, le premesse e le origini di questa originale convivenza sono a dir poco peculiari, come potrebbero testimoniare anche gli abitanti d’Incisa, o dei casolari che circondavano Loppiano nei primi anni ’60. La fondazione«Queste terre erano parte dell’eredità di un focolarino, Vincenzo Folonari e si sapeva che inizialmente volevano venderle», ricorda uno degli incisani di quei tempi che iniziò ad osservare quel «viavai di stranieri sul promontorio di Loppiano», come definisce oggi quello strano movimento di allora.

Dopo un primo sopralluogo, tuttavia, il sito apparve adatto all’edificazione della cosiddetta cittadella. Si venne poi a sapere che l’erigenda autostrada del Sole aveva previsto un casello proprio ad Incisa. Conclusione: questo luogo, così in disuso e all’apparenza fuorimano divenne invece facilmente accessibile e l’avventura incominciò nell’ottobre 1964.

I primi ad arrivare furono alcuni ragazzi a bordo di una Seicento targata Roma, che così raccontavano l’approdo sulle colline del Chianti:

«C’era da tener ben saldo il volante con tutt’e due le mani, quel pomeriggio della prima domenica d’ottobre del 1964. Meta del viaggio: Loppiano, sopra Incisa Valdarno. Obiettivo: la fondazione di una città. Così, né più né meno… Ma fondazione sul serio (…) nel senso di costruzione da zero: pietre e mattoni, calce e cemento, con badile e piccone fin dalle fondamenta, e in una zona da sempre tenuta a olivi e vigne, senza neppur le strade sufficienti per portarci il materiale. E costruzione di una città, nuova non solo di case, di industrie e di scuole, ma nuova di cittadini nuovi per una convivenza nuova, anzi per una comunità – meglio: per un’unità – fondata sulla legge del Comandamento Nuovo».

In seguito ne sono arrivati molti altri, gruppi di famiglie in primis, a rimboccarsi le maniche perché ai loro occhi era evidente che quella prima convivenza conteneva in nuce quanto si sarebbe sviluppato negli anni in quel luogo. Negli anni si sono consolidate diverse attività economiche. È sul lavoro, infatti, che poggia l’economia di Loppiano, un’economia che tiene conto dei bisogni di tutti e invita ciascuno a mettere a disposizione professionalità e capacità personali, in una piena comunione dei beni materiali e spirituali.La Cittadella oggiPiù di metà degli abitanti vi risiede stabilmente mentre altri partecipano ad una delle 11 scuole internazionali che prevedono una permanenza da 6 a 18 mesi. La componente internazionale e multiculturale fa di Loppiano un «laboratorio di città» in cui è quotidiana la sperimentazione di una convivenza, comunicazione e collaborazione tra persone diverse per età, condizione sociale, tradizioni, cultura e fede religiosa. Dal ’64 ad oggi si sono intensificati e consolidati i rapporti con le istituzioni, le aziende e le altre città del circostante territorio del Valdarno, dando vita ad una proficua collaborazione su tutti i fronti: civile, economico e culturale. Nel 2000 Chiara Lubich ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal comune d’Incisa in Valdarno e in quell’occasione l’amministrazione comunale ha riconosciuto in Loppiano una risorsa importante per il comune e il territorio. Diverse sono le comunità dei Focolari presenti nel Valdarno: una presenza capillare che cerca di portare lì dove vive, studia e lavora, brani di fraternità.

Con la costruzione del «santuario Maria Theotokos», consacrato nel settembre 2004 in occasione del 40° anniversario della Cittadella, con la realizzazione del Polo imprenditoriale Lionello Bonfanti, inaugurato nel 2006, e con la nascita dell’Istituto Universitario Sophia (IUS) che ha preso il via nel 2008, si sono consolidati tre forti poli di presenza e impegno anche sul territorio locale e nazionale, che stanno caratterizzando la cittadella con un ruolo sempre più attivo di formazione e testimonianza in ambito religioso, sociale, culturale.

Da questa vita è nato un laboratorio civile e culturale permanente, LoppianoLab, rete di iniziative che convergono nell’appuntamento annuale di inizio autunno, richiamo per imprenditori e lavoratori, intellettuali e artisti, politici e giornalisti, che vogliono guardare all’Italia, all’Europa – e non solo – per coglierne potenzialità di sviluppo, esigenze e segnali di crescita e innovazione.

L’intervista: Pasquale Foresi è un testimone privilegiato della nascita della cittadella

Pasquale Foresi, considerato da Chiara Lubich cofondatore del Movimento dei Focolari e portatore di un particolare ruolo nell’incarnazione dello spirito di unità, è testimone privilegiato della nascita e degli sviluppi della cittadella di Loppiano. 

Loppiano nasce da un’intuizione di Chiara, ma si è concretizzata anche grazie al suo impegno e coraggio. Come ricorda quel momento?

«Eletto Folonari aveva ereditato la tenuta di Loppiano e in quel periodo noi eravamo impegnati a trovare i fondi per la costruzione a Rocca di Papa del primo Centro Mariapoli, un centro d’accoglienza per le persone che volevano approfondire la spiritualità dell’unità. Nel ’64 ci fu un compratore che si fece avanti per acquistare la fattoria e i terreni su queste colline, ma, prima di venderglieli io dissi a Chiara: “Vado a Loppiano almeno a vedere di che cosa si tratta”. Vi andai e allora non c’era l’autostrada e ci si mettevamo cinque, sei ore da Roma a Firenze…».

E invece di vendere, si trovò con una nuova sfida tra le mani…

«Sì. Da pochi anni, infatti, erano iniziate a Grottaferrata, vicino a Roma, le scuole delle focolarine e dei focolarini, e quando arrivai a Loppiano mi apparve subito il luogo più adatto per questa formazione e, tornato a Roma, proposi di non vendere ma di trasferire lì le scuole».

Così nasceva la prima Mariapoli permanente, come sognato da Chiara Lubich fin da quando le Mariapoli duravano solo per il periodo estivo.

«In verità io ho concretizzato questo pensiero di Chiara quasi senza saperlo. In quel viaggio, infatti, non è che ho detto: adesso costruisco una nuova città. Quando vidi la terra che Eletto aveva donato, pensai che poteva servire per fare un centro di formazione. Poi, pian piano, Dio ha preso in mano tutto e ha sviluppato questa realtà sì da farne una vera, anche se piccola, città».

Quest’idea di una piccola città, di una «cittadella», era una novità?

«Nella storia della Chiesa ci sono già state delle “cittadelle”, nate ad esempio dall’ispirazione di san Benedetto. Così possono essere considerati i monasteri e le abbazie, che spesso diventavano il centro di un villaggio e cristianizzavano e santificavano le popolazioni, oltre ad essere generatrici di cultura. Erano un faro, una grande luce… E Loppiano, fin dagli inizi, ha preso la forma di una vera e propria cittadella, società in miniatura con tutte le vocazioni religiose e civili, dove si realizza un bozzetto di ciò che può diventare l’umanità impregnata di Vangelo».

Immaginava, allora, gli sviluppi che ne sono seguiti?

«No, non immaginavo che avrebbe avuto questo sviluppo, soprattutto questo sviluppo in tutto il mondo dove la realtà di Loppiano si è moltiplicata in altre Mariapoli permanenti (ad oggi sono 24) che hanno assunto diverse caratteristiche a seconda dei paesi in cui si sono sviluppate. Ma, ripeto, non potevo prevedere neanche che Loppiano arrivasse a così tanti abitanti, scuole e realtà: credo sia la prova che tutto sia stato fatto da Dio stesso, che è ben più grande delle nostre previsioni e supera enormemente i nostri sforzi».

A Loppiano tutto è scuola: lavoro e sport, preghiera e accoglienza dei visitatori…

«Sì. Tutte le nostre “cittadelle” vogliono essere prima di tutto una scuola di vita, dove tutta la giornata ha una valenza formativa e l’educazione si rivolge all’essere umano visto nella sua totalità. Sintomatico a questo proposito l’importanza che ha il lavoro anche come mezzo di conoscenza della realtà».

La Mariapoli ha preso il nome di «Renata», per Renata Borlone, co-responsabile della cittadella per 20 anni, di cui è in corso ora il processo di beatificazione. Che ricordi ha di lei?

«Quando mi arrivò la notizia che il vescovo di Fiesole pensava di iniziare il processo di canonizzazione di Renata è stata per me, come per tutti, una grandissima gioia. Avevo conosciuto Renata nel ’50 e già si vedeva la sua santità. L’ho poi seguita in tutto il suo percorso fino a quando è stata co-responsabile della cittadella e poi al periodo della sua malattia e sempre veniva in risalto la sua santità; cosa che è apparsa evidente anche al vescovo che ha voluto avviare il processo che, ormai concluso nella fase diocesana, si è spostato a Roma».

Cosa prevedere per il futuro di Loppiano?

«Non lo sappiamo. Noi cerchiamo di seguire il piano di Dio, la vita così come Dio ce la mostra».

a cura di Francesco Chatel

Un anno di eventi

Alle 19 del 4 ottobre prossimo, all’Auditorium Maria Theotokos di Loppiano, prenderà ufficialmente il via l’anno dedicato al cinquantesimo della cittadella. Si ripercorreranno la storia e le origini, si racconterà il presente e si getterà uno sguardo prospettico sul futuro del primo centro dei Focolari del mondo. Nei mesi successivi si continuerà poi con un percorso di otto eventi: concerti, concorsi scolastici, seminari ed eventi culturali; un viaggio di conoscenza, approfondimento e diffusione dei valori che animano la vita della cittadella.

Mite Balduzzi direttore artistico dell’evento di apertura, racconta cosa succederà il 4 ottobre prossimo, ad una serata che si sta rivelando fin d’ora carica di partecipazione: «Innanzi tutto non avrà un carattere autocelebrativo, ma sarà sicuramente una festa: ci saranno amici, attori, sportivi, personalità del mondo dell’arte, danzatori, oltre che contributi video dal mondo. Tutto questo per raccontare 50 anni di storia di un progetto spirituale e sociale come Loppiano: le sue radici, gli sviluppi e per provare a tratteggiare la strada che l’aspetta».

«Ovviamente non è possibile raccontare tanto tempo in una sola ora, non ci sarà un impianto scenico cronologico. Saranno i protagonisti diretti a raccontare Loppiano. Daremo voce a chi su queste terre c’era già, a chi è arrivato nel ’64, a chi c’è ora. Saranno loro a svelare fatti, spesso inediti e vissuti in prima persona, che dimostrano, a mio parere, che la storia di Loppiano non è pilotata da mani umane, non è stata progettata a tavolino, ma è nata e cresciuta con la vita e che, forse, c’è un intervento che va oltre la nostra progettualità».

Vi saranno anche testimoni di tradizioni culturali e religiose non cristiane che, tornando nei propri Paesi, hanno tradotto quanto vissuto a Loppiano in azioni politiche, in lavoro, in modelli educativi nei diversi ambiti sociali e culturali. Le sinergie con il territorio e le istituzioni verranno raccontate col contributo delle diverse componenti culturali ed economiche della cittadella e delle comunità locali.

Le celebrazioni per i 50 anni di Loppiano prevedono altri sette momenti, oltre quello celebrativo di questo inizio ottobre. A gennaio 2015 l’Istituto universitario Sophia organizza un seminario di studi incentrato sulla lettura interdisciplinare delle piste scaturite dal carisma di Chiara Lubich, che sono all’origine di Loppiano. A febbraio vi saranno incontri con personalità impegnate in prima linea nel dialogo ecumenico ed interreligioso, come il Patriarca ortodosso Bartolomeo I di Costantinopoli. A marzo la terza edizione del Premio «Renata Borlone», assegnato quest’anno a Fabiola Giannotti, fisica e ricercatrice del Cern di Ginevra, responsabile del progetto Atlas, quello che ha scoperto il «bosone di Higgs». A marzo la prima del nuovo musical del Gen Rosso, ambientato in un campus universitario: fra lezioni e sorprese si intrecciano le vicende di studenti alla ricerca ansiosa di un futuro. Il 1° maggio 2015, consueto appuntamento con il Meeting dei giovani per un mondo unito, giunto alla sua XXXII edizione. A settembre ritorna il convegno-laboratorio «Loppiano Lab», giunto alla sesta edizione: dibattiti, workshop e tavole rotonde sul lavoro, la legalità, l’ambiente, la cultura e la cittadinanza attiva. Infine a dicembre il concerto del Gen Verde «On The Other Side».