Toscana

MOBY PRINCE: 5 FOTO SATELLITARI PER RIAPRIRE INDAGINI; NEL 1995 LA PROCURA LE IGNORO’

“Dopo 11 anni abbiamo trovato negli archivi della procura uno scatolone, con i sigilli ancora intonsi, contenente alcune immagini satellitari della rada livornese e scattate tra il 9, 10 e 11 aprile 1991”. Lo ha rivelato l’avvocato Carlo Palermo, difensore di Angelo Chessa, figlio del comandante del traghetto Moby Prince, annunciando la formalizzazione dell’istanza di riapertura delle indagini sulla tragedia che causò 140 vittime e che sarà depositata entro la settimana alla procura livornese.

Il caso-Moby Prince è ormai chiuso da anni, dopo la celebrazione di due processi e sentenze passate in giudicato che non hanno permesso di individuare responsabilità per la più grande sciagura della marina mercantile italiana. La sera del 10 aprile 1991 il traghetto Moby Prince, della compagnia Moby Lines, entrò in collisione con la petroliera della Snam, Agip Abruzzo, pochi minuti dopo essere partito dal porto livornese diretto a Olbia. L’incidente avvenne nella rada del porto e nel successivo incendio del traghetto morirono 140 persone tra passeggeri ed equipaggio. Sopravvisse soltanto il mozzo del Moby Prince, Alessio Bertrand, che fu tratto in salvo molte ore dopo l’incidente.

“Ora – ha spiegato Palermo – speriamo di fare luce sulla vicenda e cercheremo di farlo con dati oggettivi, al termine di un lavoro analitico sugli atti processuali che ci ha consentito di individuare nuovi spunti d’indagine”. Primo tra tutti proprio lo scatolone con le immagini satellitari. Si tratta di cinque foto, scattate da due stazioni satellitari, una spagnola e una tedesca, che hanno fotografato la rada livornese alle 13.17 del 9 aprile, all’ 1.35, alle 6.37, alle 13.06 del 10 aprile e alle 12.54 del giorno successivo. Con l’aiuto delle nuove tecnologie speriamo di individuare la posizione delle navi in rada e l’esatto punto di fonda della petroliera”.

Più diplomatica la risposta di Palermo sul perché questo materiale sia rimasto inutilizzato per 11 anni. “Forse – ha detto – fu ritenuto ininfluente e per questo motivo praticamente ignorato”.

L’altro elemento sul quale verterà l’istanza di riapertura delle indagini è lo scandaglio dei fondali marini. “In questo modo – ha affermato il legale – andremo a cercare pezzi delle due navi entrate in collisione e che potrebbero essere andati a fondo dopo l’incidente. Un’operazione di questo tipo, del resto, finora non era stata fatta e invece il recupero di questo materiale può determinare con certezza il punto d’impatto, che finora è stato solo ricostruito attraverso le testimonianze processuali, spesso contraddittorie tra loro, ma anche a disegnare la rotta del Moby Prince in uscita dal porto di Livorno”.

Palermo, che ha presentato un’istanza molto dettagliata (un centinaio di pagine), ha trovato molta collaborazione tra i magistrati livornesi: “La Procura si è messa a disposizione – ha concluso – e, in particolare, il procuratore Antonio Giaconi mi è parso molto interessato a fare luce su questa vicenda che, per ora, si è chiusa senza individuare colpevoli per la morte di 140 persone”. (ANSA).