Toscana

Mukki Latte si aggrega alla Centrale di Torino: nasce terzo polo lattiero-caseario in Italia

Il rapporto di concambio è di una nuova azione ordinaria CLI ogni 6,1965 azioni ordinarie CLF, senza conguagli in denaro. La fusione dovrebbe avvenire entro il primo semestre 2016. L’azionariato della nuova azienda sarà così composto: Finanziaria Centrale Latte Torino, 36,99%; Comune di Firenze, 12,25%; FIDI Toscana (Finanziaria Regione Toscana), 6,83%; Comune di Pistoia, 5,26%; Lavia, 3,99%, Famiglia Luzzati, 2,56%; Camera di Commercio di Firenze, 2,31%; Comune di Livorno, 0,97%; altri azionisti: 28,84%.

L’accordo prevede che l’azienda Mukki venga scorporata in una nuova società «Centrale del Latte della Toscana», interamente controllata da CLI, con sede legale ed operativa a Firenze. Operazione volta a garantire la tutela del sito produttivo, la salvaguardia degli attuali livelli occupazionali e consolidamento patrimoniale.

Nasce così il terzo polo lattiero caseario in Italia, con un fatturato di circa 200 milioni di Euro, 5 stabilimenti produttivi e 430 dipendenti.

Al 31 ottobre 2015, il fatturato netto della Centrale del Latte di Firenze era pari a circa 68,6 milioni di euro, mentre i dipendenti sono 173.

«L’Operazione – si legge nel comunicato congiunto delle due società – è finalizzata a creare un polo interregionale specializzato nella produzione e nella commercializzazione di prodotti lattiero-caseari che aggreghi realtà̀ e marchi a livello locale, accomunati da valori essenziali quali la qualità̀, la sicurezza, la territorialità̀, il prosieguo delle relazioni con la filiera zootecnica della Toscana e darà vita al terzo polo lattiero-caseario in Italia con una posizione di leadership nelle regioni Piemonte, Toscana, Liguria e Veneto. L’Operazione comporterà inoltre un completamento del portafoglio prodotti offerti da CLT grazie alla ampia gamma Mukki, una forte spinta commerciale dei prodotti Mukki attraverso la capillare rete di CLT,  un aumento del potere contrattuale con i clienti ed i fornitori,  la possibilità di aumentare i volumi e i mercati di export, e  un aumento della capacità di investire in ricerca e sviluppo».