Toscana

Nonni, la nuova figura centrale della famiglia italiana

di Ennio CicaliBambini italiani sempre più attorniati dai nonni, meno da fratelli e cugini. L’Italia, secondo le Nazioni Unite, è tra i paesi più anziani del mondo. Nel centro nord la metà delle coppie ha un solo figlio. Di conseguenza, cresce sempre più il peso dei nonni. Gli anziani sono sempre più numerosi e rappresentano un aiuto indispensabile nella cura dei nipoti e, in caso di bisogno, un supporto economico della famiglia. I nonni sono diventati la nuova figura centrale della famiglia italiana, nella fascia dell’asilo sono loro a occuparsi dei nipoti.L’allungamento della vita media e i grandi cambiamenti del mercato del lavoro stanno accelerando il fenomeno della «nuclearizzazione» della famiglia italiana, caratterizzato dalla diminuzione dei figli nelle famiglie più giovani e l’aumento degli anziani nelle famiglie «monocomponenti».

Anziani, dai 60 anni in su, che si sentono in buona salute. Quelli più avanti con gli anni appartengono alle generazioni che hanno vissuto, seppure marginalmente, la guerra con i suoi drammi e privazioni, ma sono stati poi i «protagonisti» del boom economico che ha portato l’Italia tra le nazioni più industrializzate del mondo, seppure con le storture che tutti conoscono. Ci sono poi i sessantottini, che hanno superato, o si apprestano a farlo, i 60 anni e hanno vissuto anch’essi i grandi cambiamenti della società.

La terza età è vissuta con sorprendente orgoglio ed è molto meno legata all’immagine di «vecchio» o «anziano» di quanto si possa pensare. Una fetta della popolazione non sente il peso degli anni che passano, nonostante la data di nascita sulla carta d’identità.

L’Osservatorio della Terza Età (Ote), diretto da Andrea Monorchio, fornisce uno spaccato dell’enorme contributo sociale e familiare dei nonni italiani, evidenziando un fenomeno silente, molto diffuso, forse dato per scontato e per questo sottovalutato.

Essere solidali è una prerogativa della stragrande maggioranza degli anziani. «Il 42% delle nostre famiglie – dice l’Ote – si avvale, secondo il Censis, dell’assistenza dei nonni per la cura dei propri figli. Una dedizione ricambiata anche dai nipoti che nella stragrande maggioranza (70%) vedono in loro un sicuro punto di riferimento per le piccole e grandi esigenze e solo raramente (10-20% dei casi) li considerano come “ingombranti o rompiscatole”».

Stare con i bambini mentre mamma e papà sono al lavoro, accompagnarli a scuola, in piscina o al catechismo, seguirli nello studio, secondo l’Ote, impegna i nonni per un tempo che può arrivare anche fino alle 35 ore settimanali: una vera e propria attività lavorativa che dà molte soddisfazioni, ma comporta anche tanta fatica.

La generosità degli anziani non si ferma alla disponibilità fisica, ma investe anche la sfera economica. «Sebbene la categoria notoriamente non navighi nell’oro – osserva l’associazione – quasi il 9% della pensione (circa 7,5 miliardi di euro) è impiegata per figli e nipoti».I nonni non salvano solo il bilancio familiare ma spesso le famiglie stesse, o per lo meno concorrono a mantenere equilibri e a far sentire serenità e costante presenza di calore umano, affetti e attenzioni ai bambini, loro nipoti.

Cos’è, invece, che offusca la felicità degli anziani? Secondo una recente ricerca del Censis, il timore di malattie o eventi invalidanti preoccupa il 37,4% degli intervistati, una realtà per il 35,4% che si sente condizionato dallo stato di salute. Preoccupa, inoltre, il futuro dei propri cari (24,1%) e la condizione economica, che finisce per limitare il 23,3% degli intervistati. Su quest’ultimo aspetto – secondo la ricerca – gli anziani mostrano un’apprensione che appare legata alla percezione di un indebolimento della loro situazione economica: il 67,1% ha osservato nell’ultimo anno un calo dei propri risparmi; il 25,9% ha dichiarato una riduzione di reddito che lascia supporre, essendo il campione composto per lo più da pensionati, che sia piuttosto diffusa la percezione per cui è il potere d’acquisto del proprio reddito ad essersi ridotto.

A questa fetta di società, rappresentata dagli anziani, l’Italia deve dire grazie, non con le parole o le frasi fatte, ma varando politiche attive di sostegno.

Se n’è accorta anche la pubblicitàLo stato sociale di nonno – e soprattutto di nonna – è oggi un modello valorizzato non solo nella letteratura infantile ma anche nelle pubblicità». Ce lo ricorda Anna Oliverio Ferrari nel libro Arrivano i nonni! di cui si parla nella colonna a sinistra. «Negli spot televisivi – scrive la docente di Psicologia dello sviluppo alla Sapienza di Roma – i nonni vi appaiono come garanti dell’autenticità e dell’efficacia dei prodotti alimentari e della abilità tradizionali: sono loro i veri intenditori, i consumatori consapevoli che tutelano la salute e il benessere dei nipoti! I nonni hanno acquistato una vera e propria identità sociale. A loro si chiede di assicurare la continuità dei legami intergenerazionali, ma anche di essere un sostegno e, a volte, un’alternativa ai genitori». La storia:Dalla pesca in alto mare alla cacciaallo squalo… ma nel giardino di casaDI CHIARA DOMENICINon credevo ai miei occhi quando entrando in casa ho trovato mio suocero e mio figlio sotto il tavolo di cucina con la maschera, il boccaglio e le pinne infilati; questo il dialogo: «Nonno, i pesci grossi prendili tu che a quelli piccoli ci penso io»; «D’accordo!».

Oppure quella volta in cui ho visto che pescavano con il manico della scopa dal terrazzo di casa, o ancora quando cercavano squali e balene in giardino. Assisto a scene simili ormai da diversi anni eppure ogni volta rimango sorpresa.

Mio suocero ha sessant’anni ed ha lavorato una vita nel commercio del pesce. È nato a Cetara, un paesino sulla costiera amalfitana, e solo adolescente è arrivato a Livorno insieme ai suoi fratelli. Per la sua famiglia andare a scuola era un lusso, così fin da piccolo andava a pescare per portare qualche soldo a casa. Poi l’idea ed il coraggio di mettersi in proprio. Intraprendente ed infaticabile è riuscito a dare vita ad un’attività che è andata crescendo con il tempo. Si alzava alle tre di notte tutti i santi giorni, si riposava solo un paio d’ore nel primo pomeriggio e poi tornava al lavoro. Non c’erano feste, non c’erano ferie, non c’erano permessi, non c’erano vacanze. Una moglie e due ragazzi da mantenere. «Lo faccio per i miei figli – ripeteva a quelli che gli chiedevano come faceva a resistere a quei ritmi – voglio che non patiscano mai la fame come ho fatto io, che abbiano la possibilità di studiare». E così per trent’anni con una grande passione per quel lavoro creato dal niente, che gli aveva dato soddisfazioni e un po’ di tranquillità economica. Niente lo fermava nemmeno l’età e la stanchezza, niente lo faceva desistere dal tornare ogni giorno alla sua attività, ma dal 9 settembre 2000 qualcosa è cambiato, mio suocero ha iniziato a pensare alla pensione e poi ha lasciato il lavoro e per un’unica semplice ragione: è diventato nonno.

Prima è arrivato Elia e poi quasi insieme Tommaso e Daniele stravolgendogli letteralmente le giornate.«Se qualcuno me lo avesse detto non gli avrei creduto – ha confessato – un nipote ti cambia la vita. Non avevo mai giocato con i miei figli così come sto facendo con i miei nipoti!».

A loro ha trasmesso l’amore per il mare, la voglia di esplorare, la passione per le cose semplici, l’attaccamento alla famiglia. A loro sta insegnando tutto ciò che sa fare: l’arte dell’aggiustare tutto invece di buttar via, il modellismo, la cura dell’orto e dei fiori.

Qualche difficoltà gliela crea l’inglese e l’udito non troppo perfetto: i nomi dei personaggi dei cartoni sono regolarmente storpiati, ma anche questo è un motivo di spasso per ridere con i nipoti.

Quando mia suocera lo guarda giocare sorride: dopo 35 anni di matrimonio non si sarebbe mai aspettata di vedere suo marito guidare una «banda» di ragazzini con pentole e mestoli oppure rincorrere insieme a loro dei mostri immaginari o ancora trascorrere i pomeriggi di pioggia guardando i cartoni animati. Anche se non lo ha mai detto espressamente so che è fiera di lui, come uomo e come nonno, così come lo siamo noi.

Il suo lavoro certo gli manca e quando può «fa un salto al capannone» per vedere se tutto procede per il meglio, ma la scelta di andare in pensione è stata anche una scelta d’amore, verso sua moglie e la famiglia. Ed in quanto a tempo occupato ne ha abbastanza: a volte si lamenta che i nipoti sono sempre a casa sua, ma poi se resta un giorno senza vederli brontola dicendo che non li vede mai!Sono certa che il suo amore, insieme al bagaglio di esperienze raccolto in una vita così ricca di incontri, di prove, ma anche di vitalità e coraggio non potrà che essere un dono per questi tre frugoletti che lo chiamano «nonno». In tre secoli la defizionie di un ruolo primarioI nonni di oggi non sono più quelli di una volta. «Ci sono delle differenze notevoli – spiega Anna Oliverio Ferraris – tra i nonni di cinquanta o sessant’anni fa e quelli di oggi. Quelli di allora sembravano veramente anziani, addirittura più di quanto in realtà non fossero. I nonni di oggi sono assai meno austeri dei loro nonni e anche dei loro genitori, hanno un aspetto giovanile, curano corpo e abbigliamento e, se non sono malati, continuano a condurre una vita dinamica».Anna Oliverio Ferraris, psicologa e psicoterapeuta, spiega tutte queste trasformazioni in un libro fresco di stampa, Arrivano i nonni!, edito da Rizzoli (pp. 221, euro 15) nel mese di settembre. «I nonni e le nonne di questa generazione nel corso della loro giovinezza – spiega ancora la Oliverio Ferraris – hanno vissuto, direttamente o indirettamente, tutte quelle trasformazioni culturali, sociali, psicologiche, politiche e musicali che hanno caratterizzato il periodo a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. Sono stati loro (o, se non proprio loro in prima persona, i loro coetanei e fratelli) a infrangere vecchi tabù, a realizzare in brevissimo tempo un cambiamento radicale nei rapporti uomo-donna, ad affermare con successo una serie di libertà civili e individuali, a intaccare, all’interno della famiglia, il tradizionale autoritarismo che per secoli aveva regolato tanto il rapporto di coppia quanto quello tra genitori e figli. Ora, questi nonni non autoritari, spesso animati da idee libertarie – una parte dei quali fece dell’immagine al potere la propria bandiera – possono trovarsi in una speciale sintonia con i nipoti: una sintonia che deriva sia dal non dovere esercitare quel ruolo parentale che condiziona il rapporto con i figli, sia dal fatto che spesso essi hanno avuto, negli anni giovanili, grandi ideali, idee socialmente avanzate e maggiore ottimismo e fiducia nel cambiamento rispetto ai loro figli, i genitori di adesso. Essi quindi possono sentirsi galvanizzati dal contatto con i nipoti, di cui sono portati ad apprezzare la spontaneità e l’idealismo. Per il percorso esistenziale che hanno compiuto, i nonni di oggi sono ancora pronti a mettersi in gioco, ancora interessati ad apprendere e curiosi del mondo».Quando la società si trasforma anche i ruoli sociali e familiari si trasformano. «Le figura del nonno e della nonna, così come oggi noi le concepiamo – si legge nel volume della Rizzoli –, sono frutto della modernità. Prima del XVIII secolo in Europa esistevano le figure dell’anziano e dell’anziana (privi di un ruolo specifico in famiglia) e quelle del patriarca e della matriarca, ossia dell’uomo e della donna attempati dotati di saggezza ed esperienza in ragione della loro età. Nel Settecento, invece, compare la donna anziana che, liberata da alcune costrizioni materiali e incombenze domestiche, incomincia a svolgere un ruolo affettivo ed educativo nei confronti dei nipoti. Con la comparsa della nonna sulla scena sociale, man mano anche gli uomini lasciarono il ruolo aristocratico e distaccato di patriarca per quello più democratico e affettuoso di nonno. Con l’affermarsi della borghesia, nell’Ottocento, si delinea così un modello consensuale e valorizzato di nonna (e nonno), diverso da quello di anziano. Le famiglia incominciano ad avere un numero inferiore di figli rispetto al passato, ma se ne occupano di più. Inseriti nella società e nella famiglia, dotati di un ruolo affettivo ed educativo in quanto la vecchiaia non è più sinonimo di decrepitezza, gli anziani incominciano a essere visti come una risorsa. Negli anni Sessanta del Novecento la figura sociale dei nonni come dispensatori di cure e di affetto appare già ben delineata. Coincidenza con gli angeli custodiLa neonata Festa dei nonni è già approdata in libreria, in particolare con il volumetto di Pino Pellegrino, «2 ottobre festa dei nonni, festa degli angeli custodi», edito da Mario Astegiano Editore (pp. 52, euro 4). Si tratta di un «libro concentrato come l’essenza di lavanda», spiega l’autore. Un libro che «parla dei nonni e parla ai nonni», un «libro nato da una sicura e profonda convinzione: vivere con un bravo nonno e con una brava nonna, può decidere di una vita intera». Un secolo tutto per loroPino Pellegrino non è nuovo al tema. Infatti il libro sulla Festa dei nonni è stato preceduto da un altro libretto: «Il secolo dei nonni – Vivere con bravi nonni può decidere di una vita» (Mario Astegiano Editore, pp. 62, euro 8). Al centro della riflessione, la «nonnità», ovvero l’arte di «fare» i nonni e non solo di «essere» nonni. Vignette vietate ai minori di 60 anniUn simpatico volume, anche questo di piccole dimensioni, è quello di Paolo Del Vaglio che in «Ti trovo bene!» (Edizioni San Paolo, pp. 96, euro 10) propone una raccolta di «vignette sulla terza età vietate ai minori di 60 anni». «Ciò che mi intenerisce nelle vignette di Paolo Del Vaglio – scrive Antonio Lubrano nel risvolto di copertina – è il candore. Come se il disegnatore vivesse nel migliore dei mondi possibili o si ostinasse a credere nella bontà del mondo. Le battute dei personaggi di Paolo non feriscono mai, pungono un poco, questo sì, ma danno sempre serenità. E i vecchietti che troverete in queste pagine non sono noiosi né angosciati, prendono la vita per il verso giusto, con ottimismo». Una risorsa anche per il volontariatoA proposito di anziani e della San Paolo, merita ricordare anche il numero di «Famiglia oggi» dedicato a suo tempo (giugno-luglio 2003) a «Gli anziani una risorsa. In famiglia, nel volontariato». Oltre a numerosi saggi, la rivista propone come dossier un divertente racconto del medico-scrittore Giorgio Conconi.

2 ottobre, festa dei nonni. Ecco cosa prevede la legge