Toscana

Nubifragio Livorno. Il vescovo Giusti: «La gente è spaventata e attende risposte»

«Desidero ringraziare di cuore il cardinale Gualtiero Bassetti, che mi ha chiamato, ed anche mons. Nunzio Galantino per la loro vicinanza e per il milione di euro immediatamente stanziati per i primi interventi con i quali stiamo già rispondendo alle prime necessità». Esordisce così mons. Simone Giusti, vescovo di Livorno, intervistato dal Sir all’indomani del violento nubifragio che nella notte tra sabato e domenica ha flagellato la città.

Appresa la notizia, la Presidenza della Cei, esprimendo vicinanza alla popolazione colpita, ha infatti stabilito immediatamente lo stanziamento di un milione di euro dai fondi dell’8xmille per far fronte alla prima emergenza. Sei morti e due dispersi dei quali sono ancora in corso le ricerche il tragico bilancio del nubifragio. «La gente – racconta il presule in attesa della Protezione civile che lo accompagnerà per un nuovo sopralluogo nelle aree colpite, dopo quello effettuato ieri per una prima ricognizione dei danni e per dare conforto alle persone coinvolte – è molto spaventata».  Ora «le persone non hanno più il coraggio di andare a dormire per il timore che l’evento possa ripetersi». Ieri, «come è prevedibile nella prima emergenza, i soccorsi erano un po’ disarticolati». La Caritas ha attivato subito i volontari per la distribuzione di cibo, acqua, torce elettriche per la notte».

Grazie al milione stanziato dalla Cei, sarà possibile iniziare subito i lavori per «rimettere in sesto» una scuola materna cattolica e la chiesa e la canonica della parrocchia Nostra Signora di Lourdes in Collinaia devastate dal nubifragio, il cui «parroco è riuscito a mettersi in salvo, grazie a Dio», dice il presule. A subire danni anche il Santuario mariano di Montenero per il quale Giusti riferisce di avere allertato la Sovrintendenza ai beni culturali. «Ieri non è stato possibile celebrare alcuna Messa», conclude auspicando di poter «ripartire» domenica prossima.

«Perché si è tombato, ossia coperto, un torrente senza rispettare il suo corso idrologico? Perché nelle aree di golena si è permesso di costruire? Perché le autorità preposte non hanno avvertito le popolazioni che potevano essere a rischio?». Mons. Simone Giusti, vescovo di Livorno fa sue le domande che in queste ore si stanno sollevando dalla popolazione colpita dal violento nubifragio che nella notte tra sabato e domenica ha flagellato il capoluogo toscano causando sei vittime e due dispersi.

«Il problema di fondo – sottolinea – è che la zona colpita era vicino ad un torrente. Le persone sono arrabbiate e fanno molte domande alle quali occorrerà dare risposta». Anzitutto «perché ‘Fiumi e Fossi’, l’organismo provinciale che ha il compito di monitorare fiumi e fossi e controllare gli argini, sempre solerte nell’inviarci le cartelle dei pagamenti, non ci ha avvertito del rischio esondazione? Nessuno è stato messo in guardia o invitato a lasciare la propria casa per mettersi in salvo». Secondo le ricostruzioni, la pressione dell’acqua del torrente Ardenza ha distrutto l’argine confinante con la villetta del primo Novecento nella quale sono stati travolti da un’ondata di acqua e fango un bambino, i suoi genitori e il nonno. «E’ assurdo – osserva il presule – che sia stato ‘tombato’ un corso d’acqua senza procedere al rafforzamento dell’argine. Quando venne costruita la villetta ai primi del Novecento, il torrente non era tombato (incanalato sotto costruzioni, strade e piazze, ndr)». La procura di Livorno ha aperto un’inchiesta per disastro colposo. «Nessuno è stato messo in guardia o invitato a lasciare la propria casa per mettersi in salvo – ribadisce il presule -. La magistratura dovrà indagare e la gente aspetta risposte».