Toscana

Nuove fragilità in Toscana, Anci: «Senza un welfare di sviluppo non si esce dalla crisi»

«Non dobbiamo perdere quello che la Toscana ha fatto in questi anni rispetto al sostegno alle fasce più deboli della popolazione. Occorre continuare in questo percorso affrontando di petto i nuovi temi che si presentano, penso ad esempio a come affrontare la nuova criticità  delle fasce medie che si trovano di fronte ad una espulsione dal mondo del lavoro». Ad affermarlo è Giorgio Del Ghingaro, sindaco di Capannori e responsabile Welfare di Anci Toscana, che è intervenuto oggi a Firenze al convegno «Nuovi processi di fragilità sociale», il primo di una serie di incontri promossi da Anci Toscana e Regione Toscana in materia di welfare ( i prossimi affronteranno i temi della non autosufficienza, anziani, disabilità, politiche abitative). «La carenza di risorse è il primo problema, con cui abbiamo fatto i conti in questi anni – prosegue Del Ghingaro -. I governi in questi anni hanno semplicemente tagliato senza darci nuove prospettive, finora i comuni hanno reagito positivamente. Ma occorre anche trovare un nuovo modo di affrontare queste difficoltà rispetto alle quali c’è una timidezza della comunità. La Toscana non deve arretrare rispetto al welfare che in questi anni è riuscita a mettere in piedi, dobbiamo mantenere alto questo livello attraverso un nuovo sistema che comprenda i comuni,  che da soli non possono farcela, e tutti gli altri stakeholders: associazioni di volontariato, privato sociale e  i professionisti che operano nel settore, oltre ad una grande risposta da parte della comunità”. Presente anche il responsabile area welfare di ANCI Luca Pacini: “Siamo al varo di una nuova legge di stabilità e le risorse per il sociale sono ancora una volta mortificate – afferma Pacini -. Ci sono quasi 3 milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà, nel nostro Paese i dati che si riferiscono al rischio di povertà per i minori sono altissimi, la media europea è del 27% mentre in Italia è quasi il 33%. In questo quadro di frammentazione sociale e di crisi così forte dovrebbe essere prioritario un investimento e quindi un cambio culturale, nel vedere il nostro welfare come motore di sviluppo e non solo come un welfare ‘riparativo’. I Comuni e le regioni hanno attivato un tavolo  comune di confronto per creare un nuovo patto sociale sul welfare proprio perché sentono questa necessità come quanto mai impellente. Senza mettere mano a un welfare di sviluppo non si esce nemmeno dalla crisi”.

Al convegno è intervenuto anche l’assessore al Welfare della Regione Toscana Salvatore Allocca: «Gli enti territoriali oggi debbono avere un duplice obiettivo – afferma Allocca -, da un lato amministrare al meglio l’esistente dall’altro  rivendicare un nuovo impegno del governo su questo fronte. Un’inversione di tendenza in questo senso ancora non c’è, come dimostra anche la nuova riduzione del Fondo nazionale per il sociale nel 2014 rispetto al 2013. Avevamo segnato quel punto come una possibile ripartenza, invece siamo ripartiti e già rallentiamo nuovamente, e questo ci impedisce di programmare bene». 

Tra gli intervenuti anche Armando Zappolini, presidente di CNCA nazionale: «La crisi ha esasperato il dramma di moltissime persone sia sul piano quantitativo, basti pensare che oggi sono diversi milioni coloro che sono scivolati  in una condizione di povertà – sottolinea Zappolini – e sia anche come decadimento della copertura dei servizi: enti locali e terzo settore non hanno più gli strumenti per rispondere ai bisogni emergenti, più aumentano i bisogni più diminuiscono le risorse. Abbiamo una forte capacitá di collaborazione tra istruzioni pubbliche e privato sociale, CNCA ha da anni un protocollo nazionale con ANCI perché pensiamo che il lavoro in rete con il servizio pubblico costituisca la risposta più efficace. Quello che è mancato in questi anni è lo sguardo della politica, la dimensione del welfare è stata cancellata dall’agenda».A porre l’accento sull’importanza dell’integrazione tra pubblico e privato sociale è Eleonora Vanni, responsabile Legacoopsociali Toscana: «L’accessibilità ai livelli essenziali deve essere garantita e sostenuta dal pubblico – precisa Vanni – ma la possibilità di erogazione e copertura di una filiera di bisogni molto più ampia di quella dei diritti essenziale può avvenire dall’interazione con la cooperazione  e con il Terzo settore tutto, nel rispetto dei ruoli che ognuno esercita nella comunità Toscana».«Da parte dei comuni – afferma Laura Bini, presidente dell’Ordine degli assistenti sociali della Toscana – la frammentazione sociale si può contrastare attraverso azioni di sistema, il che significa fare prevenzione, per tessere intorno alle persone una rete di sostegno che non può più essere solo individuale o familiare».