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OLIMPIADI: AMNESTY INTERNATIONAL, LETTERA APERTA AL PRESIDENTE CINESE HU JINTAO

A un mese esatto dall’inizio delle Olimpiadi di Pechino, Amnesty International ha diffuso oggi il testo di una lettera aperta inviata dalla segretaria generale Irene Khan al presidente della Repubblica popolare cinese, Hu Jintao, chiedendogli di intraprendere “cinque passi verso lo sviluppo dei diritti umani, per il quale si era impegnato nel 2001 il Comitato promotore delle Olimpiadi a Pechino”. “Nel corso dell’ultimo anno – si legge nel documento -, Amnesty International ha raccolto centinaia di migliaia di voci a riecheggiare questa mia richiesta. Mi unisco a queste voci per chiederLe di cogliere questa storica opportunità per agire”. Amnesty riconosce “gli sforzi compiuti dal governo cinese” in materia di diritti umani, come “gli apparenti progressi fatti per ridurre l’uso della pena di morte”, e “le recenti dichiarazioni di molti esponenti del governo cinese, secondo le quali la Cina sta seguendo il trend globale verso l’abolizione della pena di morte”, e ha accolto con favore la notizia del rilascio di 1157 persone, arrestate nel corso delle proteste verificatesi nella parte della Cina abitata da tibetani”. L’impegno ufficiale a garantire “completa libertà di stampa e le regole adottate per i giornalisti stranieri rappresentano un altro passo avanti”. Nonostante ciò “continuano a essere perseguitati gli attivisti per i diritti umani”. Di qui le richieste di Amnesty: “rilasciare tutti i prigionieri di coscienza, inclusi Ye Guozhu, Hu Jia, Yang Chunlin e ogni altra persona detenuta in relazione alle Olimpiadi soltanto per aver espresso pacificamente la propria opinione; impedire alla polizia di arrestare arbitrariamente persone che danno vita a petizioni, attivisti per i diritti umani e ogni altra persona nell’ambito della ‘pulizia’ pre-olimpica; pubblicare statistiche nazionali complete sull’applicazione della pena di morte, impegnarsi nella riduzione del numero di reati (in particolare quelli non violenti) e introdurre una moratoria sulle esecuzioni, in linea con la risoluzione 62/149 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite adottata il 18 dicembre 2007; consentire completo accesso e piena libertà di stampa ai giornalisti cinesi e stranieri, in tutto il territorio cinese”; fornire “informazioni su tutte le persone uccise o arrestate a seguito delle proteste di marzo in Tibet” e “assicurare che tutte le persone arrestate per il loro coinvolgimento pacifico nelle proteste siano rilasciate e tutte le altre siano sottoposte a un processo equo”.Sir