Toscana

Opg Montelupo: Corleone, ancora aperto in modo illegittimo

Sono ancora 53 gli ospiti dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo, visitato questa mattina dal garante dei detenuti della Toscana Franco Corleone, accompagnato dalla direttrice Antonella Tuoni.

Delle 53 presenze, 42 sono gli internati e 10 i detenuti. Tra gli internati 23 sono i toscani di cui la Regione, al momento della chiusura definitiva della struttura, dovrà farsi carico e ricollocare nella Rems (residenza sanitaria per l’esecuzione della misura di sicurezza) o nelle strutture intermedie secondo la valutazione della magistratura di sorveglianza.

Corleone ha visitato la sala colloqui con giardino esterno, l’officina con gli attrezzi, gli spazi per le attività ricreative e di socializzazione, le celle ampie, alcune appena imbiancate e tutte con i servizi.

La direttrice Tuoni ha lamentato che “per il trasferimento degli internati alla Rems di Volterra, invece di prendere in considerazione le motivazioni psicopatologiche, si è partiti da chi aveva fatto ricorso”. “Adesso – ha detto Tuoni – è in programma a breve il trasferimento di quattro internati toscani a Volterra”.

Corleone ha evidenziato la necessità che Montelupo chiuda al più presto “per evitare il rischio – ha detto – del commissariamento della Regione. E’ ancora aperto in modo illegittimo. Al 1 aprile 2016 (giorno in cui nel 2015 è entrata in vigore la legge 81 che ne stabilisce la chiusura) si registra un anno di ritardo nella chiusura dell’Opg”. Corleone ha proposto di “portare a capienza la Rems di Volterra, cioè a 20 internati (adesso sono 10) e poi di individuarne un’altra analoga che ospiti chi ha già una misura definitiva ma che sia su un territorio diverso”.

Dall’incontro sono emerse diverse idee sul futuro dell’Opg: “ Potrebbe ospitare  – ha aggiunto Corleone – una sezione di custodia attenuata dove far lavorare 153 detenuti al restauro della villa medicea in attesa di una nuova destinazione. La villa potrebbe diventare un museo, un centro studi o congressi”.

“Si tratta di uno spazio – ha detto Tuoni – da restituire al territorio. Avere un carcere a basso impatto sarebbe di estrema utilità. La struttura deve essere visitabile e aperta”.

All’incontro hanno partecipato anche alcuni rappresentanti della polizia penitenziaria che hanno espresso preoccupazione ed incertezza sul loro futuro “lavoriamo- hanno detto – in un luogo dichiarato chiuso e illegittimo. Auspichiamo una tempistica rapida e notizie certe”.