Toscana

PALESTINA, SI COMBATTE ANCORA A GAZA; PRESIDENTE CARITAS CHIEDE «AZIONI IMMEDIATE»

“Gaza era una vera e propria bomba a tempo che minacciava di esplodere in qualsiasi momento. Purtroppo è quello che sta succedendo da qualche giorno con gi scontri interpalestinesi che sono il risultato di oltre 40 anni di occupazione, di una vita insostenibile, senza alcuna prospettiva di sviluppo economico e soprattutto senza libertà. Vivere nella Striscia di Gaza equivale ad essere chiusi in una prigione”: lo dice alla MISNA Claudette Habesch, presidente della Caritas in Terra Santa contattata a Gerusalemme Est da dove si tiene in contatto con operatori e volontari impegnati a Gaza. “In queste ore drammatiche preghiamo per i responsabili politici palestinesi affinché facciano tutto il possibile per contenere la violenza e giungano al più presto a una soluzione pacifica” prosegue Habesch, facendosi portavoce “del desiderio unanime dei civili palestinesi”; “certamente – aggiunge – le divisioni interne hanno una parte di responsabilità in questa situazione”. Proprio sui civili, prime vittime innocenti, si concentrano le preoccupazioni della presidente della Caritas: “Siamo tutti fratelli e chiediamo ai nostri fratelli di smettere di combattere. I palestinesi hanno bisogno di pane, farmaci, ma in queste condizioni soprattutto di una vera speranza di pace. Come operatori umanitari restiamo al loro fianco e non li lasceremo soli”. Habesch lancia quindi un appello alla comunità internazionale “che si accontenta di stare a guardare”: “Siamo più che mai in emergenza. È giunto il momento di agire concretamente e al più presto, prima che sia troppo tardi”. La nostra interlocutrice evoca anche i timori che gli scontri possano estendersi da Gaza alla Cisgiordania, in particolare a Ramallah e Nablus, “il che complicherebbe ulteriormente lo scenario”. Secondo Habesch, israeliani e palestinesi devono necessariamente apprendere a convivere: “Perderemo o vinceremo insieme” sottolinea, ricordando al contempo che “la costruzione del muro di separazione continua, inglobando anche la terra e le risorse idriche palestinesi senza risultati riguardo alle preoccupazioni israeliane sulla sicurezza”. All’indomani dell’elezione alla presidenza israeliana del Premio Nobel per la Pace Shimon Peres, Habesch così conclude: “Peres è senza dubbio un uomo di grande esperienza e conosce meglio di chiunque altro lo scenario attuale. Sa certamente che occorre fare qualcosa di meglio per il suo popolo e per i palestinesi, i cui destini sono legati a doppio filo”.Misna