Toscana

PARAGUAY, SI INSEDIA OGGI AD ASUNCION IL PRESIDENTE LUGO, GIA’ «VESCOVO DEI POVERI»

“Chiamiamo a unirsi a noi i giovani, gli imprenditori, i funzionari onesti, i lavoratori, i ‘campesinos’, le casalinghe e chiunque in fondo al cuore desideri un paese diverso …Occorre che ogni paraguayano, giorno per giorno, si assuma questo compito con la guida di un governo patriottico che nelle sue decisioni antepone gli interessi nazionali a qualsiasi altra cosa”: con queste o analoghe parole ripetute più volte in questi ultimi mesi Fernando Armindo Lugo Méndez, 57 anni, già missionario Verbita ed ex-vescovo della diocesi di San Pedro, che, eletto il 20 aprile, si insedia oggi alla presidenza dell’Uruguay, dopo oltre 60 di governo conservatore ininterrotto del ‘Partido Colorado’, aprendo una pagina storica per il suo piccolo paese di poco meno di sette milioni di abitanti, incastrato tra Bolivia, Argentina e Brasile. Ieri, nella capitale Asuncion, Lugo, in una cerimonia tradizionale di cultura “Guaranì” – come già il presidente Evo Morales aveva fatto in Bolivia con gli indigeni ‘aymara’ – ha giurato di difendere gli umili, i poveri, e di rendere possibile quell’idea di “cambiamento” su cui è stato costruito il suo successo elettorale. E per dare subito un segnale concreto si è impegnato a rinunciare al suo personale compenso mensile di circa 3000 euro. “Non sentirò certo la mancanza di questo che appartiene ai più poveri” ha sottolineato Lugo che si trova subito di fronte a numerose sfide: prima tra tutte, un’efficace riforma agraria che garantisca terra a 300.000 famiglie ‘campesinas’ in condizioni di estrema povertà. Già durante la campagna elettorale che il 20 aprile portò all’inattesa vittoria sull’ ‘Asociación nacional republicana’ (o Partido colorado)la sua ‘Alianza patriotica para el cambio’ (Apc) – coalizione di una trentina tra organizzazioni sociali e formazioni politiche per lo più progressiste – Lugo aveva annunciato un censimento nazionale per identificare i proprietari terrieri in un paese in cui l’80% degli appezzamenti coltivabili è in mano a un cinque per cento di possidenti. Dal 1989, quando cadde la dittatura del generale Alfredo Stroessner, al potere con ‘pugno di ferro’ dal 1954 (sempre con i ‘Colorados’), il Paraguay non possiede un catasto ufficiale: per elaborarlo saranno necessari secondo le stime almeno due anni e aiuti internazionali per le verifiche sui circa 400.000 chilometri quadrati di territorio nazionale. Un’attesa che terrà col fiato sospeso migliaia di contadini che hanno sostenuto e accompagnato quello che hanno sempre chiamato “il vescovo dei poveri”.Misna