Toscana

PISA, CAMP DARBY:  PERSONALE CIVILE ITALIANO IN SCIOPERO; SINDACATI: «DIFFICILE TRATTARE CON I MILITARI»

Un contratto da rinnovare, un inquadramento da trovare, il pericolo di tagli al personale: per questi ed altri motivi i dipendenti civili italiani della base militare Usa di Camp Darby, insieme a quelli delle altre basi di Vicenza, Aviano, Sigonella e Napoli, hanno deciso di incrociare le braccia. Una loro delegazione sarà domani, mercoledì 7 luglio, a Napoli, a manifestare davanti alla base che ospita il comando civile della Jcpc in Italia, dove la tensione tra dipendenti italiani e Dipartimento della difesa degli Stati Uniti è particolarmente alta, per l’annuncio del licenziamento di 91 persone (29 prestano attualmente servizio a Napoli e 62 a Sigonella). Particolarmente preoccupato Vittorio Salsedo, segretario generale provinciale di Fisascat/Cisl, il sindacato che si occupa anche di tutelare i dipendenti del presidio Usa: «Il contratto dei dipendenti civili italiani è scaduto nel dicembre del 2008 e il dipartimento della difesa degli Stati Uniti non ha ancora messo in agenda alcun incontro con i sindacati per il suo rinnovo». C’è poi la questione dell’inquadramento: «i dipendenti italiani – continua Salsedo – chiedono di essere “classificati” secondo i vigenti contratti italiani: su questo punto le trattative erano ben avviate. Fin quando la controparte ha deciso di congelarle».Sono circa cinquecento i dipendenti italiani assunti a tempo indeterminato nella base militare Usa di Camp Darby, circa 50 quelli assunti a tempo determinato. Nella base pisano-labronica i «tagli» erano già stati operati a giugno 2006, quando furono mandati a casa una ottantina di dipendenti. In tutta Italia Cisl ed Uil temono una progressiva riduzione del personale italiano, a tutto vantaggio di nuovo personale statunitense.Le relazioni sindacali – ricorda Salsedo – con il Governo degli Stati Uniti non sono mai stati idilliache, anche se in passato si erano mantenute nei limiti della ‘tolleranza’. Forse anche perché affidate ad un civile. Oggi questo compito è stato assunto da un comandante in servizio attivo nella Marina degli Stati Uniti, un militare di professione. E il dialogo si è fatto molto più difficile. Al contrario, un approccio di tipo meno militare e più diplomatico ai problemi da risolvere, offrirebbe sicuramente un contributo positivo alla soluzione delle vertenze in corso».