Toscana

«Piedi puliti». Beha: «Questo è il paese dei Moggi»

di Claudio TurriniL’Italia «è un paese di zozzoni. Che si meritano questo calcio qua». Oliviero Beha ci va giù duro. Di «colpo di spugna» non vuol nemmeno sentir parlare. «Chi ha sbagliato paghi», tuona. Pur sapendo che la sua Fiorentina è nell’occhio del ciclone. Giornalista e scrittore, fiorentino, 57 anni (anche se ormai vive a Roma), da almeno 25 anni denuncia gli scandali italiani e tra questi anche quelli del calcio. Famosa fu la sua inchiesta sulla «combine» tra Italia e Camerun ai mondiali del 1982 in Spagna. Famosa, ma anche fatidica, perché il «sistema» non glie l’ha mai perdonata. Non si macchia così l’«impresa» dei nostri eroi in brache di tela. E da allora lavorare per lui, che pure è uno dei migliori giornalisti italiani (basti ricordare trasmissioni cult come Radio Zorro, Radio a colori e Beha a colori) diventa difficile. Gongola – ma solo un po’ – perché adesso che è scoppiato il bubbone del calcio si può togliere qualche sassolino dalla scarpa. Il suo Indagine sul calcio, scritto con Andrea di Caro, poderosa ricostruzione di 25 anni di storia dell’Italia calcistica, anticipava la bufera delle intercettazioni. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente per chiedergli di commentare con noi lo scandalo del calcio.

L’inchiesta dei magistrati napoletani è uscita ai primi di maggio con il vostro libro in stampa… Una vera sfortuna…

«Sul piano dell’interesse e delle vendite forse non è stata una fortuna. Ma se non ci fossero state intercettazioni qualcuno, vedendo il mio libro, avrebbe detto: “il solito Beha”, che dopo i mondiali di Spagna ci ritonfa, diffondendo voci negative sul calcio italiano. Così, almeno non è venuto in mente a nessuno…».

Magari avete evitato anche qualche querela…

«Nessuno si è mai permesso di querelarmi, perché ho ragione su tutto. Anzi, in passato, sono io che ho querelato gli altri».

Nonostante che voi non abbiate avuto a disposizione le migliaia di pagine di intercettazioni finite poi sui giornali, avevate già descritto i problemi del calcio. Allora non c’è niente di nuovo?

«No. Di nuovo da queste intercettazioni c’è che, salvo io e pochi altri, nessuno ne ha mai parlato. Perché? Io giro la domanda a lei e agli altri colleghi: perché siete stati tutti zitti? Dove eravate in questi anni?».

In effetti è davvero singolare. Ve lo sarete chiesti anche voi.

«È una domanda che non deve fare a me, ma ai colleghi. Io da 25 anni sono censurato, non riesco a lavorare in televisione o alla radio. Dov’erano tutti i miei colleghi? Non hanno mai tirato fuori niente per connivenza, per vantaggi economici, per vocazione alla prostituzione professionale o perché erano semplicemente dei deficienti? L’unico che ha riconosciuto che la gente doveva scusarsi come me e darmi ragione pubblicamente è stato Giorgio Bocca, su “L’Espresso”».

In effetti anche il mondo dell’informazione sportiva esce con le ossa rotte da queste inchieste: favori, collusioni, moviola truccate…

«Però attenzione. Questo scandalo non è uno scandalo calcistico, come erroneamente si vuol far credere. È uno scandalo italiano. L’informazione sportiva, come tutto l’insieme del calcio e dello sport italiano ne esce malissimo. Ma lei pensa che il resto del paese sia meglio di quello del calcio? Questo paese è fatto a misura di Moggi, basta vedere cosa è venuto fuori intercettando l’ex potenziale re d’Italia… Il vero scandalo non è il fatto calcistico specifico, ma è tutto il paese. Prima di Indagine sul calcio, ho pubblicato per la stessa collana il pamphlet politico-cultural-finanziario Crescete e prostituitevi. Di questo parlo: del paese dei Moggi.»

Tornando a quel mondo del calcio del quale avete documentato oltre 20 anni di mali, dal totonero al doping, dagli arbitri corrotti ai bilanci truccati. Qual è il male peggiore?

«Sono tutti collegati. Naturalmente se uno vuol ragionare in termini pratici, il bene maggiore è la salute, quindi il peggior male è il doping. Se uno vuol parlare di sistema economico sbagliato allora è il denaro che corrompe. Se uno vuol parlare di danni simbolici, sono quelli per l’immagine del calcio che ne esce a pezzi per i ragazzi, per il calcio giovanile, per il movimento complessivo… Scelga lei».

Poi – e lo documentate bene nel libro – c’è l’intreccio perverso tra banche, procuratori dei giocatori, arbitri, organi federali… Un vero sistema.

«C’è un sistema. È così».

E questo spiega perché permane una grande omertà… Di fatto solo chi è ormai fuori dal giro (tipo Gaucci o Gazzoni Frescara) parla…

«Certo. Il denaro ungeva tutte le porte».

Vuol dire che, nonostante le inchieste e le dimissioni, il «sistema» è ancora in piedi?

«Temo di sì. Stiamo assistendo ad una partita – è proprio il caso di dirlo – tra chi vuole ripulire in tutto o in parte e chi invece vorrebbe che le cose rimanessero così. Anzi, si augura di prendere il posto di quelli che sono usciti. Secondo lei, non ci sono i Moggi in fila per prendere il posto di Moggi?».

In questo tentativo di rifondare le strutture della Federazione, stupisce che sia rimasto al suo posto il procuratore Palazzi, lo stesso che fino a pochi mesi fa chiedeva le condanne per chi provava a parlare del marcio…

«In effetti è una stranezza. Il che fa pensare o che Guido Rossi e il potere politico che lo appoggia non sia stato in grado o non sia riuscito a cambiarlo, oppure hanno deciso che qualcosa doveva rimanere com’era prima».

Tra l’altro, anche se Borrelli l’ha poi smentito, c’è una differenza sostanziale di approccio tra la relazione dell’ufficio inchieste e i deferimenti di Palazzi. Il duopolio Juve-Milan, presente nelle carte di Borrelli, è scomparso in quelle di Palazzi e si guarda solo a singole azioni di illecito o di antisportività da perseguire.

«Io non ho risposte per queste stranezze. Il mio libro documenta tanti dubbi che sono figli di questioni precedenti… Se c’è uno dubbioso, uno scettico a forza… sono io».

Lei riporta le dichiarazioni di Corioni (presidente del Brescia) e di Zamparini (presidente del Palermo) che anticipavano l’atto di accusa di Borrelli sul «duopolio» Juve-Milan. Anche se poi hanno smorzato i toni…

«Esattamente. Ed è quello che è successo anche a Diego Della Valle. Hanno detto “mascalzoni, mascalzoni” e poi – secondo i deferimenti, bisognerà vedere se è vero – si sono messi buoni. Se fosse vero, si sarebbero comportati esattamente come coloro che pagano il pizzo alla mafia e poi fanno pure la figura dell’antimafia».

Però è anche vero che la Fiorentina lo scorso campionato è stata vessata fino all’inverosimile…

«Lei sta parlando con un fiorentino e tifoso della Fiorentina. Però se ci sono vessazioni io vado alla Procura della Repubblica non vado da Moggi».

Ma le prove ce l’avevano, secondo lei?

«Denunciando alla magistratura, Della Valle avrebbe avuto attorno a sé la città anche se fosse finito in serie B, e poi c’era già un’inchiesta in corso… In realtà vogliamo vederla in un altro modo? Vogliamo dire che se uno ha pagato il pizzo lo scorso anno, poi durante l’anno successivo è impossibile che non ci siano stati rapporti?».

Si spieghi…

«Degli arbitri di cui si parla nel 2004-2005 quante volte hanno arbitrato la Fiorentina nel 2005-2006? Nessuno c’ha fatto caso? Anche la squadra dei Della Valle è entrata a far parte del giro, tutto qua».

Però, come si può mettere sullo stesso piano la Juventus e la Fiorentina o la Lazio?

«La Fiorentina è molto meno colpevole della Juventus? Grazie, però è molto più colpevole del Bologna: Gazzoni è fallito. Io mi auguro che Della Valle non si sia piegato, non vorrei essere frainteso. Mi auguro che siano tutte panzane. Ma se non fossero panzane e la Fiorentina avesse anche l’ammenda simbolica di un euro, come giudicherebbero i fiorentini con un po’ di sale in zucca il fatto che per tutto l’anno successivo Della Valle abbia continuato a tuonare contro il sistema?».

Corioni ha fatto una proposta che mi sembra sensata: riformare tutti i campionati, senza retrocessioni… però è caduta nel vuoto.

«Ma come si può mettere sullo stesso piano la Fiorentina e il Bologna? Io sono disposto a fare questi discorsi solo dopo che sono state compiute le indagini. E le dico di più che se su 42 squadre professionistiche di A e B, si scopre che solo 10 sono veramente pulite, tutte le altre devono andare giù e si fa un campionato di serie A con solo queste 10 più altre 6, a costo di prenderle dalla C1. Perché dal discorso che fa Corioni, o che fanno i giornalisti fiorentini o di altre piazze, e il capitale finanziario che sta dietro il calcio, sembra che non si veda l’ora che ci sia un’amnistia generale. Io invece voglio vederli condannati. Tutti quanti. Naturalmente a scala. Se mi si dice: stessa pena per Juve e Fiorentina: naturalmente no. Uguale pena per Lazio e Fiorentina? Probabilmente no. Andiamo a vedere come stanno le cose. Tutti quelli che sono colpevoli devono essere condannati. Non che perché sono tutti colpevoli allora diventano tutti innocenti e impuniti».

Ma come si fa a lasciar fuori, ad esempio, il Milan?

«Sono d’accordo. Ma questo non deve voler dire: allora lasciamo fuori anche la Fiorentina. Battiamoci perché vengano scoperti tutti».

In questo periodo sta commentando i mondiali di Germania per la Rai… Cosa ne pensa?

«Ormai il calcio giocato è solo una minima parte del fenomeno calcio. I nostri fanno i testimonial pubblicitari, l’operazione dovrebbe servire a coprire le magagne italiane, giocano male… Ma non solo gli italiani. Complessivamente c’è un gioco molto modesto, grandi pressioni economiche, grandi passerelle negli stadi, grande occupazione fisica della Germania da parte dei tifosi… Ma sono tutti fenomeni collaterali. Con il calcio giocato c’entrano poco. Il calcio giocato è in un regresso spaventoso».

Il Libro inchiestaDai mondiali del 1982 ai mondiali del 2006. Una generazione di storie, personaggi, emozioni e bugie: un gioco appassionante trasformato in un intrigo industriale». È questo l’esplicito sottotitolo del bel volume di Oliviero Beha e Andrea di Caro, Indagine sul calcio (edito dalla Bur, pp. 638, euro 12). Uno spaccato dell’Italia pallonara, scandito in quadrienni mondiali, dove accanto ai grandi del calcio, da Maradona a Ronaldo, girano gli stessi personaggi, da Moggi a Carraro da Galliani a Bergamo e Pairetto. Non solo una storia del calcio, però, ma in filigrana anche quella di un paese che è afflitto – dalla politica alla finanza – dagli stessi mali del mondo del pallone. L’indagine si conclude ai nostri giorni, anticipando in modo davvero sorprendente lo scandalo intercettazioni che sarebbe scoppiato proprio negli stessi giorni in cui il libro arrivava sugli scaffali. Un testo davvero utile per capire cosa sta dietro a «moggiopoli».Il blog di Oliviero Beha Le tappe dell’inchiesta• Migliaia di intercettazioni. Lo scandalo del calcio esplode il 2 maggio con la pubblicazione di alcune intercettazioni provenienti dall’inchiesta torinese sul doping e inviate da tempo ai vertici della Figc. Poi arrivano quelle, ben più corpose, dell’indagine napoletana condotta dai pm Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci. Oltre centomila le conversazioni intercettate al solo Luciano Moggi tra il novembre 2004 e il giugno 2005.

• Le dimissioni di Carraro. L’8 maggio Franco Carraro si dimette dalla presidenza della Figc. Il 15 maggio il presidente del Coni Petrucci nomina Guido Rossi, milanese, 75 anni, commissario straordinario della Figc, nomina ratificata il giorno dopo dalla giunta esecutiva del Coni. Rossi, già presidente della Consob (1981-’82), senatore indipendente tra le file del Pci (1987-’92), ha anche guidato Ferfin e Montedison prima e Telecom Italia nel momento della fusione con la Stet (1997). Rossi nominerà poi come subcommissari l’ex calciatore Demetrio Albertini, l’avvocato Paolo Nicoletti e il magistrato Settembrino Nebbioso, che però non otterrà il consenso dal Csm e non verrà rimpiazzato.

• Per le indagini ci si affida a Borrelli. Il primo effetto del commissariamento arriva il 19 maggio con le dimissioni del generale Italo Pappa, capo ufficio indagini della Figc. Al suo posto Rossi nomina l’ex capo del pool «mani pulite», Francesco Saverio Borrelli, che si mette subito al lavoro, con tempi strettissimi, per far luce su quanto sta emergendo nell’inchiesta napoletana.

• Commissariati gli arbitri. Il presidente dell’Associazione arbitri, Tullio Lanese, finisce nel registro degli indagati della Procura di Napoli assieme a 9 arbitri e 11 guardalinee. Il 12 giugno Rossi per riportare un po’ d’ordine tra i fischietti si affida a Luigi Agnolin che annuncia nuove regole.

• Borrelli consegna una relazione di 180 pagine. Il 20 giugno Francesco Saverio Borrelli conclude la prima parte dell’indagine con una relazione di 180 pagine, corredata da un dossier di 7 mila cartelle, provenienti dall’indagine napoletana e dalle audizioni condotte in proprio. Borrelli lamenta che la diffusione delle intercettazioni ha consentito agli indagati di concordare le linee di difesa. Ciò non ha impedito però di evidenziare la presenza di un’associazione «numericamente consistente, strutturata e pervasiva, capace di occupare tutti gli spazi relativi al mondo del calcio», con la Juventus ad occupare «una posizione di assoluto dominio», ma anche il Milan capace di «una influenza diretta ed efficace, sugli organi designatori arbitrali». Di questo duopolio, che coinvolge arbitri e dirigenti federali, si sarebbero avvantaggiate Lazio e Fiorentina che «nel momento del bisogno si sono rivolte al sistema per ottenere quella protezione arbitrale indispensabile per raggiungere la c.d. “salvezza calcistica”». Chiuso questo capitolo Borrelli continua ad indagare sui club più piccoli, come Livorno, Siena, Arezzo, Empoli, Lecce, Messina e Reggina, sui diritti tv e sui «fondi neri» della Figc.

• I deferimenti del procuratore Palazzi. Appena finisce la partita del mondiale Italia-Repubblica Ceca, giovedì 22 giugno, il commissario Rossi comunica che il procuratore federale Stefano Palazzi «ha notificato a 30 soggetti incolpati tra cui le società Fiorentina, Juventus, Lazio e Milan i provvedimenti di deferimento alla commissione d’appello federale per violazioni dell’art. 1 e/o 6 del codice di giustizia sportiva». Tutte le società rischiano almeno la retrocessione in B e i tesserati squalifiche e radiazioni. Palazzi attenua molto le responsabilità del Milan deferendo l’ad Galliani solo per violazione dell’art. 1. Anziché parlare di «duopolio» Juve-Milan preferisce contestare i singoli episodi di illecito.

• Alla fine si dimette anche Galliani. Il 22 giugno Adriano Galliani annuncia le sue dimissioni dalla presidenza della Lega, pur ritenendo di poter spiegare tutti gli addebiti in sede di processo sportivo. Alla riunione di Lega che dovrebbe ratificare le sue dimissioni, però annuncia che rimarrà in carica fino al 26 luglio, quando è in programma l’Assemblea elettiva della Lega.

• Per il processo un presidente emerito della Consulta. È iniziato giovedì 29 giugno, nei locali dello stadio Olimpico di Roma, il maxi-processo a Juve, Fiorentina, Lazio e Milan e a 26 tra dirigenti, arbitri e guardalinee. A presiedere la Caf è stato chiamato dal commissario Guido Rossi Cesare Ruperto, 81 anni, ex-presidente della Corte Costituzionale. La sentenza di primo grado è attesa entro il 9 luglio, quella di appello, entro il 20 luglio.

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