Toscana

Prato, rapporto Caritas: sempre più italiani ai Centri di ascolto. Crescono le «povertà invisibili»

«È la mancanza di una occupazione, la difficoltà di un nuovo inserimento lavorativo la causa di tutte le problematiche che ci vengono presentate dalle persone nei Centri di ascolto», ha spiegato Massimiliano Lotti, referente dell’Osservatorio diocesano povertà e risorse, che ha raccolto tutti i numeri dell’anno passato per fare un confronto con i precedenti e con il primo semestre del 2014. «I dati di quest’anno confermano un trend, che se vogliamo era preventivabile, – ha aggiunto – ma ci deve far riflettere: crescono gli italiani non solo perché si perde il lavoro e non lo si ritrova, il loro numero aumenta perché sta finendo la rete sociale e familiare che li aveva protetti fino a ora».

È questo il motivo, secondo la Caritas, per il quale molte famiglie pratesi si stanno affacciando solo ora, dopo sei anni dall’inizio di questa forte e diffusa crisi economica che sta investendo l’Italia e l’Europa. Nel 2013 si sono presentati ai Centri d’ascolto (17 Caritas parrocchiali, 2 dei Gruppi di Volontariato Vincenziano, 1 delle Conferenze di San Vincenzo oltre all’associazione La Pira, l’ambulatorio per stranieri al Giovannini, il centro ascolto cinesi al Pino e la Caritas diocesana) 3116 persone, mentre nel 2012 erano 3176, quindi in numero superiore. Gli italiani sono passati da 953 a 1088 e gli stranieri da 2223 a 2028. L’età media di chi chiede un aiuto è di 52 anni per gli italiani e 40 anni per gli immigrati.

Oltre all’aumento dei pratesi quello che preoccupa gli operatori Caritas è in particolare il numero dei nuovi accessi, persone che per la prima volta si rivolgono a un Centro d’ascolto. Nel 2013 gli italiani hanno fatto un balzo del 39% e gli stranieri sono diminuiti del 24%. «Sono queste le famiglie che non hanno più quella rete di amici e parenti che probabilmente hanno permesso loro di reggere fino a questo punto; – ha dichiarato Lotti – la nostra volontà è quella di intervenire subito per far sì che i loro bisogni siano temporanei, non devono assolutamente cadere nella spirale dell’assistenzialismo». Come è immaginabile la principale causa di povertà è la mancanza di un lavoro e per questo le richieste fatte alla Caritas sono quelle di beni primari come i viveri e il vestiario (+ 16,6%).

La crisi morde e continua. Un altro dato allarmante è che tra i cronici – vengono considerati tali coloro che da almeno sei anni frequentano i Centri – un italiano su quattro non ha ancora ritrovato un lavoro. «Queste situazioni comportano una crisi nelle relazioni familiari – ha sottolineato Idalia Venco, direttore della Caritas diocesana – le povertà stanno spaccando le coppie e questo ne va della tenuta sociale, non solo economica della città». Per questo motivo presso la Caritas è stato aperto uno sportello di aiuto psicologico gratuito per i casi di depressione e di conflitto tra coniugi. Un servizio nato in via sperimentale prima dell’estate che è già molto richiesto.

Ma il rischio è che «tutti possiamo diventare poveri, è il ceto medio che si sta sgretolando», ha detto il sociologo Andrea Valzania chiamato a commentare il Rapporto. Nella sua relazione ha evidenziato come, nonostante i numeri presentati, esista una «zona grigia» di nuove povertà ancora invisibili pronte ad emergere. «Ci sono indicatori che ce lo dimostrano e sono nella vita di tutti i giorni – ha detto Valzania – penso alla scelta di andare in un discount invece che al supermercato, all’utilizzo del treno invece della automobile, la rinuncia alle cure sanitarie. Campanelli d’allarme che dimostrano come anche chi si considerava “intoccabile” oggi sia diventato vulnerabile». Valzania si pone una domanda: «Fino a quando la rete protettiva familiare riuscirà a tamponare queste situazioni? Per adesso non si è verificato un conflitto sociale perché si vive un processo di solitudine, non c’è una classe sociale che ha una rappresentazione di sé, motivo in più per impegnarsi a intercettare questi bisogni nascosti».

Alla presentazione è intervenuta anche la dirigente comunale Rosanna Lotti che ha evidenziato il grande lavoro che in questi ultimi anni sta svolgendo l’assessorato ai servizi sociali. «La mancanza di una casa e di un lavoro sono le richieste più frequenti delle persone che si rivolgono a noi – ha affermato la Dirigente – anche noi abbiamo registrato un forte aumento di nuovi accessi dall’inizio dell’anno e in particolare da parte degli italiani». Si conta che nel 2014 saranno oltre un migliaio le persone che chiederanno per la prima volta un aiuto al Comune. In tutto sono 7mila coloro che attualmente sono seguiti dagli assistenti sociali. L’allarme lanciato da Rosanna Lotti è quello degli sfratti, «che aumentano, con la conseguente richiesta di un alloggio». Anche qui i numeri parlano chiaro: nel 2014 186 famiglie si sono ritrovate senza una casa e per 40 di queste è stata trovata una soluzione temporanea. Altri aiuti arrivano dalle borse lavoro «ma sono soluzioni tampone che non riescono a risolvere i problemi».

«Ricordiamoci che la pazienza dei poveri ha un limite, questa è la realtà», ha detto il vescovo Franco Agostinelli in apertura del convegno, rivelando di aver ricevuto, proprio ieri, la lettera di una donna che si diceva disperata per la situazione economica del fratello, senza lavoro e senza prospettive. «La lettura di questi dati ci invita ad agire – ha commentato il Vescovo – dopo la diagnosi ci vuole la terapia, l’impegno a fare il più possibile per essere un sostegno a chi ha bisogno. Non uccidiamo la speranza», ha aggiunto. Infine mons. Agostinelli ha lanciato un appello: «Agiamo tutti insieme, istituzioni, privato sociale e volontariato, solo insieme possiamo dare una risposta».