Toscana

RISCHIO SISMICO, IN TOSCANA GIA’ SPESI 142 MILIONI, MA PER LA MESSA IN SICUREZZA DEGLI EDIFICI PUBBLICI SERVONO 441 MILIONI

Oltre 142 milioni già spesi (di questi 94 per scuole, 25 per edifici pubblici, 7 per gli ospedali della Lunigiana, Garfagnana, Casentino e Valtiberina, Mugello e Amiata), la previsione di stanziarne circa 8 l’anno per il prossimo triennio e 441 milioni che ancora servirebbero per la messa in sicurezza di tutti gli edifici pubblici strategici e rilevanti. Il calcolo del rischio sismico in Toscana ha numeri importanti: dal 1986 ad oggi, l’attività di prevenzione e riduzione ha riguardato 1454 edifici tra scuole, municipi, ospedali, uffici di enti locali, auditorium.Ad illustrare la fotografia della Toscana in commissione Territorio e ambiente del Consiglio regionale presieduta da Erasmo D’Angelis, l’assessore alla Difesa del suolo con delega alla Protezione civile, il direttore generale per le politiche territoriali e ambientali della Regione Mauro Grassi, lo staff del Genio Civile regionale.“All’indomani della tragedia che ha colpito l’Abruzzo – ha spiegato il presidente della commissione – il nostro impegno su prevenzione, controllo e monitoraggio deve aumentare. La Toscana è tra le regioni più sismiche ma è anche tra quelle che negli anni hanno lavorato con impegno per un controllo di metodo e di merito di tutte le zone a rischio. Evidentemente questo non basta. Occorre fare sempre di più e sempre meglio nel monitoraggio e nella messa in sicurezza antisismica, incentivando studi e approfondimenti per un aggiornamento continuo su tecniche di prevenzione, costruzione e recupero di edifici pubblici e privati”.Stando all’analisi sviluppata dal’assessore, le attività del servizio sismico della Regione, avviate a partire dal 1986 in Garfagnana e Lunigiana e dopo il 2000 estese in altre zone a maggior rischio (Amiata, Valtiberina, Casentino, Mugello, Pistoiese), hanno riguardato 1454 edifici pubblici strategici. “Gli immobili esaminati o in corso – ha spiegato l’assessore – sono 956 di cui 506 sono stati oggetto di interventi di messa in sicurezza (170 già eseguiti, 336 in corso), 450 sono stati invece oggetto di verifiche sismiche o di indagini conoscitive sui terreni e sulla qualità dei materiali (in 280 edifici i controlli sono ancora in corso, le indagini riguardano invece i restanti 170 immobili)”. “Gli edifici che rimangono da controllare – ha continuato – sono 498. Nell’area dell’Appennino Pistoiese e della Val di Bisenzio, vi sono ancora circa 300 immobili strategici e rilevanti per i quali gli enti proprietari non hanno ancora provveduto alla trasmissione delle schede di livello qualitativo”.“Tutte le aree a rischio sismico della nostra regione – spiega Grassi – sono sottoposte ad un controllo continuo. Siamo una regione all’avanguardia nel campo della prevenzione. Abbiamo fatto molto ma non ci fermiamo. Resta ancora tanto da fare”.Sui numeri e le risorse messe in campo, è intervenuto il vicepresidente della commissione Andrea Agresti: “Non basta stanziare fondi, occorre investire nella formazione e nell’informazione. I cittadini non sono educati ad affrontare i rischi che corrono”. Per il vicepresidente serve anche trovare “forme di incentivazione al consolidamento degli edifici privati”, mentre rimane strategica l’attività di “monitoraggio sugli immobili già esistenti”. E il presidente D’Angelis ha proposto a nome della commissione di istituire un’ora di lezione settimanale nelle scuole, dalle elementari alle superiori, di educazione: “Siamo un territorio catalogo di grandi rischi (sismici, alluvioni, frane, incendi) e bisogna imparare a reagire e a difenderci, a sapere come ci si comporta. Avanzeremo questa proposta alla direzione scolastica regionale”.Per il consigliere Ardelio Pellegrinotti “non si fa mai abbastanza” e occorre “valutare se sia meglio intervenire con il consolidamento del vecchio, o costruire ex novo”. Sul fronte controlli, Pellegrinotti si è detto convinto della necessità di avere maggiori finanziamenti per incentivare la messa in sicurezza.Sul cosa fare, dove andare, chi chiamare in caso di emergenza, si è concentrato il consigliere Mario Lupi: “Sarebbe interessante far conoscere un elenco aggiornato dei numeri di telefono e cellulari h24 a cui rivolgersi. Così come le sedi della protezione civile in tutte le province, i punti di ritrovo da raggiungere ed i relativi piani in caso di emergenza”. Per il consigliere, al di là della necessità di informazione, manca spesso una cultura specifica anche in seno alle singole amministrazioni. Sulla necessità di un controllo più stringente in tema di nuove costruzioni, è intervenuto il consigliere Luca Paolo Titoni: “Una tipologia di edificazione basata sul legno, pare essere più indicata per scongiurare effetti devastanti. Come commissione abbiamo il dovere di indagare ed analizzare i diversi scenari. Credo sia il modo migliore per dare risposte concrete”.E sull’edilizia privata è intervenuto anche il consigliere Paolo Marcheschi: “Stanziare fondi per edifici pubblici è doveroso, ma anche gli immobili privati devono essere oggetto di attenzione da parte delle amministrazioni. La Regione deve farsi parte attiva per il rispetto di norme già previste: sensibilizzazione della popolazione, adeguamento gli edifici, formazione”.Per la consigliera Rosanna Pugnalini, “tutti gli spunti emersi sono corretti, ma occorre non farsi trascinare dall’onda dell’emergenza. La vita umana deve rimanere sempre al centro dell’attenzione non solo in tempo di eventi drammatici come quello che ha colpito l’Abruzzo”. (f.cio)