Toscana

Ribaltare il casinò finanziaro e porre al centro il bene comune

Quale contributo potrà emergere da Pistoia sul tema della crisi economica?

«Dobbiamo rifarci alla Dottrina sociale della Chiesa. Abbiamo bisogno di una svolta che metta al centro la persona, il lavoro, la sobrietà. La società attuale ha pensato – sbagliando – che si potessero fare i soldi con i soldi, ha premiato sempre e comunque la rendita e il capitale penalizzando tutto il resto. Tutto ciò ha sottratto risorse al lavoro. Il vero problema attuale non è quello della mancanza del lavoro ma la mancanza di denaro. Il lavoro ci sarebbe, basta pensare a quanto ci sarebbe da fare per rimettere in corretto equilibrio l’assetto idrogeologico del nostro Paese. La questione è che mancano le risorse per far lavorare».

Ma il denaro dove è finito?

«Prima di tutto nella “roulette” del casinò della finanza mondiale. Dobbiamo smontare il casinò finanziario che da anni sta devastando l’economia reale».

Il caso Mps è un esempio di tutto ciò…

«Che ci fosse qualcosa che non andava era chiaro. Evidentemente attorno a Mps oltre a una complicità esplicita, che è quella su cui indaga la Magistratura, c’era una complicità implicita, basata su piccole convenienze a “non disturbare il guidatore”. Un’acquiescenza ad un sistema che portava vantaggi diffusi a tutto il territorio. Quella del Monte dei Paschi di Siena è una vicenda inquietante e emblematica di come vanno le cose nel nostro Paese».

Come vanno?

«Male. Perché ci sono anche altre “roulette” dove si perdono i soldi. Per esempio la corruzione dilagante e pervasiva di tutti i settori sia pubblico che privato. Un fiume di denato che finisce nelle tasche di imprenditori o politici. E poi lo Stato “biscazziere” che promuove il Bingo, le slot machine, il gioco d’azzardo ne è un altro esempio. In queste “roulette” si perdono denari che vengono sottratti allo sviluppo e al lavoro. Prima la ricchezza si costruiva mettendo al centro la fatica del lavoro, oggi tutto dipende dal denaro e dalla relativa rendita. Il nostro Pil per il 35% è costituito da rendita mentre nella media degli altri paesi europei la rendita si attesta al 15%. Questa è la cartina di tornasole che ci dice quanto abbiamo deviato dalla strada maestra».

E allora che fare?

«Ricostruire un tessuto sano, una coscienza civile collettiva. È vero che ci sono i grandi corruttori e i grandi corrotti: però questo sistema ha bisogno di un consenso sociale diffuso altrimenti la corruzione non potrebbe essere così dilagante. Pensiamo al lavoro che oggi è sotto “schiavitù” di ogni forma di ricatto: non si trova lavoro senza raccomandazione. Tutto ciò è tragico. C’è stata una specie di mutazione genetica. Ora dobbiamo invertire la marcia, battere la corruzione e fare delle scelte radicali che rimettano in agenda la sobrietà e la giustizia come equa distribuzione dei beni. Serve in sostanza un nuovo paradigma che ribalti quello attuale che ha come stella polare il profitto. Alla base della crescita dobbiamo rimettere invece il valore del bene comune».

I cristiani hanno una grande responsabilità…

«I cristiani devono impegnarsi per tradurre i principi che reggono la fede in comportamenti quotidiani. Dobbiamo poterli vedere i nostro valori, nella concretezza della vita. Anche se questo può costare sul piano personale. Ma non ci sono scorciatoie. Altrimenti moriamo di tattica e di opportunismo e compromettiamo il nostro fine che è il bene comune».

La Settimana sociale dei cattolici toscani avrà un ruolo importante in questo percorso…

«Si tratta di una novità bellissima che dovrà rispondere a due esigenze. La prima, un’importante elaborazione e discernimento del pensiero per capire i segni anche tragici del tempo presente. Ma accanto a questo abbiamo bisogno di una testimonianza collettiva del nostro agire. La sfida è la ricerca cocciuta e costante di comportamenti adeguati al tempo che viviamo».