Toscana

Rogo Sesto Fiorentino: Martini (Caritas), da politica «più attenzione a marginalità e certezze sulle regole»

«Un gesto incauto, una tragedia che dice il dramma di una situazione diffusa nell’area fiorentina», spiega Martini al Sir precisando che il  caso del capannone abbandonato «non è l’unico, sono molte le strutture abbandonate nelle periferie e occupate abusivamente».

A preoccupare Martini sono i numeri: «A Firenze e nei Comuni limitrofi si contano oltre un migliaio tra somali, etiopi, eritrei e nordafricani, anche molte famiglie. Vivono in una condizione di grande precarietà, molti mangiano nelle nostre mense, si lavano nelle nostre docce, spesso sfruttati dal lavoro nero». Ma il modello dell’accoglienza diffusa non sta funzionando in Toscana? «Sta funzionando – la risposta del direttore Caritas – ma la concentrazione nell’area fiorentina presenta diverse criticità e viene da molto lontano, da una storia di occupazioni».

«Come Caritas stiamo collaborando con le istituzioni , insieme ad altre associazioni,  per tentare di accompagnare le persone, ma alcune situazioni ci sono purtroppo sfuggite di mano. Molti soggetti non vogliono essere troppo controllati, cercano alloggio e lavoro partendo da situazioni per le quali non è possibile garantire questo». E ancora: «Non tutti i circa 80 occupanti erano titolari di permesso di soggiorno per protezione internazionale: questo  tristissimo evento dovrebbe farci riflettere su una situazione esplosiva, ampia e articolata la cui possibile soluzione è complessa. Per molti era stato probabilmente avviato un percorso di accompagnamento dal quale sono poi usciti, magari perché non ne hanno seguito determinate regole. Buona parte erano già stati allontanati da strutture abusivamente occupate».

Per Martini «è la politica a dover affrontare il problema con più attenzione alla marginalità, garantendo opportunità abitative a buon mercato e più certezze sulle regole, che esistono ma spesso non vengono rispettate». «Nell’illegalità – avverte – non c’è vero aiuto alla persona, anzi, si corre il rischio che i soggetti più fragili e disperati vengano strumentalizzate per scatenare questioni che li vedono soltanto vittime».