Toscana

Rondine, le relazioni tra Russia e Occidente al centro di YouTopic Fest

Dopo una mattinata dedicata a laboratori che hanno spaziato dalle arti al mondo dell’informazione fino ai progetti di cooperazione internazionale mediazione realizzati dagli ex studenti di Rondine, YouTopic Fest – il festival sul tema del conflitto, promosso da Rondine Cittadella della Pace è entrato ieri nel vivo dell’attualità internazionale con una tavola rotonda dedicata al tema «Russia e Occidente: Quale futuro?«

La conferenza ha visto personalità della società civile e della diplomazia confrontarsi sul futuro delle relazioni Russia-Occidente che le attuali leadership politiche non riescono a gestire in un generale clima di diffidenza. Attori che rappresentano interessi diversi che si sono trovati a Rondine per dialogare in un clima di fiducia e totale apertura, come inizio di un percorso nuovo di dialogo e confronto. 

Tra gli intervenuti, Felix Stanevskiy, già Ambasciatore russo in Italia e Georgia e membro del Consiglio d’Europa; Alexey Bukalov, giornalista e responsabile dell’Agenzia Tass di Roma; Anatolij Orel di Fondazione Gurchakov; Aldo Ferrari dell’ISPI; Riccardo Migliori, già presidente dell’Assemblea Parlamentare dell’OSCE; Alberto D’Alessandro già direttore della sede veneziana del Consiglio D’Europa ora membro del Consiglio di Presidenza presso Consiglio Italiano del Movimento Europeo.

Un incontro mirato ad aprire un dialogo tra le parti che come sempre accade in questi casi ha fatto emergere in primo luogo le divergenze tra le parti. Un passaggio fondamentale per poter tracciare nuove strade per trovare punti d’incontro e soluzioni condivise. L’acceso dibattito riflette la forte situazione di tensione a cui oggi assistiamo. «Tensione gradualmente cresciuta negli ultimi anni, senza che gli interlocutori abbiano avuto il coraggio di dire cosa le parti vogliano l’una dall’altra. Insoddisfazione e delusione reciproca che nel tempo si è trasformata nel grande caos che vediamo oggi addirittura con tamburi di guerra che rullano». Questa la sintesi di Fulvio Scaglione, giornalista ed esperto di politica estera che ha moderato l’incontro durante il quale sono state affrontate le cause delle odierne tensioni e le relative ripercussioni. Un lungo excursus che dalla Seconda Guerra Mondiale, passando per la Guerra Fredda, arriva alla recente questione dell’annessione della Crimea e gli odierni equilibri dell’Unione Europea. Punti di vista molto diversi che hanno fatto emergere l’importanza di portare avanti il dialogo anche al di là della politica e della diplomazia ufficiale attraverso la relazione e il dialogo, che esperienze come Rondine possono facilitare promuovendo la reciproca conoscenza della parti e progetti di diplomazia popolare a partire proprio dal coinvolgimento delle giovani generazioni.

Alle 19.30 si è tenuta la «Charity Dinner for Sierra Leone», l’evento di raccolta fondi organizzato dalle Rondini d’Oro – ex studenti della World House di Rondine – grazie al quale sono state istituite sei borse di studio a favore degli studenti dell’Università di Makeni, in Sierra Leone. Mons. Giorgio Biguzzi, vescovo emerito di Makeni ha portato una forte testimonianza della sanguinosa guerra civile che ha lacerato la Sierra Leone e il suo impegno come membro del Consiglio Interreligioso della Sierra Leone nella mediazione tra le parti che ha portato alla trattativa di pace. «Oggi abbiamo deciso di investire nel capitale di questa meravigliosa terra, chiedendo aiuto a tutti gli studenti sierraleonesi che hanno potuto studiare e formarsi all’estero, come i tanti giovani che si sono formati a Rondine, perché possano educare le nuove generazioni e iniziare la ricostruzione della società civile attraverso una visione fondata sulla pace e sul dialogo». 

La serata si è conclusa con la presentazione della start up Social Fashion Project della stilista e Rondine d’Oro Nadia Shaulova. La performance artistica «Fili d’Identità», realizzata in collaborazione con Spazio Seme e Associazione Sosta Palmizi ha presentato in anteprima alcune sue creazioni che mescolano elementi di culture in conflitto. «Credo che unendo in un abito unico elementi delle culture e delle storie di diversi popoli e nazioni, si possa praticare la pace, indossare la pace – afferma Nadia Shaulova – Perché Il tessuto di per sé, è un intreccio di fili, è un simbolo di unione di popoli e di culture».