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SANTA SEDE-ONU; MONS.MIGLIORE: IL COMMERCIO ILLEGALE DELLE ARMI LEGGERE È MINACCIA A PACE, SVILUPPO E SICUREZZA»

“Il commercio illegale delle armi di piccolo calibro e di armi leggere è una minaccia alla pace, allo sviluppo e alla sicurezza”: lo ha affermato mons. Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, nel suo intervento del 28 giugno – reso noto oggi – alla 60ma Assemblea generale delle Nazioni Unite sull’esame dei progressi circa l’attuazione del programma di azione per prevenire, combattere e sradicare il fenomeno. Un processo iniziato nel 2001 e non facile, soprattutto per l’opposizione degli Stati Uniti, la cui Costituzione riconosce ai cittadini il diritto di possedere e portare armi per difendersi. Mons. Migliore ha ricordato che le minacce alle pace “non vengono solamente dai conflitti ma anche dalle sommosse civili, dal crimine organizzato, dal traffico di esseri umani, dal terrorismo, e dalla povertà”. La Santa Sede, ha detto, “sostiene coloro che chiedono un approccio comune per combattere, non solo il traffico illecito di armi, ma anche le attività collegate”.

La delegazione vaticana presso le Nazioni Unite si congratula e appoggia anche la Dichiarazione di Ginevra sulla violenza armata e lo sviluppo, adottata il 7 giugno 2006, con l’impegno di 42 Paesi nel promuovere maggiori controlli al commercio delle armi leggere. Tra i suggerimenti della Santa Sede alla conferenza internazionale Onu in corso in questi giorni (e per due settimane), vi è “la definizione di chiari criteri per l’esportazione di armi” e “meccanismi per raccogliere e distruggere le armi come parte dei processi di pace”. La Santa Sede ha dato inoltre un forte sostegno alla proposta britannica sui trasferimenti delle armi convenzionali. Mons. Migliore ha poi esortato i governanti ad “una chiara dimostrazione di volontà politica” nelle attività educative e di sensibilizzazione contro la cultura della violenza. Un’attenzione particolare viene chiesta inoltre ai bambini coinvolti nei conflitti armati, prevedendo per loro programmi di reinserimento sociale, anche nell’ambito degli accordi di pace. Sir