Toscana

SERVIZIO IDRICO, INDAGINE DELLA COMMISSIONE REGIONALE: PUNTARE SUGLI INVESTIMENTI

Trentamila km di acquedotti, dodicimila km di fognature, 1150 potabilizzatori, 820 depuratori, per un totale di 1800 addetti, 500 milioni di euro di investimenti fatti e oltre 3 miliardi da fare. Questi i numeri che descrivono il servizio idrico integrato in Toscana. Parte da qui la discussione che la commissione Territorio e ambiente ha dedicato oggi all’indagine conoscitiva sull’acqua, giunta alle sue battute conclusive. La commissione ha già fissato un’altra data, il 5 febbraio, per sentire di nuovo i responsabili di Gaia e Ato 1 insieme al Difensore civico e all’assessore Betti, ma già nella seduta di oggi è emersa la volontà arrivare ad relazione finale unitaria, con precise indicazioni sui nodi critici e le priorità da affrontare per la Regione. “La Toscana è stata la prima regione in Italia ad applicare la legge Galli: in pochi anni siamo passati da 190 gestioni diverse a 6 Ambiti territoriali ottimali e 6 soggetti gestori, con una ristrutturazione industriale imponente. Adesso il problema da affrontare è quello degli investimenti – afferma il presidente della commissione, Erasmo D’Angelis (Pd) – Le nostre reti perdono ancora il 27% dell’acqua che trasportano, c’è bisogno di ammodernare, realizzare nuovi impianti, infrastrutture, invasi, dissalatori. Non si può ricaricare tutto sulla tariffa, ma allora dove troviamo le risorse? Dalla fiscalità generale? Sono questioni che è arrivato il momento di affrontare”. Accanto al nodo degli investimenti D’Angelis individua altri temi: “Serve un ruolo forte di controllo, forse un’autorità regionale, perché è chiaro che nell’attuale sistema non possono essere i Comuni a svolgere questa funzione. C’è poi il problema della sentenza della Corte Costituzionale, che obbliga a risarcire i cittadini che hanno pagato anche per la depurazione senza usufruire del servizio: l’effetto su molti Ato sarebbe disastroso. C’è il problema delle banche che difficilmente in questa fase finanziano i piani d’ambito. Ci sono i problemi più puntuali che riguardano il contenzioso fra Ato3 e Publiacqua e le questioni sollevate dal Difensore civico su Ato1 e Gaia SpA”. “Le questioni individuate sono tante – conclude – Penso che la commissione possa chiudere i suoi lavori con un documento unitario, che testimoni la volontà di individuare soluzioni al di là delle contrapposizioni politiche”. “L’acqua è un bene primario e su questioni così essenziali un documento unitario non solo è auspicabile ma rappresenta anche un dovere istituzionale – concorda il vicepresidente, Andrea Agresti (An-PdL) – Il problema degli investimenti è serio e in questo quadro la priorità dev’essere la ricerca delle perdite degli acquedotti. In alcune zone della Toscana si arriva al 40% di perdite, bisogna rendersi conto che più che le opere faraoniche serve un lavoro capillare sulle reti. Ed è qui che anche la Regione deve ritrovare un suo ruolo: il controllo, sì, ma soprattutto l’indicazione e il coordinamento degli interventi”. Altro obiettivo per Agresti dev’essere “avere la percezione degli utenti che abbiamo di fronte”: “Proprio perché l’acqua è un bene primario, non si può togliere ai cittadini in difficoltà – spiega – L’acqua è vitale e non può variare come varia qualsiasi altra merce”. La commissione, secondo Agresti, dovrebbe mettere insieme tutti i dati per costruire un quadro complessivo di quello che succede in ciascun Ambito, confrontando le tariffe ed i cronoprogrammi degli interventi previsti. “A conclusione di questo lavoro – ha detto infine – abbiamo il dovere politico e morale di dare un indirizzo alla Giunta regionale perché si attivi per garantire un servizio efficiente e in grado di risolvere i problemi, in primo luogo disegnando uno scenario di riorganizzazione infrastrutturale degli investimenti”. “Al di là delle singole gestioni, che possono essere buone o cattive, bisogna avere il coraggio di dire che il problema è strutturale”. Così Monica Sgherri (Prc) su quanto dovrà contenere la relazione finale della commissione d’indagine. “Le tariffe non possono coprire totalmente gli investimenti – afferma – La coperta è troppo stretta e a rimetterci troppo spesso sono gli interventi per il recupero delle perdite”. Sugli aumenti tariffari in particolare secondo Sgherri ci vorrebbe un approfondimento, e così anche su altri temi come i mutui impropri “scaricati” nei piani d’ambito, gli errori sulle previsioni dei consumi, il canone concessorio.Per Paolo Marcheschi (Fi-PdL) una relazione unitaria è auspicabile ma dovrà individuare seriamente le criticità e suggerire soluzioni, “a partire dalla valutazione che quanto prevedeva le legge regionale del 1995 in molti casi non è stato fatto, come per i compiti della Regione, che dovrebbero comprendere la verifica delle prestazioni dei gestori, del costo dei servizi, delle spese per gli investimenti”. Per Marcheschi in particolare è grave la sottostima degli investimenti necessari, e in generale “bisogna prendere atto che il sistema non ha funzionato e che la legge Galli e la legge regionale hanno bisogno di correzioni”. Si è concentrato sul caso Ato1-Gaia SpA invece Maurizio Dinelli (Fi-PdL), sottolineando due aspetti: da un lato che la gestione pubblica, “concordata in sede politica sia a livello locale che a livello regionale”, non ha funzionato; dall’altro che “la mancanza di una gara ha consentito ai Comuni di entrare nella società e di potrarvi dipendenti in eccesso e mutui pregressi”. Per Dinelli in conclusione sul problema “serve un intevento risolutivo”.Luca Titoni (Udc), segretario della commissione, dicendosi d’accordo sulla relazione unitaria, ha affermato: “Quello che serve è una valutazione che parta dalla situazione precedente, con le gestioni dirette dei Comuni, per mettere a confronto gli investimenti che facevano le singole amministrazioni con gli investimenti che vengono fatti ora”. Uno dei problemi principali per Titoni è il controllo: “I Comuni non possono essere allo stesso tempo controllori nelle Aato e controllati nelle società di gestione – ha detto – Ma non è giusto nemmeno centralizzare tutto nelle mani della Regione: serve un controllo decentrato, ma serio e credibile”.Ardelio Pellegrinotti (Pd) ha evidenziato l’importanza delle questioni che sono state esaminate e scoperte con l’attività d’indagine, in particolare il relazione da un lato ad ATO 3 e Pubbliacqua, dall’altro a Ato 1 e Gaia SpA, con tematiche in parte sovrapponibili nella natura dei problemi e delle scelte fatte dai soggetti coinvolti, e ha individuato nel controllo uno dei nodi da affrontare: “I sindaci nell’attuale sistema sono imbrigliati in meccanismi che non consentono loro di essere suffientemente autonomi, probabilmente serve un’autorità regionale che garantisca gli utenti”. Per Mario Lupi (Verdi) insieme al tema dell’acqua andrebbero trattati anche quelli dell’energia e dei rifiuti, “cosa che consentirebbe anche di migliorare certi aspetti della gestione”. Lupi ha sottolineato la natura pubblica dell’acqua, specie per la sua valenza sociale, la necessità di lavorare sul rilancio degli investimenti per la manutenzione delle reti, e l’opportunità di iniziative di educazione sui consumi, per dare il via a “microriforme poco costose ma molto utili”. Per Rosanna Pugnalini (Pd) “la commissione ha in mano dati dettagliati per una valutazione complessiva, che evidenzia luci e ombre”. Fra le luci, la ristrutturazione che in poco tempo ha portato in Toscana alla riduzione drastica del numero delle gestioni, con un effetto positivo di omogeneizzazione del territorio. Fra le ombre, la necessità che la Regione riassuma un ruolo forte di controllo e di programmazione degli obiettivi. Alfonso Lippi (Pd), pronunciandosi a favore di una relazione unitaria, perché darebbe il segno di un lavoro che ha saputo “uscire dall’idea di cavalcare i problemi per motivi politici, per entrare nel merito”, ha sottolineato tre questioni: l’importanza del principio del “chi inquina paga”, da far valere per la costruzione degli impianti di depurazione; il legame fra investimenti e tariffe; la distinzione fra la proprietà dell’acqua, sempre pubblica, e la gestione, che può essere privata per puntare all’efficienza.E’ stata Bruna Giovannini (Sd) a chiudere il dibattito con una ricapitolazione degli argomenti trattati e dei compiti che attendono la commissione. “La giornata di oggi segna una piccola svolta nei nostri lavori – ha detto – Ci sono sicuramente punti di contatto fra gli schieramenti e ci sono interrogativi che rimangono aperti; alcuni aspetti della normativa vigente possono essere suscettibili di correzioni. La commissione a questo punto potrà offrire una propria elaborazione all’Aula, individuando anche le possibili soluzioni ai problemi”. (cs-ab)