Toscana
Scuola al via, sempre più multietnica
Archiviate le vacanze estive, per gli studenti italiani si riaprono i cancelli delle scuole. Il nuovo anno scolastico è già ufficialmente partito, giovedì scorso primo settembre, ma è da lunedì 12 settembre, che alla spicciolata, i ragazzi sono tornati in classe, pronti a riprendere posto tra i banchi, a fare i conti con lezioni e interrogazioni. In Toscana la prima campanella suonerà giovedì 15 settembre, ma grazie all’autonomia scolastica molti istituti hanno deciso di iniziare già da lunedì 12 le lezioni, recuperando i tre giorni in più durante l’anno scolastico.
La novità più positiva è che sono già state assegnate tutte le supplenze annuali e non ci dovrebbe essere quest’anno il solito valzer delle cattedre. Cresce intanto il numero dei bambini stranieri nelle classi: nel 2005–2006 saranno quasi quattrocentomila. A Prato, città dove si raggiungono le percentuali più alte di tutta la toscana, si è arrivati addirittura a far nascere una prima elementare composta solo da bambini stranieri alla «Marco Polo».
Nel corso della cerimonia – dedicata al tema dellimpegno dei giovani per migliorare la società di domani e della scuola ispiratrice dei valori della tradizione, della Costituzione, della educazione alla legalità e della convivenza – il presidente Ciampi ed il ministro Moratti rivolgeranno un messaggio augurale al mondo della scuola, quale sede privilegiata di crescita umana, civile e culturale delle giovani generazioni e fattore determinante per lo sviluppo del Paese. Sarà un’occasione, dunque, per riflettere, far conoscere le proprie esperienze e far incontrare gli studenti tra loro ma anche con personaggi del mondo della cultura, dello sport e dello spettacolo.
I numeri e la situazione degli istituti scolastici toscani sono stati illustrati martedì 13 settembre dall’assessore regionale all’istruzione Gianfranco Simoncini. Secondo l’osservatorio scolastico regionale il numero degli iscritti è aumentato in cinque anni del 4,7%, mentre il numero delle classi è salito nel quinquennio dello 0,8%. Gli insegnanti sono diminuiti, a partire dal 2001, del 2,4%. «Questa tendenza è preoccupante – ha affermato Simoncini – perché meno classi e più alunni può significare solo classi più affollate».
Simoncini ha puntato il dito anche sulla riforma Moratti. «È preoccupante l’istituzione del doppio binario con la netta separazione tra licei e istituti tecnici e professionali – ha spiegato – la Toscana ha già deciso uno stop alla sperimentazione per evitare che famiglie che hanno iscritto i loro figli a una scuola che si chiamava istituto tecnico a gennaio, non sappiano a settembre quale sarà l’offerta formativa».
Simoncini ha anche ricordato che la Regione, insieme ad altre, è impegnata a livello nazionale per chiedere varie modifiche al decreto soprattutto su risorse, norme transitorie e titoli di studio. Per quanto riguarda i finanziamenti «il governo non ha assegnato alla Toscana neppure un euro per il 2005 – ha sottolineato – e stiamo pensando di trovare nel bilancio 2006 un fondo ad hoc per andare incontro alle esigenze dei Comuni soprattutto per quanto riguarda l’edilizia».
L’anticipo previsto dal ministro Moratti per l’ingresso nella scuole d’infanzia ha causato una inedita situazione di liste d’attesa per le scuole materne nei capoluoghi, soprattutto a Firenze, Siena e Pistoia. «Di solito – ha concluso Simoncini – questa situazione si verifica nei nidi. La Regione intende sostenere le istanze degli enti locali con la richiesta di una proroga dell’anticipo per la scuola d’infanzia».
Una bocciatura, quella arrivata dalla Conferenza unificata, che se ha suscitato il rammarico delle 4 regioni del centrodestra, alle quali il provvedimento ovviamente piace, e di Forza Italia che per bocca di Garagnani stamani ha fatto sapere che, nel prossimo passaggio parlamentare, avrebbe condizionato il proprio parere favorevole al decreto al ripristino dell’avvio al 2006-2007 e alla sperimentazione immediata, è stata accolta con soddisfazione da opposizioni e sindacati.
Portati a casa gli agognati ‘rinvii’, le Regioni hanno comunque puntato l’indice sui contenuti della riforma che a loro parere vanno modificati radicalmente perché – come ha spiegato il Presidente della Conferenza delle regioni, Vasco Errani – non si profila un sistema ma si esalta il dualismo tra diversi percorsi; c’è incertezza sul percorso tecnico professionale e sulle risorse per la transizione; rischiamo di perdere il legame con l’occupazione industriale dei territori. Obiezioni che si aggiungono a quelle sollevate nei mesi scorsi da tanti protagonisti del mondo della scuola. Ora, però, come chiesto ancora ieri dai sindacati, si sono ‘fermati e motorì e si riparte’.
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