Toscana

Scuola al via tra polemiche carolibri, precari e tanta noia

di Ennio Cicali

«Ci potevano pensare prima, è da giugno che si conosce il prezzo dei libri di testo», è il commento ricorrente alle recenti disposizioni dell’Antitrust sul caro scuola. Una delle tante polemiche che movimentano l’apertura dell’anno scolastico. Non c’è che l’imbarazzo della scelta: il costo dei libri, sempre più oneroso per le famiglie, la sistemazione degli insegnanti precari, la funzionalità dei debiti scolastici all’origine di bocciature massicce, la cronica mancanza di fondi. Il costo dei libri scolastici ha tenuto banco per tutta l’estate, un onere in più per le famiglie, già alle prese con l’aumento dei prezzi e delle tariffe. Quanto costa l’intera lista per un ragazzo delle superiori? 352 euro in media, il 12,4% in più rispetto al 2006. Sempre che non si studi in un liceo, dove si arriva a spendere ben 420 euro per l’intera lista. È quanto emerge da un’indagine dell’Adoc che ha monitorato il mercato dei libri, secondo i vari indirizzi scolastici. Da tenere conto, inoltre, che la spesa per i libri non si spalma sull’intero quinquennio, ma si ripete ogni anno. Un esempio: per un alunno che frequenta la terza liceo scientifico si spenderanno 428,10 euro, per una ragazza in seconda liceo magistrale la spesa scende a «soli» 153,90 euro.

Si difendono gli editori. Secondo una rilevazione dell’Aie, l’associazione di categoria, effettuata sui 31.042 libri di testo in commercio, i prezzi sono decisamente sotto il tetto dell’inflazione (1,7% a giugno, secondo l’Istat). Secondo gli editori, i prezzi dei libri per la secondaria di I grado sono aumentati dell’1,03% (lo scorso anno era dell’1,08), quella secondaria di II grado dell’1% (1,26% nel 2006). Per quanto riguarda i tetti di spesa, gli editori osservano che la legge ammette lo sforamento dei tetti entro il 10%, sia la compensazione della spesa nel triennio della scuola media. Fanno notare che spetta al consiglio di istituto (di cui fanno parte anche i genitori) convalidare la scelta degli insegnanti con apposita delibera, se riconosce la necessità di scegliere i testi più adatti alle situazioni dei propri figli, a fronte delle quali il tetto può essere sforato. Sarà l’Antitrust a dire l’ultima parola sull’andamento dei prezzi dei libri delle scuole secondarie superiori. La Guardia di Finanza dovrà verificare la situazione in otto grandi città italiane.

È polemica, peraltro non nuova, sulla funzionalità dei debiti scolastici. A sollevare la questione non sono stati gli alunni penalizzati, ma il ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni. Nella scuola superiore quest’anno ci sono stati meno promossi rispetto agli anni passati, ha detto, e il dato allarmante è che sono aumentati i «debiti» nelle classi intermedie. Il 41% degli studenti delle scuole medie ha avuto un debito. In particolare, il 44% degli studenti ammessi con debito alle classi superiori ha un debito in matematica. Un dato abbastanza omogeneo in tutti i tipi di istituti scolastici. «Oltre il quaranta per cento dei ragazzi ha un debito negli anni intermedi che deve essere recuperato – ha detto il ministro – dobbiamo consentire ai nostri ragazzi di recuperarlo». Da qui la necessità di potenziare i corsi di recupero e le azioni di sostegno, oltre alla necessità di una data certa per il recupero del debito. Il ministro Fioroni ha ipotizzato il ripristino degli esami di riparazione.

Come primo provvedimento, il ministro ha firmato una circolare che assegna 64 milioni di euro per l’ampliamento dell’offerta formativa e un pieno utilizzo degli ambienti e delle attrezzature scolastiche. Trenta milioni sono destinati al recupero dei debiti formativi, corsi di sostegno e di aiuto allo studio, di approfondimento e sviluppo per gli studenti motivati; 34 milioni per la sperimentazione di metodologie didattiche innovative allo studio delle discipline curricolari. In particolare, 15 milioni sono destinati ai laboratori scientifici, 2 milioni all’approfondimento dello studio di Dante, 2 milioni alla promozione di attività motorie e sportive, 2 milioni all’approfondimento della cultura e della storia locale, 2 milioni all’apprendimento pratico della musica e 9 milioni alla copertura delle spese di apertura, funzionamento e pulizia dei locali delle scuole. Una polemica che sembra rientrata, almeno in parte, riguarda gli organici del personale docente. Oltre 3.200 nuovi insegnanti saranno assunti nelle scuole toscane. A Firenze saranno 856, gli altri capoluoghi toscani avranno tra i 200 e i 330 nuovi assunti in ruolo. Parte delle assunzioni riguarda concorsi espletati tra il 1990 e il 1999, non stupisce che alcuni abbiano cambiato lavoro. Parzialmente soddisfatti i sindacati, Cgil e Cisl fanno notare che il 25% delle cattedre in Toscana resta comunque scoperto. In pratica, dicono si coprono i posti rimasti vacanti per i pensionamenti.

Fin qui il panorama di una scuola dove, secondo una recente ricerca dell’istituto Iard e pubblicata dal Mulino, si vive con un senso di noia o di assenza di senso. Un malessere che riguarda sia i giovani che i professori. In una classe di venti studenti, ben quattro avvertono difficoltà di relazione con alcuni docenti. Un disagio che se visto con gli occhi dei professori si presenta sotto forma di incomprensione. Da aggiungere che molti insegnanti percepiscono la loro professione come irrimediabilmente in declino e guardano con pessimismo al futuro della scuola. Ancora un particolare sul non facile momento della scuola italiana. L’impressione che si ricava dal quadro fin qui delineato è che nessuno abbia più veramente il controllo della situazione cui il sistema scolastico italiano è giunto e che lo stesso ministero della Pubblica istruzione fatichi a sviluppare una coerente e continuativa politica di indirizzo e di programmazione.

Toscana – qualità dell’istruzione- Sintesi finale

Pos. Nazionale

Province

Media punti Strutture e risorse Organiz. e servizi Condizioni personale Livelli istruzione Risultati scolastici

33

Siena

418

362

347

377

384

620

51

Pisa

409

410

340

403

350

543

52

Livorno

409

444

363

380

275

582

57

Pistoia

407

426

324

411

290

584

69

Prato

399

424

357

362

272

581

71

Grosseto

398

356

359

347

352

574

73

Arezzo

396

356

322

375

335

594

78

Firenze

394

358

342

362

327

583

91

Massa

379

321

354

353

322

547

98

Lucca

370

325

312

349

295

566

Italia

396

392

308

391

309

581

Fonte: Tuttoscuola su dati Ragioneria Stato, ministero Interni, Pubblica istruzione, Università e ricerca

E dall’indagine di Tuttoscuola emerge una Toscana sotto la mediaE’ la Toscana la sorpresa negativa del primo «Rapporto sulla qualità della scuola» presentato da «Tuttoscuola», il mensile per insegnanti, genitori e studenti. Ben 152 indicatori considerati e oltre 63 mila dati trattati per una fotografia a 360 gradi che stila una classifica sugli standard di qualità delle 44 mila scuole italiane, la più grande macchina amministrativa pubblica, ma anche la più discussa. Tra i criteri sono stati considerati i migliori risultati ottenuti dagli alunni, la qualità del livello di istruzione, la corretta gestione del personale, le dotazioni didattiche e informatiche, gli interventi e le politiche finanziarie degli enti locali, la funzionalità dei servizi e degli edifici scolastici. Il primo posto è andato all’Emilia Romagna mentre la Toscana occupa il quattordicesimo posto, al disotto del valore medio nazionale (396 punti). Prima delle province toscane, Siena si colloca al trentatreesimo posto. Seguono Pisa (51) e Livorno (52), Pistoia (57), Prato (69), Grosseto (71), tutte al disopra della media nazionale. Al pari dei dati nazionali Arezzo (73) che deve la sua bassa classifica alle condizioni del personale. Va male Firenze, al 78° posto. In fondo alla classifica Massa (91) e Lucca (98), seguita da Sassari e Nuoro. Non mancano le sorprese positive: le scuole di Pistoia sono tra le più tecnologicamente avanzate in Italia, mentre a Prato tutti gli istituti hanno la mensa. Anche per quanto i risultati scolastici, quasi tutte le province sono al disopra della media nazionale, con l’eccezione di Massa e Lucca.

Come e dove operano e studiano professori e alunni? Uno dei dati significativi riguarda il rapporto alunni/classe che vede la Toscana tra le regioni più svantaggiate, insieme a Umbria, Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, che invece vantano risultati migliori in altri indicatori.

Quali sono i risultati della complessa macchina scolastica? Per quanto riguarda i ripetenti, la Toscana è al disotto della media nazionale, cioè si boccia di più, con il 3,6% di ripetenti nei licei scientifici e l’8,4% negli istituti tecnici, con un primato nazionale: il 10,3% di ripetenti nel 1° anno delle scuole di secondo grado. Quanti giovani finiscono il ciclo scolastico? È da questo che si misura il valore dell’istituzione-scuola. La Toscana anche qui «galleggia», all’11° posto nella classifica della dispersione scolastica. Il 45% dei ragazzi iscritti negli istituti professionali si è perso per strada, perché respinto o per abbandono. Negli istituti tecnici non arriva all’ultimo anno il 31,4degli studenti. Nei licei, invece, la dispersione è più contenuta: 20.2% allo scientifico, 21,4% al classico o al magistrale. Merita particolare attenzione il tasso di dispersione al termine del primo biennio degli istituti superiori (11,7 % nei licei, 21,3 % nei professionali, 14,9 % negli istituti tecnici), visto l’innalzamento dell’obbligo di istruzione disposto dalla finanziaria 2007.

430 mila i toscaniAumentano gli alunni nelle scuole toscane, con l’eccezione della media inferiore rimasta praticamente stabile. Questi i dati (tra parentesi i numeri dell’anno scolsastico 2006/7): scuola dell’infanzia 65.149 (62.407), elementari 141.719 (139.772), medie inferiori 86.758 (86.753), media superiore 144.660 (140.054). Cresce anche la percentuale degli alunni stranieri iscritti alle scuole toscane. Una crescita ipotizzabile intorno al 2 per cento.