Toscana

Scuola: assessore Grieco, «perché non fare stage nelle diocesi toscane?»

Tra le sue deleghe quella dell’istruzione, della formazione e del lavoro. L’«alternanza scuola lavoro» è resa obbligatoria in tutti gli istituti secondari di secondo grado dalla legge sulla cosiddetta «Buona scuola». E può essere realizzata con la collaborazione di enti che vanno dal mondo delle aziende vero e proprio agli ordini professionali, a musei, a settori culturali, artistici e musicali. Allora perché non attivare anche le diocesi che potrebbero mettere a disposizione archivi e biblioteche, musei e istituzioni culturali, e il mondo delle attività di volontariato. In Lombardia, un’esperienza del genere è già stata attivata. Ma andiamo con ordine

Assessore, si è appena concluso l’anno scolastico. Com’è andata?

«È stato un anno molto delicato e importante. Perché ha iniziato a produrre i suoi effetti la legge 107 che comunemente chiamiamo la Buona Scuola. Il mese di settembre è iniziato con tante proteste con i sindacati che protestavano per le assunzioni e per i possibili effetti negativi. È stato un anno difficile soprattutto per i dirigenti scolastici. Ma alla fine è andata bene. Ci sono state più risorse finanziarie e professionali per le scuole. Abbiamo cominciato a superare alcuni ostacoli culturali quali la valutazione che deve entrare anche nel vocabolario della scuola, fino ad oggi troppo autoreferenziale. È iniziato un cambiamento i cui effetti non si possono apprezzare da subito. Ma il bilancio è positivo».

I sindacati però lamentano ancora carenze di organico e tra le criticità ci sarebbero gli effetti del cosiddetto «Concorsone» che potrebbero causare slittamenti delle assunzioni mettendo in crisi la scuola toscana…

«Saranno immessi in ruolo circa 160 mila nuovi docenti. È un fatto epocale. Un concorso di questa portata non è facile da gestire. Credo però che vada a sanare la carenza di docenti soprattutto per le materie scientifiche. Poi ci sarà da mettere tutto a regime. Ma le promesse sono state mantenute».

Il suo assessorato è stata recentemente ampliato con l’aggiunta del lavoro. È un modo per collegare due mondi – scuola e lavoro – che stentano a dialogare?

«È il punto centrale del Governo nazionale e della nostra legislatura regionale: costruire un ponte tra la scuola, compresa l’università, e mondo del lavoro non soltanto inteso come impresa. Si deve capire che il mondo del lavoro è un opportunità di crescita per la costruzione della capacità critica e del saper essere del ragazzo. È importante dare pari dignità a quello che si apprende in classe e a ciò che si può imparare in un contesto lavorativo».

L’alternanza scuola-lavoro è uno di questi «ponti». Quale contributo può dare la Toscana?

«Noi ci siamo mossi in anticipo rispetto alla legge. Molti nostri istituti tecnico-professionali facevano già questa esperienza. Con un monte ore inferiore rispetto a quanto previsto oggi: 400 ore per il triennio conclusivo dei tecnico-professionali, 200 per i licei. La legge sulla Buona Scuola ha istituzionalizzato questo percorso dell’alternanza che io preferisco chiamare “alleanza” tra scuola e lavoro per coprogettare gli interventi e valutare insieme poi le competenze raggiunte».

La sua idea è che uno di questi ponti potrebbe essere costruito anche con il mondo delle diocesi toscane…

«L’alternanza si fa principalmente nelle imprese, ma non solo. Per i licei è importante valutare un’esperienza in musei, archivi e biblioteche che sarebbe di grande arricchimento per questi ragazzi. Perché allora non pensare ad un protocollo di intesa tra l’Ufficio scolastico regionale e le Diocesi toscane? Rappresenterebbe un’ulteriore occasione di arricchimento. Penso anche ai movimenti e alle associazioni che si muovono nelle diocesi con attività che vanno dalla formazione allo sport e che si svolgono con i giovani, con gli anziani, con i migranti. Esperienze molto correlate a certi indirizzi di studio quali il sociale, il socio-sanitario e i licei».

Le scuole paritarie lanciano l’allarme per un grave stato di crisi che potrebbe portare lentamente alla chiusura di molti istituti e a una «statalizzazione» del sistema. Cosa si può fare per arrivare ad una vera parità scolastica?

«Questo difficile momento deriva dal combinato disposta delle crisi demografica e di quella economica. Ma le scuole paritarie contribuiscono insieme a quelle statali al sistema pubblico dell’istruzione. E molti passi in avanti sono stati fatti. A livello statale i contributi sono aumentati, recentemente il Governo ha stanziato 12 milioni di euro per il sostegno alla disabilità all’interno delle scuole paritarie. Come Regione abbiamo sempre avuto grande sensibilità: attualmente diamo i contributi per alleggerire le rette scolastiche delle famiglie con reddito Isee sotto certi limiti. Poi diamo anche contributi diretti agli istituti. Lo facciamo con convinzione perché pensiamo che le scuole paritarie vadano ad arricchire il sistema scolastico e l’offerta educativa per i cittadini».