Toscana

Scuola: in crescita solo i licei, calano tecnici e professionali

di Ennio Cicali

Liceo, sempre fortemente liceo. È dura per gli istituti tecnici e professionali affrancarsi dalla fama – ancora presente nell’ordinamento italiano fin dai tempi della riforma Gentile – che pone gli istituti tecnici e professionali in «serie B» e «C», mentre considera i licei come la scuola di «serie A», con il classico all’apice. La riforma della scuola superiore non ha inciso sulle scelte degli studenti e delle famiglie. Le iscrizioni ai licei rimangono al primo posto, soprattutto per i corsi di tipo scientifico, mentre calano gli studenti degli istituti tecnici e professionali. Lo rileva uno studio della Cisl Scuola sulla scelta dei percorsi  nelle prime classi della scuola media superiore.

In Toscana, le iscrizioni ai licei sono state 16,177 (46,1% del totale) con un incremento del 7,3% (superiore al dato nazionale che è del 5,7%). Nel dettaglio, le preferenze vanno al  liceo scientifico con 6.451 preferenze sui 16.177 complessivi nuovi iscritti alla scuola secondaria superiore; al linguistico (2.617 nuovi alunni); snobbato il classico, una volta considerato al massimo dell’ordinamento scolastico, ora scelto «solo» da 1.995 studenti.

Tra gli istituti tecnici invece il calo è stato del 4,4% (in Italia è del 2,3%) con 10.776 nuovi alunni. Le iscrizioni  ai nuovi istituti professionali sono state 8.134 (meno 3,6%). Preferito il ramo servizi con 7.679 iscrizioni, mentre sono solo 455 i nuovi alunni che seguono i corsi di industria e artigianato.

Il passaggio dalla scuola media alle superiori può riflettersi sulla preparazione dei giovani che si affacceranno al mondo del lavoro nel 2016. Ma la loro preparazione corrisponderà, a quella data, alle richieste delle imprese? Richieste di cui si sono fatte interpreti le varie associazioni di imprenditori, dalla Confindustria all’artigianato. Alla luce dei dati  è chiaro che la risposta degli studenti è forse inferiore alle attese sugli istituti tecnici, il cui rilancio era, oltre tutto, da tempo segnalato come una forte esigenza dal mondo imprenditoriale.

Una domanda sorge spontanea: se è vero che le imprese, soprattutto le più innovative, hanno difficoltà a trovare tecnici qualificati, come agirà la scuola italiana per soddisfare le loro richieste e indirizzare i giovani verso le professioni o gli impieghi più richiesti?

Evidentemente, nota la Cisl Scuola, hanno pesato molto le esigenze di contenimento della spesa, di fatto prevalenti su quelle di una razionale e coerente definizione degli assetti didattico organizzativi. Ma anche chi, come Confindustria, ha fortemente rivendicato un rilancio dell’istruzione tecnica, deve chiedersi se la scarsa offerta di sbocchi occupazionali non abbia contribuito a rendere poco appetibili i percorsi di studio così riformati.

Pesa sui tecnici e professionali, secondo Cisl Scuola, anche il peso delle non risolte ambiguità per un settore che vede ad oggi affidate a soluzioni transitorie questioni che possono risultare decisive. Alla mancata preferenza può essere ascritta anche l’incertezza sul nuovo ordinamento, poi bocciato dal Consiglio di Stato che si è espresso negativamente sulla riduzione dell’orario settimanale delle lezioni nelle classi intermedie degli istituti tecnici e professionali decisa dal ministero.

La spirale liceo-laurea debole-disoccupazione finisce per ingrossare l’esercito di quelli che Giuseppe De Rita chiama «i qualcosisti». Ma nei prossimi anni serviranno 2,5 milioni di tecnici qualificati. Spetta alla scuola evitare che gli effetti negativi di questa spirale si dispieghino fino in fondo.