Toscana

TERRORISMO, IMAM ARRESTATO A FIRENZE, I FEDELI LO DIFENDONO

Intransigente contro il terrorismo, ha sempre condannato l’attacco agli Stati Uniti dell’11 settembre 2001. Così il presidente della Comunità islamica fiorentina, Izzeddin Elzir, descrive Mahamri Rashid, l’imam della moschea di Sorgane, alla periferia sud di Firenze, tra i cinque arrestati dalla Digos perché sospettati di essere in procinto di trasformarsi in kamikaze per attentati in Iraq contro obiettivi occidentali. Elzir, che è anche capo dell’altra moschea di Firenze, in pieno centro storico, ha precisato che Rashid non aveva a Sorgane un incarico di imam fisso, ma più in generale faceva parte del direttivo della moschea. Secondo Elzir, Rashid «è una persona saggia, tranquilla, che ha sempre condannato il terrorismo di qualsiasi matrice, islamica e non, e ogni tipo di violenza».

Combaciano con le parole di Elzir anche le descrizioni fatte del loro imam dai fedeli della moschea di Sorgane, alcuni dei quali erano ieri riuniti in preghiera e sono stati messi al corrente dell’arresto dai giornalisti. «Non ci ha mai incoraggiato a fare del male – racconta uno di loro, Monji, tunisino, 44 anni -. Se lo avesse fatto, non sarebbe stato il nostro imam. La verità è che non c’è libertà, basta che uno di noi esprima il proprio pensiero per essere accusato senza prove». Rashid, 34 anni, secondo gli inquirenti sarebbe il capo di una cellula di “Ansar al Islam”, organizzazione che fa riferimento ad Al Qaida. Risiedeva a Lucca, da dove era venuto via circa un anno fa per sostituire il precedente imam di Sorgane, il marocchino Mohamed Rafik, arrestato il 18 ottobre scorso su richiesta della magistratura di Rabat per gli attentati di Casablanca del 16 maggio 2003 e sulla cui estradizione in Marocco la Cassazione deciderà entro questo mese. Secondo quanto raccontato dai fedeli, durante la predica di domenica scorsa Rashid aveva detto che si preparava a rientrare in patria, in Algeria, per ricongiungersi con la famiglia. Per fonti inquirenti genovesi, invece, l’imam doveva partire per l’Iraq. «Voleva tornare a casa, ora che la situazione in Algeria si è normalizzata – riferisce Elzir -. Inoltre, come molti di noi, era stanco di lavorare in Italia senza riuscire a risparmiare niente per i suoi parenti».

«La sua partenza – continua Elzir – non era un segreto, ne parlava da almeno sei mesi. Non voglio interferire con il lavoro della magistratura ma questo arresto, proprio ora che Rashid stava per tornare a casa, ci suona strano». La moschea di Sorgane – una frazione di case popolari al confine tra i comuni di Firenze e Bagno a Ripoli, delimitata dalle pendici delle colline e formata da un’ unica strada principale con una ragnatela di vie secondarie – è stata ricavata da un anonimo fondo al piano terra di un palazzone in cemento armato. Dalle finestre si intravedono tappeti, scarpe ordinatamente riposte su scaffali in legno e numerose bottiglie di “Mecca-Cola”, la risposta musulmana all’americana Coca-Cola. La presenza del luogo di culto arabo a Sorgane, a stretto contatto con gli altri residenti, non è ben vista da tutti. Alcuni condomini storcono la bocca, ma la maggioranza descrive i vicini di religione musulmana come gente discreta, silenziosa, curata anche nell’aspetto e dai modi gentili. «Sono clienti distinti e perbene – rivela l’unico edicolante presente a Sorgane -. Un giorno uno di loro ha raccolto e restituito una banconota da 5 euro che mi era caduta tra i giornali. Non so quanti italiani avrebbero fatto lo stesso». (ANSA).