Toscana

TOSCANA, CAMBIANO CONCESSIONI SFRUTTAMENTO ACQUE MINERALI

Cambiano, in Toscana, i canoni e le modalità di concessione per lo sfruttamento delle acque minerali da parte delle aziende d’imbottigliamento. I primi non saranno più incassati dalla Regione ma dai Comuni in cui si trovano le sorgenti e non saranno più calcolati sulla superficie della concessione ma sulla quantità di acqua imbottigliata: il costo per le aziende sarà compreso fra gli 0,50 e i 2 euro al metro cubo. Lo stabilisce una legge approvata ieri in consiglio regionale con il voto favorevole del centrosinistra, il no della Casa delle libertà e l’astensione del Pdci. Prc non ha partecipato al voto.

La legge stabilisce anche la durata massima delle concessioni, che sarà di 25 anni (finora potevano essere anche perpetue) e che saranno gestite dai Comuni. «Punto fondamentale della legge – ha spiegato Loriano Valentini (Ds), presidente della commissione regionale attività produttive – è la definizione delle acque come patrimonio indisponibile della Regione, da tutelare come risorsa esauribile. La legge stabilisce anche un percorso di verifica sulla sostenibilità ambientale dello sfruttamento delle varie sorgenti. Fino ad oggi i proventi incassati dalla Regione in tutta la Toscana per le acque minerali e termali ammontavano a circa 370 mila euro all’anno”. «L’acqua destinata a usi termali – ha aggiunto Valentini – è soggetta a un canone annuale di 0,10 euro per metro cubo. A determinare gli importi dei canoni di sfruttamento per quelle minerali, all’interno della forchetta stabilita dalla Regione, saranno i Comuni. Nel caso però che le acque minerali siano imbottigliate in vetro anziché in plastica il concessionario ha diritto a una riduzione del canone del cinquanta per cento”.

In Toscana le imprese di imbottigliamento attive sono 17, ma l’83% del fatturato è prodotto da due sole di queste. La produzione regionale copre il 7,5% di quella nazionale. Per Lorenzo Zirri, capogruppo di FI, «la legge ha tre gravi lacune: attribuisce ai Comuni, su un bene come l’acqua, responsabilità che devono rimanere di competenza regionale; aumenta i canoni; elimina le concessioni perpetue. Questo favorisce un regime di concorrenza sleale, che finisce per favorire le grandi multinazionali”. Secondo Maurizio Bianconi, capogrupppo di An, a questi si aggiungono altri rischi, «certi Comuni di 1000 abitanti – ha detto – che hanno una concessione, finiranno per essere sovradimensionati rispetto ad altri, con un conseguente squilibrio territoriale. In questo modo un piccolo Comune si troverà in posizione di debolezza rispetto alle grandi imprese e multinazionali con cui dovrà trattare”.

Anche per Marco Carraresi, capogruppo dell’Udc, «la legge definisce i canoni in un modo del tutto opinabile e garantisce ai Comuni importi risibili rispetto a quanto poi guadegneranno le aziende”. Per Nino Frosini (Pci) “la legge si inserisce in un quadro normativo inesistente, ma offre alle aziende la possibilità di guadagnare con un bene pubblico per anatonomasia e al contempo non dà grandi prospettive di introiti ai Comuni”. Apprezzamenti invece da Erasmo D’Angelis (Margherita), «perché la legge pone fine allo sfruttamento illimitato delle nostre sorgenti e offre garanzie agli enti locali”. D’accordo anche Fabio Roggiolani, capogruppo dei Verdi: «è necesario stabilire limiti e controlli per le aziende affinché le risorse idriche siano rinnovabili e non vengano impoverite le comunità toscane”. Giovanni Barbagli, capogruppo del Prc, ha ricordato che «il consumo dell’acqua non deve essere calcolato in base a quanto dichiarono i concessionari ma secondo criteri oggettivi”. «Con questa legge – ha concluso l’assessore regionale alle attività produttive, Ambrogio Brenna – mettiamo i contatori alle sorgenti e mettiamo sotto controllo il bilancio idrico. La nuova legge è il migliore punto di equilibrio fra tutela e valorizzazione delle acque minerali e termali e il rispetto della competitività delle aziende. La Regione non rinuncia alla potestà di difesa delle risorse idriche, anzi la legge prevede forme di monitoraggio sullo sfruttamento delle sorgenti”. (ANSA).