Toscana

TUMORI, ECCO IL QUADRO AGGIORNATO IN TOSCANA; AUDIZIONE IN CONSIGLIO REGIONALE

Il quadro di come funziona la cura e la prevenzione dei tumori in Toscana è stato delineato questa mattina in Commissione sanità. Durante la seduta si è svolta infatti l’audizione dei vertici dell’Istituto toscano tumori, del Cspo (Centro per lo studio e la prevenzione oncologica) nonché dei responsabili dell’Azienda ospedaliera pisana, che hanno presentato la situazione nella provincia di Pisa. In una prossima seduta della Commissione, saranno ascoltati i rappresentanti dei servizi di Siena e Firenze.

I DATI TOSCANI. Ecco gli ultimi dati, forni dall’Istituto toscano tumori. Per l’intera regione Toscana sono stimati 24 mila nuovi casi di tumore ogni anno. I tumori che sono diagnosticati più frequentemente, esclusi gli epiteliomi della cute, sono fra gli uomini il tumore della prostata (19,5% del totale), quello del colon-retto (16.8%), del polmone (15.2%) e dello stomaco (5.9%), mentre fra le donne i tumori più frequenti sono il tumore della mammella (29.9%), il colon-retto (14.4%), il corpo e collo dell’utero (6.5%) e lo stomaco (5.3%).

E i cosiddetti “big killer”, cioè i tumori che provocano la morte del maggior numero di pazienti, sono (in base ai dati del registro di mortalità regionale) fra gli uomini il tumore del polmone (27.9% del totale dei decessi neoplastici), il colon-retto (12.7%), prostata (8.3%), stomaco (8.2%) e la vescica (5.2%), mentre tra le donne la mammella (14.2%), il colon-retto (14.1%), il polmone (10%), lo stomaco (9.2%) e l’ovaio (4.5%).

Negli ultimi dieci anni si sono evidenziate alcune tendenze: fra gli uomini sono in calo il tumore al polmone e in aumento la diagnosi di nuovi casi di tumore della prostata, in virtù della diffusione della ricerca dell’antigene prostatico specifico. Ancora, se per le donne il tumore al senso rimane prevalente (un terzo dei casi diagnosticati), è in aumento, a differenza che per gli uomini, il tumore ai polmoni: questo perché, mentre diminuisce il numero dei fumatori maschi, è in costante aumento quello delle fumatrici. Infine, si segnala una riduzione dei casi di tumore allo stomaco, presumibilmente a causa dell’incremento di consumo di frutta e verdura e dei miglioramenti nella conservazione dei cibi.

La sopravvivenza dei casi di tumori si presenta in generale crescita nel corso del tempo. Ad esempio per i casi diagnosticati nel 1985-1989 era per il totale dei tumori del 41% fra i maschi e del 54% per le donne, mentre per i casi diagnosticati nel 1995-1999 è rispettivamente del 55% e del 66%. La probabilità di sopravvivenza risulta particolarmente buona per alcune patologie, prima fra tutte per il tumore alla mammella (89%), alla prostata (81%), al corpo dell’utero (79%), mentre non presenta sostanziali cambiamenti per il tumore al polmone.

L’ISTITUTO TOSCANO TUMORI. Il direttore Gianni Amunni ha spiegato che l’Istituto è nato per la volontà della Toscana di organizzare l’insieme dei servizi regionali secondo una logica di rete. Se alle Asl spetta il compito di garantire l’accesso, la presa in carico del paziente e l’avvio di un percorso assistenziale, e all’Area Vasta spetta il compito di rispondere ad almeno l’80% della richiesta di cura, l’Istituto ha il compito di monitorare l’efficienza del sistema, di elaborare le scelte strategiche sul piano assistenziale e della ricerca, di realizzare funzioni di service: a questo proposito è stato finalmente esteso all’intero territorio regionale il Registro tumori (prima attivo solo a Firenze) e sono in fase di avvio due progetti per porre riparo a due tendenze a dir poco anomale presenti nella nostra regione, e cioè l’incidenza ben sopra la media di tumori gastrici nell’area del Casentino e di tumori polmonari nell’area nord della costa (Massa, Carrara e Viareggio).

IL CSPO. Giancarlo Maltoni, commissario straordinario del Centro per lo studio e la prevenzione oncologica, ha ricordato che il centro è divenuto riferimento nazionale per lo screening; ormai decennale è l’attività di screening, condotta nella provincia di Firenze, sul tumore al collo dell’ultero, alla mammella e su altre patologie oncologiche, che ha portato a una riduzione della mortalità del 30-40% per tumore alla mammella e del 18-25% per tumore al colon-retto. Il centro, che ha come funzione la ricerca e la prevenzione, nonché l’assistenza e riabilitazione, conta circa 300 dipendenti (il 70% dei quali laureato) ed è ad oggi in attesa del riconoscimento dello status di Istituto di ricerca e cura da parte del ministero della sanità.

LA SITUAZIONE A PISA. Antonio Delvino, direttore sanitario dell’Azienda ospedaliero-universitaria pisana, e i primari di radioterapia Luca Cionini e di ematologia Mario Petrini hanno fatto il punto dell’oncologia nella provincia. Nel 2005 i ricoveri sono stati 70.000, il 13% dei quali dovuti a tumore. L’oncologia medica ha effettuato 1330 ricoveri, con un’indice di attrazione da fuori regione di 19.48. La radioterapia ha effettuato 752 ricoveri, con un’indice di attrazione extraregionale di 17.75. Per quanto riguarda la radioterapia la Toscana, con i suoi 9 centri, è ancora lontana dall’obbiettivo considerato ottimale di 4 centri per ogni Area Vasta.

TROPPI ESAMI SONO PERICOLOSI. Se da un lato in Toscana si lamentano liste di attesa per gli esami diagnostici e per la radioterapia, dall’altro c’è chi mette in guarda dal rischio dell’”esame facile”. Eugenio Picano, ricercatore del Cnr di Pisa, ha condotto uno studio sugli effetti delle radiazioni ionizzanti che presenta dati assolutamente allarmanti. Secondo stime internazionali, dal 30 al 50% degli esami potrebbero essere evitati o sono assolutamente inopportuni. La rivista scientifica “The Lancet” nel 2004 ha reso noto che il rischio di cancro attribuibile all’esposizione di raggi x per diagnostica oscilla nei paesi sviluppati dallo 0,6% al 3,2%, ma si tratta di dati riferiti a dieci anni fa e quindi enormemente sottostimati. Per capire quello che può essere l’impatto radiologico di alcuni esami, basti pensare che una scintigrafia miocardica da stress corrisponde a 1500 radiografie al torace, una Tac coronarica a 750 radiografie. La cosa più grave è che sono i medici i primi a non conoscere l’impatto di un esame di questo tipo.

PESTICIDI E LINFOMI. Un altro dato uscito dall’audizione tenuta questa mattina in Commissione sanità è che nella provincia di Pisa esiste una stretta corrispondenza fra presenza di pesticidi nel terreno e casi di linfoma follicolare. Come ha spiegato il dottor Mario Petrini, uno studio condotto e ripetuto a distanza di dieci anni dimostra che la mappa del territorio della provincia in cui compaiono le zone in cui i pesticidi sono assorbiti con maggiore difficoltà dal terreno è perfettamente sovrapponibile a quella dei casi denunciati di linfoma, con punte di rischio che vanno dal 61% di Casale Marittimo al 2% di Buti. Dalla Commissione è venuto l’invito ad estendere lo studio a tutto il territorio regionale.

Attivarsi per il riconoscimento del Cspo da parte del ministero della sanità, aggredire il problema della carenza riscontrata nella radioterapia, insistere affinchè la collaborazione e il coordinamento che le strutture operano nell’accoglienza del paziente oncologico siano migliorati sono le raccomandazioni e gli obiettivi di lavoro che la Commissione sanità si è posta al termine dell’audizione. Il presidente della Commissione in particolare ha sollecitato una precisa indicazioe su quello che è il rischio da eccesso di esposizione per esami medici, richiamando a un uso consapevole degli screening e alla necessità di un consenso informato del paziente; in quanto al problema dei pesticidi, la Commissione chiederà all’Arsia una mappatura dei territori a livello regionale per richiedere un uso dei pesticidi correlato alle caratteristiche del terreno. (cs-cem)