Toscana

Terremoto. A Firenze Stazione Fs, Novoli, Teatro Opera aree più a rischio

Un fenomeno, in pratica, che ha reso il suolo più instabile verso le sollecitazioni sismiche. É lo scenario emerso grazie all’elaborazione dei dati raccolti, in questi ultimi anni, dagli esperti del dipartimento di scienze della terra dall’università, in collaborazione con il Comune. L’esito del monitoraggio è stato presentato da Massimo Coli, docente di geologia strutturale e del sottosuolo, e Riccardo Fanti, docente di geologia applicata e idrogeologia, alla presenza dall’assessore all’Ambiente Alessia Bettini. Il dipartimento dell’Ateneo e Palazzo Vecchio hanno anche rinnovato gli accordi per conoscere in modo ancor più dettagliato le zone maggiormente vulnerabili al rischio sismico, ampliando le analisi anche su aree meno conosciute. Un’intesa strutturata principalmente su tre punti: l’aggiornamento e l’adeguamento del database geologico comunale; lo sviluppo del modello 3D del sottosuolo; infine la relazione Illustrativa con le procedure operative in caso di emergenza.

Una delle novità, poi, sta nel monitoraggio della pericolosità idrogeologica e delle deformazioni del terreno sotto la chiesa di San Salvatore e la collina di Monte alle Croci. Quest’area, in particolare, che presenta tratti di instabilità fin dal ‘400 (la coda era nota anche a Leonardo da Vinci, spiegano gli accademici), è da oltre venti anni oggetto di una cooperazione scientifica e tecnica per definire le possibili condizioni a rischio. L’area, tranquillizza Fanti, «negli ultimi anni non ha subito nessun spostamento critico ed è controllata in tempo reale grazie al lavoro degli estensimetri in foro, piantati sul terreno. Oltre a questo, i dati vengono raccolti anche manualmente attraverso periodiche ricognizioni sul posto».

Sulla collina un’attenzione specifica è data sul versante settentrionale, dove fin da epoca storica sono già stati riscontrati movimenti del terreno. Il nuovo monitoraggio, quindi, permetterà di definire le puntuali condizioni di pericolosità e rischio dell’area, caratterizzata da elevata vulnerabilità geomorfologica e dalla presenza di elementi a rischio di grande valore architettonico e culturale. Tra queste il convento di San Salvatore, di proprietà comunale, «recentemente interessato da lesioni murarie di nuova formazione o comunque ad evoluzione recente», rivelano i ricercatori. Ai dati provenienti dalla rete strumentale presente sul terreno, in sostanza, si affiancheranno i radar, le informazioni sulle eventuali deformazioni del terreno che consentiranno di attivare un’ulteriore azione di sorveglianza.