Toscana

Torna la «spesa della solidarietà»

di Marco Lapi

Ormai non c’è più da promuoverla o ricordarla. La Colletta Alimentare, appuntamento che torna ogni anno l’ultimo sabato di novembre, è diventata per tantissimi italiani una buona abitudine. In gran parte come acquirenti di generi alimentari per i poveri, ma in numero sempre crescente anche come volontari, schierati con le tradizionali pettorine gialle davanti ai punti vendita dove si svolge la raccolta.

Eppure, quest’anno sarà una Colletta particolare per più motivi, che allontanano di mille miglia il rischio della «buona azione» vissuta con superficiale routine. Non a caso del Banco Alimentare e della «spesa della solidarietà» di sabato 26 ha parlato anche Benedetto XVI all’Angelus di domenica 13, salutando i volontari convenuti in piazza San Pietro. Quest’anno è tutto diverso. C’è l’incombenza della manovra economica che, se da un lato fa crescere ancor più le sacche di povertà, dall’altro può preoccupare per i possibili contraccolpi sulla raccolta stessa, anche se finora i donatori hanno risposto con generosità crescente ai segnali di crisi che già da anni si sono affacciati all’orizzonte. Ma c’era una questione ancor più grave cui i Banchi Alimentari di tutta Italia e non solo sarebbero stati chiamati a far fronte: il «veto» al Programma comunitario di aiuto alimentare a favore dei meno abbienti (Pead) operato da una «minoranza di blocco» composta da sei Paesi ricchi del nord dell’Unione, e cioè Germania, Svezia, Regno Unito, Danimarca, Repubblica Ceca e Paesi Bassi, convinti che le forniture alimentari agli indigenti dovessero far parte unicamente delle politiche sociali da definire non a livello comunitario ma statale. Fortunatamente lunedì 14, dopo sette mesi di battaglia, si è giunti a una soluzione positiva: il Ministro dell’Agricoltura tedesco ha saputo guardare con realismo la grave situazione che si sarebbe venuta a creare e con estrema saggezza ha fatto venire meno la minoranza di blocco, raggiungendo un accordo politico per il mantenimento dei 500 milioni di euro per il 2012-2013.

«Nella sciagurata ipotesi del taglio degli aiuti comunitari al programma Pead – spiega per il Banco Alimentare della Toscana l’ex presidente Natale Bazzanti – avremmo puntuto avere un crollo dei quantitativi di generi alimentari che annualmente riesce a recuperare. Infatti i cosiddetti prodotti Agea rappresentano oltre il 50% del totale dei prodotti recuperati». Comunque i volontari toscani del Banco si erano già mobilitati cercando di incrementare le altre fonti di entrate di prodotti: Colletta, Grande distribuzione organizzata, Siticibo e aziende agroalimentari. «Tra l’altro – aggiunge Bazzanti – i prodotti che provengono da Siticibo (piatti cotti ma non scodellati, n.d.r.) e aziende agroalimentari rispecchiano la vera mission del Banco, in quanto sarebbero stati destinati a finire in discarica».

I rapporti con le grosse aziende vengono di norma tenuti dalla Fondazione Banco Alimentare, che concorda le donazioni di prodotti: il ritiro avviene su segnalazione della Fondazione o della ditta stessa. Quelli con le aziende locali sono invece lasciati ai singoli Banchi regionali. «Un’attività – rivela l’ex presidente del Banco toscano – finora vissuta più su occasioni che su un lavoro organizzato. Ora invece è stato costituito un “Gruppo aziende” coordinato da Francesco Livi e di quale fanno parte alcuni amici che come Francesco svolgono attività professionali di tipo imprenditoriale (marketing, trasporti, consulenza aziendale, etc,) e quindi titolati ad avere rapporti con imprenditori del settore agroalimentare.

A ciascun membro sono state affidate alcune aziende agroalimentari (per ora delle province di Firenze, Prato e Pistoia, in attesa di poter allargare il gruppo), alcune già donatrici di prodotti al Banco, altre da contattare ex novo, che verranno seguite in modo da instaurare un rapporto fisso di collaborazione. Si tratta innanzitutto di far conoscere come lavoriamo, la nostra serietà e precisione, il rispetto di tutte le normative fiscali, igienico-sanitarie e via dicendo, perché se è vero che le aziende donatrici hanno alcuni sgravi fiscali in caso di donazioni di generi alimentari al Banco, di sicuro non è questa la molla che può far scattare la voglia di collaborare con noi. È certamente più semplice premere un tasto del computer (meno complicazioni burocratiche, meno responsabilità, meno impazzimenti) e mandare in discarica alcuni pallets di prodotti ancora buoni e che potrebbero diventare preziose risorse per tante persone indigenti».

«Siamo in emergenza – insiste Bazzanti –, i poveri aumentano comunque a prescindere dalla vicenda dei prodotti Agea: facciamo quindi un appello ancora più grande per la prossima Colletta ma occorre anche che tutti ci diano una mano per la lotta allo spreco, in particolare le aziende agroalimentari e le piattaforme di distribuzione. A loro possiamo offrire la nostra organizzazione e la nostra serietà perché quanto donato giunga a buon fine ma soprattutto la possibilità di fare il Banco con noi e sapere che prodotti che hanno fatto con cura e amore non andranno al macero, ma nelle mense dei poveri e nei pacchi famiglia». Ma tu, chiediamo, che ruolo hai nel gruppo? «Faccio l’attività di segreteria. Che bella carriera: da presidente a segretario del Livi!», esclama ridacchiando. Esattamente il contrario di Andrea Giussani, intervenuto sabato 5 novembre a Palazzo Vecchio al convegno «All’origine della gratuità. Uomini grati», manager in pensione giunto alla vicepresidenza della Fondazione dopo appena un anno e mezzo di volontariato al Banco, e non per… l’importanza del cognome. «Eppure – conclude Natale – sono molto contento: sto due giorni al Banco, insieme agli altri volontari… quante storie, quante ragioni per passare ore ed ore in magazzino, ma soprattutto quante facce liete!! E soprattutto la mia».

In Toscana 7500 volontari in quasi500 supermercatiSabato 26 novembre più di 120 mila volontari della Fondazione Banco Alimentare onlus, in oltre 8.600 supermercati italiani, inviteranno a donare alimenti a lunga conservazione (olio, alimenti per l’infanzia, scatolame comprendente tonno, carne, legumi, pelati e sughi) che poi saranno distribuiti a oltre 8.000 strutture caritative (mense per i poveri, comunità per minori, banchi di solidarietà, centri d’accoglienza, ecc.) che aiutano 1.400.000 persone povere. Le donazioni di alimenti ricevute durante la Giornata nazionale della Colletta Alimentare (Gnca) andranno a integrare quanto la Rete Banco Alimentare recupera grazie alla sua attività quotidiana, combattendo lo spreco di cibo (nel 2010 circa 65.000 tonnellate di alimenti, pari a un valore di 210 milioni di euro ovvero al carico di oltre 2.000 tir).Come spiegato in questa stessa pagina, il piano degli aiuti alimentari europei (Food for free o Pead), messo seriamente in difficoltà quest’anno, è stato salvato in extremis. La Fondazione Banco Alimentare si è detta comunque certa che la Gnca sarà in ogni caso «un imponente esempio di solidarietà popolare che i governi europei dovrebbero tenere ben in considerazione nell’affrontare la grave crisi che travolge, prima di tutto, la vita delle persone rispetto a quella delle organizzazioni».Le ragioni di fondo di questo gesto di carità sono descritte nel testo delle «dieci righe», il giudizio sintetico che ogni anno viene offerto a tutti coloro che a vario titolo partecipano alla Colletta: «Il momento storico che stiamo vivendo rimane molto delicato e drammatico. I poveri sono in costante crescita e sono sempre più prossimi a ciascuno di noi. Non manca solo il cibo, manca il lavoro, la casa e soprattutto sembrano venir meno le ragioni per sperare e per questo si è sempre più soli; una solitudine spesso avvertita da chiunque, poveri o ricchi. Cristo, presente ora, colma quella solitudine, risponde a tutte le esigenze del nostro cuore. Per questa esperienza, proponiamo ad ognuno la “Colletta Alimentare”, perché facendo la spesa per chi è nel bisogno, si ridesti tutta la nostra persona, cominciando a vivere all’altezza dei desideri del nostro cuore».

La Giornata nazionale della Colletta Alimentare gode dell’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica e del Patrocinio del Segretariato Sociale della Rai ed è resa possibile grazie alla partecipazione di decine di migliaia di volontari aderenti all’Associazione Nazionale Alpini, alla Società San Vincenzo De Paoli e al Movimento di Comunione e Liberazione.

L’edizione del 2011 è la quindicesima e in Toscana vi parteciperanno circa 7.500 volontari, alternandosi nei 480 supermercati previsti (l’elenco è sul sito www.bancoalimentare.it). Per confezionare i prodotti raccolti avranno a disposizione circa 78 mila scatole contro le 73 mila dello scorso anno, quando nella nostra regione fu raggiunto il record di 743 tonnellate, redistribuite nei mesi successivi ai 574 enti caritativi convenzionati con il Banco Alimentare della Toscana.