Toscana

Toscana: altri 35 milioni da Ue per i giovani

Un assegno che “per la Toscana – ha rapidamente calcolato il presidente della Regione, Enrico Rossi – vuol dire altri 35 milioni che si aggiungono ai 70 già stanziati”.

Si parlava di giovani (con tanti giovani) oggi a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, sede della presidenza della Regione: un evento per fare il punto sui progetti avviati e che in Toscana sono partiti quattro anni fa, dal progetto Giovanisì alla Garanzia Giovani, un confronto aperto su quello che si potrà o dovrà fare nei prossimi anni. Tra luci e ombre, formazione e occupazione, “l’opportunità” che può arrivare dall’ingresso nel mondo del lavoro dei giovani, su cui costruire lo sviluppo futuro, e la “guerra di trincea” che si combatte tutti i giorni contro la disoccupazione giovanile, cresciuta ogni anno dall’inizio della crisi nel 2008. Lo sottolinea il commissario Andor e i numeri toscani li dà il presidente Rossi: 50 mila giovani under 30 senza lavoro, altri 30 mila scoraggiati e 20 mila cosiddetti Neet, ovvero giovani che non studiano né cercano un lavoro. “Centomila giovani senza occupazione contro 170 mila che ce l’hanno sono un dato drammatico – rimarca più volte Rossi – e la Toscana non è neppure tra le regioni peggiori, anzi tra le migliori”. E’ un dato drammatico nei numeri ma soprattutto per le conseguenze, perché “senza passaggio del testimone tra generazioni rischia di essere precluso lo sviluppo”.

Dalla parte dei giovani – Per questo serve un cambio di passo secondo il presidente toscano. Per questo “occorre – dice – cambiare verso alle politiche europee, in un Europa che di disoccupati ne conta complessivamente più di 25 milioni e in Italia tre e mezzo, ma che potrebbero essere sei se consideriamo anche chi un lavoro lo vorrebbe ma non lo cerca più”. Oppure chi è stato costretto al part-time ma sarebbe stato disposto a lavorare di più.

“Stiamo facendo il nostro dovere e continueremo a farlo – sottolinea Rossi ai giornalisti che gli fanno domande – Quello che offriamo ai giovani è l’opportunità di un rapporto con il mondo del lavoro, che non significa automaticamente un lavoro. Con Giovanisì ed ora anche con Garanzia Giovani non possiamo garantire il posto sicuro a tempo indeterminato su cui costruire un progetto di vita, ma è comunque un inizio per rendere i giovani autonomi”. Una possibilità per uscire di casa: perché, raccontano alcuni giovani scelti come testimonial, non basta solo la voglia per farlo. Tre anni di contributi sull’affitto, la possibilità di fare esperienza attraverso stage e tirocini, incentivi alle imprese e prestiti per chi vuol mettersi in proprio. Aiuti a mettere su magari un maneggio, che è il sogno raccontato da una ragazza e coronato grazie ad un finanziamento di 40 mila euro. Questo è Giovanisì e questo sarà Garanzia Giovani.

Tante iniziative, dal lavoro al welfare alla formazione – In sala l’assessore al lavoro e alle attività produttive Gianfranco Simoncini aveva ricordato poco prima i 400 milioni investiti sui giovani dalla Toscana dall’inizio della legislatura e le tante nuove misure pronte a partire da settembre. La vice presidente Stefania Saccardi aveva parlato di un’altra conseguenza della crisi: il venir delle reti familiari, che un tempo potevano aiutare i giovani ed oggi meno. Da qui l’importanza di nuovi strumenti per il welfare. Emanuele Bobbio, assessore alla formazione e all’istruzione, aveva raccontato invece la riforma che la Toscana sta costruendo sulla formazione, con contributi che andranno solo a chi crea davvero lavoro, e sottolineato l’importanza di istituti tecnici superiori e politecnici professionali. Per avvicinare scuola e lavoro.

Il lavoro al centro dell’agenda europea – “Ma affinché alla lunga tutti questi sforzi non risultino inutili – conclude Rossi – serve una svolta ancora più profonda e dobbiamo percorrere strade nuove”. Il presidente cita il sindaco di Firenze La Pira, “che bruciava dalla voglia di dare lavoro”. “Occorre rimettere al centro il lavoro – ripete Rossi -, ci vuole una grande politica di investimenti pubblici : sulla cultura, sui servizi alla persona, sul fronte del rischio idrogeologico, le infrastrutture. Naturalmente serve che anche privato e imprese ci credano”. E’ il partenariato ampio, “essenziale”, di cui parla anche Andor. “Per i giovani è necessario anche un movimento di lotta politica e sindacale in Europa. Quel che è certo – confessa Rossi – è che non abbiamo molto tempo: rischiamo una generazione destinata a ribellarsi”.