Toscana

Toscana, una regione senza eccellenze?

«Se i soldi non fanno la felicità figuriamoci la miseria» è una delle caustiche battute attribuite a Woody Allen. Ma i soldi non sono tutto, si sa, e ci sono cose che non si possono comprare. La variazione del Pil (Prodotto interno lordo) cioè la ricchezza di una nazione, è spesso usata come l’unico indicatore del risultato delle politiche pubbliche, ma fu Bob Kennedy, nel 1968, a dire che il Pil «misura tutto eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta».

Ecco allora che un po’ di anni dopo, il progetto è del 2011, nasce il Bes (Benessere equo e sostenibile). Il Bes, una sigla alla quale forse dovremo abituarci, è un progetto congiunto di Istat (Istituto nazionale di statistica) e Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), ed è descritto in un rapporto che è stato presentato l’11 marzo alla Camera (scaricabile qui).

Il Bes è un grosso lavoro di sintesi e riorganizzazione di rilevazioni statistiche, ma anche un oggetto complesso poiché il benessere ha molti aspetti a ciascuno dei quali corrispondono delle misure o indicatori. Dodici sono gli aspetti che il Bes considera:salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, ricerca e innovazione e qualità dei servizi. A ciascuno di questi aspetti corrispondono in media 11 indicatori, per un totale di 134.

Per la maggior parte di questi indicatori è disponibile il valore a livello regionale, ed è quindi possibile valutare il Bes di una regione in rapporto alle altre venti. Il Rapporto Bes purtroppo non fornisce delle valutazioni complessive per ciascun aspetto e per ciascuna regione, che comunque si possono ottenere con pazienti elaborazioni.

Come ne esce fuori la nostra regione? In estrema sintesi si può dire che la Toscana non sta in cima alle classifiche del benessere, come del resto era stato osservato nel rapporto «Toscana 2030» dell’Irpet (Istituto regionale programmazione economica della Toscana), ma piuttosto in una posizione mediana.

Veniamo ai 12 aspetti. Prima le buone notizie. Un risultato confortante è che nella salute la Toscana ha un buon piazzamento. E’ tra le prime posizioni per quanto riguarda la speranza di vita, circa 80 anni. Significa che si vive a lungo e in buona salute. Non siamo i più longevi del mondo, come sosteneva il rapporto della Regione presentato nel 2011, dato che le Marche e il Trentino ci superano, anche se di poco. Comunque la salute va complessivamente meglio che in Emilia-Romagna e quasi come in Umbria, due regioni confinanti ed amministrate dalla stessa parte politica, con le quali, tanto per avere un termine di paragone, si sono confrontati i risultati della Toscana.

Nel benessere economico, che poi, dati gli indicatori disponibili per regione, significa soprattutto mancanza di povertà, ce la caviamo, ma questo benessere non è percepito, tanto che il benessere soggettivo è ai minimi, e qui forse si conferma il carattere toscano critico e brontolone.

Il benessere economico è legato alla qualità dei servizi, che include i posti letto negli ospedali (siamo all’11esimo posto con 6,3 posti letto per mille abitanti, da confrontare con i 17 della prima, la Valle d’Aosta), e assistenza domiciliare alle persone anziane (nella quale siamo al 14esimo posto). Nel complesso della qualità dei servizi siamo inferiori sia all’Emilia che all’Umbria.

Nel lavoro la Toscana ha una posizione mediana simile a quella dell’Umbria, ma è sopravanzata dall’Emilia, in particolare per il tasso di occupazione nel quale la Toscana è al 67,6% in confronto all’Emilia che è a 72%, e al primo posto del Trentino che è al 73%.

L’aspetto decisamente peggiore è quello della sicurezza, dove siamo nelle ultime posizioni della classifica per i furti in abitazioni, 17 per mille famiglie, mentre il Trentino e la Basilicata, prime in classifica, ne hanno circa un terzo, e al penultimo posto per la violenza sulle donne, con circa il 3% delle donne che hanno subito violenza dal partner, in confronto alla Valle d’Aosta o al solito Trentino, primi con l’1,3%. Non è consolante sapere che complessivamente anche Emilia e Umbria, nella sicurezza, siano allo stesso nostro livello.

Gli aspetti che riguardano i rapporti sociali e cioè relazioni sociali e politica vedono la Toscana in buona posizione, un po’ sopra la media. Nelle relazioni sociali da segnalare il primo posto per la percentuale di genitori che giocano coi loro bimbi, seguiti dall’Umbria. Evidentemente nell’Italia centrale si vive più rilassati.

La politica vede tradizionalmente un tasso relativamente elevato di partecipazione alle elezioni, nonché una fiducia nei governi locali, leggermente inferiore all’Emilia ma superiore all’Umbria.

Paesaggio e ambiente mostrano invece delle crepe. Nel paesaggio siamo complessivamente battuti dall’Umbria, ma superati anche dall’Emilia. Siamo i primi per la conservazione degli edifici storici, ma abbiamo anche un indice di abusivismo edilizio, non certo ai livelli campani (55%), ma comunque pari all’8% nel 2010. Siamo invece ultimi per gli effetti della programmazione regionale dello sviluppo rurale, sulla la tutela del paesaggio.

L’ambiente da il solito risultato mediano. Complessivamente siamo superati dall’Umbria. Il dato sui chilometri di coste balneabili è significativo. La Toscana, col 65% delle coste balneabili nel 2009, è sotto la media nazionale (67%) e viene dopo la Campania e l’Emilia che è al 75%.

Nei due aspetti più rilevanti per guardare al futuro ed agganciare la ripresa economica, istruzione e ricerca, la Toscana mostra notevoli problemi.

L’istruzione e la formazione è l’aspetto più preoccupante, con pochi indicatori nei quali la regione figura entro i primi 10. Siamo all’11esimo posto per le persone con una elevata competenza informatica, indicatore nel quale l’Emilia risulta al primo posto. Ma siamo anche al 12esimo posto per la percentuale di laureati con circa il 22%, indicatore nel quale l’Umbria figura al secondo posto con poco più del 25%.

Un po’ meglio nella ricerca e innovazione. Siamo ottavi per il numero dei brevetti con 70 brevetti per un milione di abitanti, in confronto all’Emilia che ne ha 140 circa. Complessivamente nella ricerca e innovazione l’Emilia ci supera abbondantemente.

Dal Rapporto Bes esce un quadro di una Toscana che si distingue per la salute. Non ha punte di povertà, anche se il benessere percepito è ai minimi. La qualità dei servizi non è delle peggiori ma neppure delle migliori. Paesaggio e ambiente sembrano essere differenti dalla tradizionale immagine forse da cartolina. Mostra carenze nella istruzione e nella ricerca e innovazione. Rispetto alle due regioni confinanti, abbiamo risultati complessivi simili a quelli dell’Umbria e nettamente inferiori all’Emilia.

Forse altre indagini giungeranno a risultati diversi. Gli indicatori danno spesso valutazioni controverse e discutibili, anche se al Bes dovrebbe essere riconosciute sia equidistanza che imparzialità. Ma un Bes anche elevato consolerà i toscani dalla diminuzione del Pil?

* Ricercatore, Dipartimento di Architettura (Università  di Firenze)