Toscana

Trasporto locale, grandi manovre verso la gara unica

DI ENNIO CICALI

Le aziende del trasporto pubblico locale hanno operato finora separate ma dovranno riunirsi per affrontare la gara unica predisposta dalla Regione, necessaria a seguito dei tagli pesanti operati dal governo Berlusconi che l’hanno costretta a ridurre progressivamente gli stanziamenti:  dai 213 milioni del 2010 ai 200 per il 2011. Per il 2012, la Regione prevede di stanziare circa 200 milioni di euro (-2,4% sul 2011), senza considerare i costi di produzione (gasolio, manutenzione autobus, ecc); è prevedibile un taglio dei servizi del 5% rispetto al 2011.

La gara unica sarà presumibilmente bandita entro dicembre e aggiudicata a fine 2012; avrà la valenza di 9 anni per un valore di 160 milioni di euro l’anno (1.440.000.000 di euro complessivi) per un servizio  di circa 120 milioni di chilometri di linee urbane ed extraurbane. Sono previsti ulteriori 30 milioni di euro l’anno per rinnovare il parco mezzi visto che l’ utilizzo medio complessivo si aggira su 13/17 anni con molti km effettuati. Inoltre vi sarà anche una «rivoluzione tariffaria» a livello regionale.

In presenza degli stessi servizi e stesso percorso, ci saranno biglietti differenziati con costo diverso, a seconda del reddito del cittadino; infatti per stabilire la quota da pagare, si dovrà andare in biglietteria con il certificato Isee. Sarà inoltre definita una nuova rete delle tratte urbane ed extraurbane. Su questa stanno lavorando nelle varie province le conferenze dei servizi che raccolgono gli enti locali, gli enti più vicini al cittadino e più consapevoli delle effettive necessità del territorio.

È un universo composito quello del trasporto pubblico locale in Toscana, dove le aziende grandi coprono il 95% dei servizi: Ataf e Autolinee Toscane (Firenze), Compagnia Toscana Trasporti (Livorno, Lucca, Massa Carrara, Pisa, Pistoia, Prato), Sita (Arezzo, Firenze, Siena), Tiemme (Arezzo, Grosseto, Piombino, Siena). Vi sono poi altri piccoli operatori (artigiani, cooperative, imprenditori privati) per il restante 5 per cento. Il settore conta 7.650 dipendenti, di cui 6.332 autisti, 703 addetti alla manutenzione e 595 amministrativi più un consistente indotto.

I bus toscani rappresentano un «boccone prelibato» che potrebbe far gola ai grandi colossi del trasporto pubblico europeo. Alcuni sono già presenti in Italia come il francese Rapt (presente nella tranvia fiorentina e in Autolinee Toscane) o Ltd, un’azienda inglese già operante a Brescia e che si dice interessata ai trasporti fiorentini.

La partecipazione dell’Ataf di Firenze alla gara regionale rappresenta un’incognita per la creazione di una struttura unica per il trasporto pubblico. Negli ultimi giorni si è assistito alla polemica tra il sindaco Matteo Renzi – Firenze non può essere trattata come una frazione di campagna – e il  presidente della Regione Enrico Rossi che pone paletti ben precisi. Una schiarita sembra essere venuta dal vertice con l’assessore ai trasporti della Regione, Luca Ceccobao, e i comuni che con Firenze partecipano, come soci, alla gestione dell’Ataf (Sesto Fiorentino, Bagno a Ripoli, Scandicci, Vaglia, Calenzano, Impruneta, Campi Bisenzio, Fiesole). E’ stato anche affrontato il tema della minore «velocità commerciale» di Firenze dove il costo del servizio è più alto perché  maggiore è il tempo impiegato per svolgerlo.

La Cap cerca alleanzedi Damiano Fedeli

Nel panorama del trasporto pubblico toscano, Cap, la cooperativa pratese, rappresenta un’eccezione. Proprio per la sua forma di cooperativa, è un’efficiente forma di collaborazione fra pubblico e privato. «Abbiamo costi inferiori rispetto alle altre aziende pubbliche», sottolinea il presidente della cooperativa, Giuseppe Gori.

«Siamo stati l’unica azienda in Toscana che per il 2011, grazie alla nostra efficienza e all’attenzione ai costi, abbiamo trovato un accordo con la nostra provincia di riferimento, Prato, che ha messo a disposizione risorse aggiuntive per 250mila euro e che ci ha consentito di non ricorrere contro l’atto di obbligo, ovvero l’imposizione dell’obbligo di servizio dopo che il contratto di servizio è scaduto nel 2010, provvedimento contro cui altre compagnie di traporto pubblico hanno invece fatto ricorso». Non solo. Grazie a un processo di acquisizioni e di controllo di altre compagnie, Cap sta raggiungendo la massa critica per diventare l’operatore regionale di riferimento. Un passo fondamentale in vista della prossima gara che rivoluzionerà il trasporto regionale toscano.

Gori, in pratica si arriverà a un’unica azienda che gestirà il trasporto su gomma in regione…

«Esatto. Oggi in Toscana ci sono quattordici aziende, una per ambito. Il bando prevederà la durata di nove anni, con 160 milioni di euro di risorse regionali, più 30 milioni per gli investimenti (i mezzi attualmente hanno un’anzianità media di 11 anni). Sarà una gara europea, potranno partecipare gli operatori di tutta l’Unione. Ora, nessuna azienda toscana ha i requisiti per partecipare alla gara, in termini patrimoniali, di chilometri gestiti…».

Qual è la vostra strategia, allora?

«In questi anni, Cap, contando sulla propria capacità di gestire il trasporto da quasi settant’anni, ha cercato di crescere a livello toscano con acquisizioni, insieme con Lazzi, di partecipazioni nel trasporto pubblico a Pistoia, Lucca, Pisa, Livorno, raggiungendo accordi che prevedevano la nomina da parte nostra dell’amministratore delegato. Abbiamo dato vita nel 2003 alla Compagnia Toscana Trasporti per ottimizzare le funzioni della gestione e ridurre i costi. In questi anni Cap ha risanato i bilanci di Pisa e Livorno, con importanti riduzioni di perdite a Lucca e Pistoia dove contratti di servizio squilibrati rispetto ai costi non hanno consentito però l’equilibrio della gestione. Proprio in questi giorni il Ctt ha approvato un progetto, con l’accordo raggiunto con i comuni capoluogo proprietari di maggioranza delle aziende di trasporto pubblico locale, che porterà alla fusione per incorporazione delle varie aziende pubbliche di Livorno, Pisa, Lucca, Pistoia e la stessa Lazzi (di cui da agosto abbiamo affittato i rami di azienda per Empoli, Firenze, Prato, Pistoia e Lucca). Nascerà Ctt spa cui Cap parteciperà con un accordo, senza incorporazione. Con questa operazione, Ctt più Cap gestiranno direttamente il 45% del trasporto pubblico di tutta la Toscana, diventando l’operatore regionale di riferimento».

Qualcosa di simile si è verificato nel sud della regione con Tiemme Spa in cui sono confluite le aziende di Siena, Grosseto e Piombino. È pensabile che gli operatori toscani si presentino uniti alla gara?

«I vari soggetti stanno lavorando proprio per cercare se ci sono le condizioni per partecipare tutti insieme alla gara regionale, considerato che l’obiettivo è quello di dare un futuro di qualità al nostro trasporto pubblico, con una gestione che conosce il territorio e con le sinergie che consentiranno risparmi e ottimizzazione dei costi, in un momento di tagli. La partecipazione dovrebbe essere una società consortile o di Ati, associazione temporanea d’imprese. Per noi di Cap non ci sono alternative: non possiamo accettare quello che sta portando avanti la Regione, ovvero la trasformazione di chi vincerà la gara in un soggetto unico, un’unica società di capitale. Per noi significherebbe la fine della cooperativa stessa, con la perdita da parte dei 320 soci del patrimonio acquisito in 66 anni di attività, oltre che la perdita per Prato di una delle poche aziende storiche rimaste».

I francesi di RATP o di Transdev, gli inglesi di Arriva acquistati dalle ferrovie tedesce Deutsche Bahn. Sono tanti, e grossi, i soggetti europei che potrebbero essere interessati a mettere un piede in Toscana. Paura?

«Vede, coi tagli ai ritmi attuali si potrebbe arrivare a un esubero di mille addetti sui 6mila attuali. Il problema da parte della Regione non è stato affrontato, se non con l’indicazione di fondi da destinare ad ammortizzatori sociali. La Regione spiega che nei nove anni della gara l’impresa vincitrice avrà la possibilità, col turnover, di ridurre e ottimizzare i costi per il personale. La preoccupazione è che in tre/quattro anni, dove l’incidenza del ricambio sarà limitata a livello toscano, il sistema potrebbe implodere».

E il nodo Ataf? È pensabile una soluzione toscana al problema dell’azienda del capoluogo?

«Auspichiamo che ci siano i presupposti perché Ataf resti in un contesto di sistema del trasporto pubblico toscano, dove operatori locali possano trovare accordi e investimenti necessari per non far uscire dal sistema toscano un’azienda come Ataf».

Resta il problema dei tagli.

«Mediamente il trasporto pubblico in Toscana costa sui 220 milioni, fra Stato e Regione. La Toscana ne ha messi a disposizione 100, ne vanno trovati almeno altri 100, altrimenti il servizio si ferma a giugno. Quello che chiediamo noi è che non ci siano tagli lineari: il sistema Cap non produce perdite. E questo va premiato».