Toscana

Un minareto tra i campanili

Mentre la Lega alza il tiro sul «pericolo islamico» in Toscana si discute sulla costruzione di due moschee. Non semplici luoghi di preghiera per islamici, che già oggi esistono in diverse città toscane, ma due «centri» islamici ben riconoscibili, con tanto di minareto, e che oltre a permettere il culto, siano anche punto di aggregazione e di dibattito per i musulmani. A Colle Val d’Elsa, grazie anche ai fondi del Monte de’ Paschi di Siena, si è già nella fase esecutiva e forse tra un anno la moschea potrebbe essere realtà. Accordi in tal senso sono stati sottoscritti dall’amministrazione comunale e dalla locale comunità islamica.

A Firenze invece, per ora, se ne discute soltanto, dopo la proposta lanciata, all’indomani degli attentati londinesi, dal capogruppo Ds in consiglio comunale Ugo Caffaz. Le reazioni politiche sono state all’inizio quasi tutte di segno positivo, anche se con il passare dei giorni si sono udite anche voci di dissenso, specie dopo l’intervento fortemente critico di Oriana Fallaci sul «Corriere della sera».

Sulla proposta di far nascere una moschea a Firenze, Toscanaoggi ha raccolto i pareri, oltre che del presidente della comunità islamica fiorentina, l’iman Elzir Izzeddin di due intellettuali cattolici, il medievista Franco Cardini e l’ex rettore dell’Università di Firenze, il fisico Paolo Blasi. Su questo argomento abbiamo anche dato vita ad un sondaggio on line.

Quale Islam nelle moschee?

I recenti attentati a Londra e Sharm El Sheik, che sono costati la vita anche a diversi italiani, e le minacce via web a diverse nazioni, tra cui l’Italia, ha indotto il nostro Paese a intensificare controlli e vigilanza sui cosiddetti obiettivi sensibili. La minaccia di un attacco terroristico è, come ha detto nei giorni scorsi il ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, “incombente”. A questo riguardo la prossima settimana verrà approvato il “Pacchetto sicurezza” che prevede, tra le altre cose, il prelievo del dna attraverso la saliva e il fermo per l’identificazione di 24 ore, fino all’espulsione rapida per i soggetti ritenuti pericolosi. Norme antiterrorismo che devono essere accompagnate dal dialogo con l’Islam moderato come da più parti auspicato. Dello stesso avviso non sembra essere, però, il ministro delle Riforme, il leghista Roberto Calderoli, per il quale “quello tra l’Occidente e l’Islam è uno scontro tra una civiltà e una non civiltà”. Una posizione che rende la Lega isolata nel panorama politico italiano. Di Islam moderato e di dialogo ne abbiamo parlato con padre Hans Vöcking, esperto di Islam, consulente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee per il dialogo interreligioso. Padre Vöcking, oggi si parla molto di Islam moderato. Ma esiste veramente? “Si può parlare di Islam moderato ma bisogna sapere che la società islamica è molto pluralista, per cui a fianco di frange estremiste ci sono anche posizioni moderate. In discussione è il modo in cui vivere e tradurre l’Islam nella società. L’Islam moderato è presente soprattutto in Europa e negli Stati Uniti. Diverso è il modo di professare l’Islam nei Paesi arabi. O meglio differenti sono i modi di interpretarlo. Si potrebbe parlare di vari tipi di Islam: i fondamentalisti, i moderati, i tradizional-popolari, per esempio”. In Italia, ma non solo, c’è una certa difficoltà a dialogare con l’Islam. Perché? “La difficoltà del dialogo con i musulmani nasce dal fatto che al loro interno ci sono svariate organizzazioni. In Italia, per fare un esempio, ci sono le moschee di Milano, di Cremona, di Roma e alcune grandi organizzazioni. Ognuna con caratteristiche diverse dall’altra”. Tuttavia gli ultimi attentati ripropongono l’urgenza del dialogo. In che modo dialogare per evitare atti terroristici? “Bisogna innanzitutto chiedere alla comunità islamica italiana ed europea di dire o ribadire pubblicamente la propria condanna di ogni forma di terrorismo islamico come ha fatto l’imam della moschea di Londra che ha detto: “Questo non è il nostro Islam, non è conforme alla nostra tradizione”. È un atto importante per non restare nel dubbio. Ciò che si vuole è un Islam che preghi, come Giovanni Paolo II ha detto, escludendo ogni elemento politico al suo interno. Nell’Islam moderato si fa la distinzione tra visione politica e quella religiosa. Ovviamente ogni uomo religioso vive anche una dimensione politica in quanto membro di una società”. Questo significa accettare le leggi del Paese in cui ci si trova a vivere… “Se si vive in Europa, bisogna accettare le leggi che ne regolano il suo sistema democratico”. E cosa possono fare i fedeli islamici per combattere il terrorismo? “Innanzitutto, devono vigilare all’interno delle attività delle moschee, vedere cosa fanno gli imam e i responsabili delle moschee, e quale visione dell’Islam predicano, se conforme o meno. Ripeto, una grande dichiarazione, diffusa dalla stampa, di condanna del terrorismo da parte dei musulmani sarebbe importante”. In Italia qualcosa si sta muovendo. In una fatwa i musulmani dell’Ucoii hanno invitato gli islamici italiani a denunciare i terroristi. Che ne pensa? “Bene. Ma resta il problema di ciò che avviene nelle moschee, se è conforme o meno all’Islam”. Nei suoi studi ha teorizzato la presenza di un Islam moderato europeo. Qual è il contributo dell’Islam europeo alla lotta contro il terrorismo? “Favorire la ricerca di forma di Islam vivibile nella nostra società. Ci sono personaggi molto ambigui che fingono di essere moderati. Anche la stessa Chiesa deve ricercare il dialogo con chi propone un Islam moderato”. Secondo alcuni l’Islam è una “non civiltà”. È d’accordo? “L’Islam è una religione e una civiltà ma in termini diversi da quella occidentale. Se le mettiamo a confronto si constata molto bene come una stessa radice abramitica ha dato vita a due civiltà diverse. È sbagliato dire che l’Islam non è una civiltà”.

a cura di Daniele Rocchi

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