Toscana

Un toscano su dieci è immigrato

Questi dati sono contenuti nel Rapporto Immigrazione 2013 curato da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes e presentato a Roma giovedì 30 gennaio alla presenza del Ministro per l’integrazione, Cécile Kyenge. La popolazione straniera residente continua dunque a crescere in Toscana, così come su tutto il territorio nazionale, anche se con ritmi sempre più contenuti rispetto a quelli conosciuti fino al 2008, prima della grave congiuntura economica che stiamo tuttora attraversando.

È la ricomposizione, sul territorio, dei nuclei familiari a determinare il fenomeno dell’aumento della popolazione straniera, insieme a motivi di lavoro – questi non sono più però il motivo principale – e all’apporto alla natalità dato dalle donne straniere. Coniugi che si ritrovano, figli che raggiungono uno o entrambi i genitori, bambini che nascono da genitori stranieri. A loro si deve la crescita della popolazione in Toscana. Si pensi solo che quasi il 20% di tutti i bambini nati in Toscana nel 2012 hanno genitori stranieri e che i bambini e i ragazzi stranieri che siedono sui banchi delle scuole della regione costituiscono oltre il 12% della popolazione studentesca. Un dato che riporta in primo piano il dibattito sulla riforma delle modalità per l’acquisto della cittadinanza in Italia, la cui disciplina presenta, secondo i due organismi pastorali promotori del Dossier, un “sistema anacronistico” da superare quanto prima.

Relativamente alle presenze, le nazionalità numericamente più rilevanti in Toscana sono quella romena (77.138 presenze), quella albanese (71.055) e quella cinese (59.375) che rappresentano, insieme, circa il 60% dei residenti stranieri nella nostra regione. Vi sono poi, tra gli altri, oltre 30mila persone provenienti dal Marocco e quasi 15mila dalle Filippine.

Giunto alla sua 23ª edizione, il volume fotografa con attenzione ancora una volta la mobilità che interessa il nostro Paese, ponendo però una attenzione nuova quest’anno ai singoli territori e alle esperienze delle realtà diocesane. I ricercatori del Dossier hanno “corretto” l’approccio passando da un piano meramente quantitativo – come ha rilevato mons. Giuseppe Merisi, presidente della Caritas italiana, nell’introduzione alla presentazione del Rapporto – ad una nuova lettura «in chiave qualitativa», che «valorizza il lavoro delle diocesi» e si «avvale del «supporto qualificato di esperti». Sono molteplici le esperienze raccontate nel Dossier relative al territorio toscano. Un’attenzione particolare è dedicata al rapporto tra immigrazione e salute. Il volume ospita «Casa Stenone» dell’Antella, uno dei progetti più innovativi in questo campo promossi nella nostra regione, realizzata dalla Caritas diocesana di Firenze insieme alle istituzioni locali, la Società della Salute e l’Azienda sanitaria fiorentina e ricorda poi altre due esperienze attive sempre in questo ambito, un ambulatorio rivolto a italiani e stranieri in condizioni di necessità che opera grazie ad un gruppo di volontari, medici e infermieri, ad Arezzo e l’ambulatorio «Villani» di Pisa, gestito dalla San Vincenzo de’ Paoli insieme alla Caritas, alle amministrazioni comunali e all’azienda sanitaria (p. 298).

Non manca poi l’esperienza della Caritas di Prato con il Centro di ascolto per cinesi che oggi svolge la sua attività nei locali della parrocchia dell’Ascensione al Pino (p. 66). Nelle 345 pagine del Dossier di Caritas e Migrantes si concentrano così dati e numeri, preziosi per una lettura consapevole della mobilità e della presenza straniera in Italia, ma non solo. Storie, fatti e testimonianze arricchiscono il quadro e contribuiscono ad una corretta interpretazione dei fenomeni e ad un più efficace impegno nell’accoglienza.