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VERTICE FAO: IMPEGNI AL CONDIZIONALE E VAGHEZZA NELLA DICHIARAZIONE FINALE

Colpiscono, a un primo superficiale esame dei frammenti di Dichiarazione finale del Vertice Fao disponibili a questa tarda ora della sera, la vaghezza degli impegni e il reiterato, martellante uso del “condizionale” in più parti del documento. Le promesse di stanziamenti di denaro non riescono a nascondere quella che sembra una scarsa coesione di volontà politica. “Il cibo non deve essere usato come strumento di pressione politica ed economica” ed “é inaccettabile che ci siano oggi al mondo 854 milioni di persone sottoalimentate”: lo si afferma nel prologo della Dichiarazione che ha tra l’altro ribadito le conclusioni del Vertice mondiale sull’alimentazione del 1996, quando la situazione mondiale era ben diversa da quella attuale. Si aggiunge: “Siamo convinti che la comunità internazionale deve adottare con urgenza azioni coordinate di lotta contro gli impatti negativi dell’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari a livello mondiali sulle popolazioni e sui paesi più vulnerabili. Noi siamo convinti che ulteriori azioni da parte dei governi, con il sostegno della comunità internazionale sono da prendere a breve, medio e lungo termine, per soddisfare le esigenze di sicurezza alimentare. Vi è quindi un’urgente necessità di aiutare i paesi in via di sviluppo e i paesi in transizione ad espandere l’agricoltura e la produzione alimentare e aumentare gli investimenti nel settore agricolo, agroindustriale e lo sviluppo rurale sia da fonti pubbliche che private… ci impegniamo ad abbracciare la sicurezza alimentare come una questione di politica nazionale permanente, rinnoviamo il nostro impegno a raggiungere gli obiettivi del Vertice Mondiale dell’Alimentazione e quelli dello Sviluppo del Millennio”. Indicando poi “misure urgenti e a breve termine” si dice: “In un futuro immediato è essenziale procedere lungo due linee principali: la prima linea d’azione è rispondere urgentemente alle richieste di assistenza da parte dei paesi colpiti”; ma un successivo ‘condizionale’ relativo agli organismi Onu deputati che “dovrebbero garantire di espandere le risorse per migliorare l’assistenza alimentare e sostenere programmi ‘rete di sicurezza’ per affrontare la fame e la malnutrizione” lascia per lo meno perplessi. Lo stesso ‘condizionale’, forse spia di malcelati disaccordi, si ripete per le organizzazioni regionali deputate, che “dovrebbero rafforzare la loro cooperazione per fare fronte in modo efficace all’aumento dei prezzi alimentari” e ricorre più volte subito dopo: “Tutti gli sforzi delle organizzazioni governative e non governative per combattere l’emergenza umanitaria immediata e fornire assistenza allo sviluppo dovrebbero essere coordinati con quelli degli organismi multilaterali e resi coerenti, per affrontare con continuità l’assistenza a più lungo termine. Tutti gli sforzi nazionali ed internazionali dovrebbero essere compiuti per garantire che gli aiuti alimentari di emergenza siano consegnati il più rapidamente ed efficacemente possibile alle popolazioni in difficoltà. Per facilitare l’adeguamento ai prezzi più dei prodotti alimentari i donatori e le istituzioni finanziarie internazionali, in conformità con i loro mandati, in coordinamento con i paesi beneficiari dovrebbero fornire in modo tempestivo la bilancia dei pagamenti di sostegno e – o il budget speso per l’import di alimenti”. Accanto a un ulteriore ricorrere della stessa “ permissiva” forma verbale – e di un incredibile “se” – ci si ferma poi ben lontani dal chiedere una misura decisiva: la cancellazione del debito: “altre misure dovrebbero essere considerate come necessarie per migliorare la situazione finanziaria dei paesi in stato di necessità, tra cui la revisione del debito, se necessario”. Come “seconda linea d’azione”, sempre suggerita in termini non vincolanti, si indica “l’immediato sostegno per la produzione agricola e il commercio. Tutte le organizzazioni e i paesi cooperanti dovrebbero essere pronti ad assistere i paesi, su loro richiesta, a mettere in atto la revisione delle politiche e delle misure per aiutare gli agricoltori, in particolare i piccoli produttori ad aumentare la produzione e integrarsi con i mercati, regionali e internazionali”. Si afferma poi: “La cooperazione Sud-Sud deve essere incoraggiata”. E quella nord-Sud? I partner per lo sviluppo sono invitati a partecipare e contribuire alle attività internazionali e iniziative regionali per l’impennata dei prezzi dei prodotti alimentari e, in particolare, sotto l’iniziativa della Fao, lanciata il 17 dicembre 2007, per misure rivolte agli agricoltori a basso reddito alimentare e la maggior parte dei paesi colpiti attraverso la fornitura di fertilizzanti, mangimi per animali e altri fattori di produzione, così come l’assistenza tecnica, al fine di aumentare la produzione agricola”. Finalmente si giunge a citare lamenoil grano: “I paesi partners sono chiamati a intraprendere iniziative per moderare le fluttuazioni dei prezzi del grano. In particolare, invitiamo le istituzioni ad aiutare i paesi in via di sviluppo a costituire le scorte alimentari e a prendere in considerazione altre misure per rafforzare la gestione delle crisi per i paesi colpiti”. E compare, in termini molto molto vaghi, anche la spinosa questione del negoziato commerciale della World trade organization (Wto/Omc, organizzazione mondiale del commercio) preoccupante per il Sud del mondo, noto come “Doha Round. “I membri del Wto ribadiscono il loro impegno per una rapida e positiva conclusione del Doha Round e ribadiscono la loro volontà di raggiungere ampi e ambiziosi risultati che potrebbero essere utili a migliorare la sicurezza alimentare nei paesi in via di sviluppo. L’attuazione del pacchetto di aiuto per il commercio potrebbe essere un complemento prezioso all’agenda di sviluppo di Doha per costruire e migliorare le capacità commerciali dei paesi in via di sviluppo”. Genericamente si precisa: “Ribadiamo la necessità di ridurre al minimo l’uso di misure restrittive che potrebbero aumentare la volatilità dei prezzi internazionali”. Nella sezione dedicata alle “misure a medio e lungo termine”, si scopre, tra l’altro, “l’acqua calda”: “L’attuale crisi ha messo in evidenza la fragilità dei sistemi alimentari in tutto il mondo e la loro vulnerabilità di fronte alle crisi. (…) E’ essenziale combinare misure a medio e lungo termine” e perciò “Esortiamo i governi nazionali, tutti gli istituti finanziari, i donatori e l’intera comunità internazionale a cogliere appieno un quadro di politica di sostegno ai poveri nelle zone rurali, sub-urbane, urbane e per i mezzi di sostegno nei paesi in via di sviluppo e per aumentare gli investimenti in agricoltura”. Altra “scoperta” è la seguente: “La conservazione della biodiversità è fondamentale per sostenere la produzione futura e la resistenza degli attuali sistemi di produzione alimentare” che vengono poi elencati, assegnando “la priorità all’agricoltura, la silvicoltura e la pesca, al fine di creare opportunità per consentire ai piccoli agricoltori e pescatori di partecipare e beneficiare, attraverso meccanismi finanziari e flussi di investimento a sostegno dell’adattamento, alla mitigazione dei cambiamenti climatici, con lo sviluppo tecnologico…E’ urgente che la comunità internazionale, compreso il settore privato, incrementino gli investimenti nella scienza e nella tecnologia per l’alimentazione e l’agricoltura. Un maggiore impegno nella cooperazione internazionale deve essere orientato alla ricerca, allo sviluppo, all’applicazione, al trasferimento e alla diffusione delle migliori strategie e tecnologie politiche”. Valeva poi certamente la pena di faraoinico megaincontro internazionale 500 delegati da 183 paesi – per poter scrivere: “Incoraggiamo la comunità internazionale a proseguire i suoi sforzi, nel quadro della liberalizzazione del commercio in agricoltura, riducendo le barriere commerciali e le distorsioni di mercato politiche. Affrontare queste misure potrà dare agli agricoltori, in particolare nei paesi in via di sviluppo, nuove opportunità di vendere i loro prodotti sui mercati mondiali e sostenere i loro sforzi per aumentare la produttività e la produzione”. Sui controversi bio-carburanti si afferma: “E’ essenziale per affrontare le sfide e le opportunità derivanti dai biocarburanti, tenendo conto della sicurezza alimentare mondiale, dell’energia e dello sviluppo sostenibile. Noi siamo convinti che studi approfonditi sono necessari per garantire che la produzione e l’uso di biocarburanti sia in accordo con i tre pilastri dello sviluppo sostenibile e che tenga conto della necessità di ottenere e mantenere la sicurezza alimentare mondiale”. Ormai insperato giunge un fugace riferimento alla società civile: “Chiediamo che alla Fao, in stretta collaborazione con Pam e Ifad e altre organizzazioni internazionali pertinenti, compresi quelli che partecipano alla task force ad alto livello sulla crisi alimentare globale e in collaborazione con i governi, la società civile e il settore privato, di monitorare e di analizzare la sicurezza alimentare mondiale in tutte le sue dimensioni compresi quelli che rientrano in questa Conferenza e lo sviluppo di strategie per migliorarla”. Per concludere: “Siamo convinti di voler utilizzare tutti i mezzi per alleviare le sofferenze causate dalla crisi attuale, al fine di stimolare la produzione alimentare e di aumentate gli investimenti nel settore agricolo, per affrontare gli ostacoli di accesso al cibo e di utilizzare le risorse sostenibili del pianeta per le generazioni presenti e future. Ci impegniamo ad eliminare la fame e garantire cibo per tutti oggi e nel futuro”. (pmb)Misna