Toscana

Vendemmia 2007, il vino che verrà

di Massimo Lucchesi

In una società in cui si conosce il prezzo di ogni cosa e il valore di nessuna, anche una fatica e una gioia umana antichissima come quella della vendemmia rischia di essere ridotta a cifre: ettolitri di vino prodotto, gradazione media, bilanci e aspettative dei mercati, prezzi delle bottiglie di annata… poco o nulla sembra ormai trasparire di quella attività agricola concreta e simbolica che è la coltivazione della vite e la trasformazione dell’uva in vino.

La vendemmia più ancora che lo spillare il vino nuovo a primavera, è il vero culmine della coltivazione della vite, l’evento che condensa in poche ore giornate di successo o fallimento del paziente lavoro di un anno intero.

E non sono solo le attese di un anno a essere raccolte e caricate sui carri per venire spremute: è il frutto di una pazienza più antica ,una sorta di patto nuziale tra uomo e natura. Il vino, dunque, non l’uva è il vero «frutto» della vigna. E per questo, anche, invito a cantare la vita, a immettere nella consapevolezza della morte la volontà di dire sì alla vita.

Forse è così che il vino è divenuto nella Bibbia e in altre tradizioni spirituali il simbolo della sapienza. E accanto alla sapienza, altri due elementi indispensabili alla vita piena dell’uomo il vino simboleggia: l’amore e l’amicizia.

Doni che non hanno prezzo ma di cui conosciamo il valore inestimabile, simboleggiati da una bevanda che proprio la sapienza dell’uomo e il suo amore per la terra hanno saputo scoprire tra i doni postigli innanzi da una natura che non attendeva altro che di essere trasformata in cultura di vita e per la vita.

Considerazione che facilita questa affermazione: la ridente Toscana non solo giardino d’Italia, ma anche migliore cantina del paese.

Grandi vini i rossi di toscana oggi tutti provenienti da vigneti a mirata resa qualitativa: sette denominazioni di origine controllata e garantita e ben trentasei denominazioni controllate.

Gusto per il vino cresciuto, ricerca di buoni vini estesa, rivalutazione della tradizione e di tutto ciò che è genuino sembrano, anche per l’annata 2007, indicatori di un buon risultato.

La crescita dell’attenzione del gusto si osserva dall’andamento del mercato e anche dall’accurato studio dei vini e dai criteri che condizionano i consumatori.

In primo piano arrivano piacere, gradevolezza, classe di un vino che valorizzano ed educano al gusto. Genio toscano che, previsioni alla mano, consente definire promettente l’annata 2007, precoce quanto a germogliamento (effetto del caldo) due settimane prima rispetto alla media di fine maggio, più regolare in seguito per fioritura, cambio di colore e raccolta grazie alle notti fresche.

Insomma: maturazione delle uve buona in tutta la Toscana per vini che dal Chianti classico, al Brunello di Montalcino, al Nobile di Montepulciano, fino a quelli della costa e di altre zone, dovrebbero risultare molto equilibrati e destinati, con migliaia di quintali di uva, dopo quello italiano, ai mercati di Germania, Stati Uniti, Giappone, Inghilterra, Belgio, Olanda e Svizzera.

Attendere, comunque, prima di giudicare definitivamente è d’obbligo. Meglio aspettare. Primi a saperlo bene e a consigliarlo, il vino si valuta dopo la svinatura, sono gli esperti.

Anche se, un po’, si può osare: era probabilmente dagli anni Ottanta che non si verificava una accoppiata di annate di grande quualità come quella ottenuta con il 2006 e il 2007.Non da meno le annate 2004 e 2001, con altrettante grosse soddisfazioni. Annate straordinarie per l’ultimo decennio. Buono andamento dei mercati, qualità più alta per i «toscani»In buona parte della Toscana la vendemmia 2007 è ormai conclusa ma, per avere delle informazioni dettagliate sulla produzione saranno necessari ancora diversi mesi. In generale si è verificata una contrazione in quantità ma il prodotto sembra sia stato eccellente.

Questi i dati diffusi dall’Irpet toscano. Nel 2006 l’uva da vino raccolta in Toscana era aumentata del 4,2% passando da 3.965.950 a 4.131.628 quintali (Istat 2006). Il vino prodotto aveva raggiunto 2,9 milioni di ettolitri, con un aumento del 7,2% rispetto al 2005, con un aumento sia delle produzioni di qualità (+8,9 per Doc e Docg) che degli Igt +9,3%.

Nei primi sei mesi del 2007 la Toscana ha esportato vino per oltre 248 milioni di euro (+6,6% rispetto al 2006), con un andamento buono, ma inferiore a quello di Piemonte (+20%), Veneto (+9%) e rispetto alla media italiana (+12%). Osservando l’andamento dei vini di qualità toscani le esportazioni in decisa ripresa (+9,4% in valore e 8% in quantità) fanno bene sperare; nel 2007, infatti, dopo anni di crisi torna finalmente a crescere il mercato tedesco (+6,4%) e si conferma la performance positiva di quello Statunitense, vera linfa vitale per l’export toscano (+7,4% rispetto al 2006). Buoni segnali anche dai mercati emergenti di India, Cina e Russia, anche se il loro peso risulta ancora modesto e ancora decisamente instabile; ad anni con incrementi a 3 cifre si alternano veri e propri crolli. Solamente il mercato russo sembra avere fidelizzato le produzioni regionali (+ 126,3% in valore). Per quanto riguarda i vini di qualità bianchi si è registrato un aumento del 5,8% in valore e del 21,4% in quantità; questo mercato, pur rappresentando ancora una quota molto esigua (5%), continua la sua performance positiva già avviatasi nel 2005 trainata dal mercato Giapponese (+35,7%) e da quello Svizzero (+14,3%).

Quali i mercati di destinazione delle produzioni toscane? Come già detto anche nel 2007 emerge la forte specializzazione della produzione regionale verso gli USA che assorbono oltre il 47% della produzione. Confrontando le variazioni dei primi 6 mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2006, emerge come il segmento di qualità dei vini di qualità prodotti in regioni determinate sia positivo per la Toscana. Questo fa ipotizzare che per le denominazioni di origine dei vini rossi la nostra regione abbia acquistato un’importanza strategica a livello internazionale, anche grazie ai suoi maggiori rappresentanti come Chianti e Brunello.

A confronto con realtà come quella piemontese e veneta, però, la Toscana dei vini presenta ancora qualche criticità. Infatti, la crescita trainata dalla componente non classificata come vini di qualità prodotti in regioni determinate (vqprd) sicuramente non aiuta, visto che le produzioni regionali sono fortemente sbilanciate proprio in questo segmento. Ma le aziende si sono mosse. Se, infatti, nel 2003 i vqprd pesavano per oltre l’80% dell’export dopo solo 3 anni la loro incidenza è scesa al 65%, anche a seguito del calo dei prezzi dei vini a denominazione. Aderire ad un denominazione non impedisce, infatti, di produrre altre tipologie di vino e lascia libere le aziende di adattarsi ai cambiamenti di mercato. Nel contesto toscano, anche qualora l’incidenza dei vqprd continuasse a calare, scenario comunque piuttosto improbabile dato l’incremento di prezzo dell’ultimo anno, difficilmente si raggiungerebbero le basse incidenze dei vqprd rossi Piemonte (12%) e vqprd bianchi del Veneto (9%). È plausibile che le aziende del nord Italia abbiano saputo approfittare più della Toscana della rinascita della coltura del vino e dell’apertura di nuovi mercati anche nelle fasce più a buon mercato.

Una produzione quindi, quella toscana, che necessariamente deve continuare a diversificare le produzioni senza abbandonare le denominazioni di origine, che rappresentano un forte valore per la coesione del territorio, che sono identificative dell’immagine del territorio con evidenti effetti indotti anche sul turismo, che hanno bisogno di essere incentivate ai fini di una maggiore e migliore collocazione sui mercati internazionali.