Toscana

Vino. Appello Chianti: Consorzi toscana uniti in anteprima 2019

Tuttavia questa scelta, che rappresenta un gran risultato, è solo il primo passo della strada da percorrere: organizzare un evento unico che accorpi tutti i consorzi della Toscana». Ed è qui che il tono di Busi si fa più incisivo. «Per un osservatore esterno può sembrare incredibile, però il territorio più importante d’Italia per produzione e qualità del vino non riesce a fare squadra su un passaggio così fondamentale per la nostra realtà come l’anteprima. Sono anni che lo ripeto: la Toscana deve fare sistema per essere competitiva, altrimenti perdiamo terreno sui mercati. E quello di un’unica anteprima è un processo che non potremmo ignorare ancora a lungo». Anche perché, insiste in un’intervista alla «Dire», «l’idea che abbiamo lanciato quattro anni fa funziona: tenere insieme cioé, in un solo luogo, produttori, compratori, giornalisti e consumatori. Una formula ormai testata e vincente che mettiamo volentieri a disposizione degli altri consorzi».

In questo suo sforzo, Busi, si rivolge anche alla politica e alle istituzioni. «Qui – si lamenta – manca un sistema Toscana del vino, sia per quel che riguarda il coordinamento dei consorzi, che il rapporto fra consorzi e istituzioni. Per questo lo dico al presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, al sindaco di Firenze Dario Nardella, che potrebbe aiutare a sostenere la nostra sfida, ma anche all’apparato fieristico cittadino e regionale: lavorate al nostro fianco, così da poter traguardare questo obiettivo. Sarebbe una vetrina straordinaria per tutta la Toscana».

Nel 2017 «la quantità del vino si è ridotta del 40%. Colpa dell’annata climatica difficilissima e di un problema che non vede risposte adeguate come quello degli ungulati. Non tutto, però, è negativo: per fortuna si è salvata la qualità del prodotto». «Sul clima- ha spiegato Busi – siamo ancora in attesa che il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina firmi lo stato di calamità per sostenere le aziende». Sugli ungulati, conclude, «siamo ancora al punto di partenza. Si parla soltanto di contributi per danni e per le recinzioni, quando non vogliamo né recintare i nostri terreni, né contributi. Vogliamo soltanto fare il nostro lavoro senza ungulati».