Toscana

Volontariato, la «fabbrica del futuro»

di Lorenzo Maffei

Quattro giorni di eventi culturali, più di novemila presenze, settanta stand allestiti da enti e associazioni, tanti dibattiti e conferenze cui hanno preso la parola più di 140 relatori. Niente male per la prima edizione della fiera nazionale del volontariato che si è svolta a Lucca dal 17 al 20 febbraio scorso. «Villaggio Solidale», così si chiamava, promosso dal Centro Nazionale del Volontariato è stato soprattutto un terreno dove conoscere tante realtà culturali oltreché di servizio. Lucca quindi conferma di essere punto di riferimento nazionale per il terzo settore e con questo evento ha dato anche il via all’anno europeo dedicato proprio al volontariato.

Aria di confronto e condivisioneTra gli stand la parola d’ordine era far conoscere: per molti è stata un po’ una sfida perché spesso i volontari, soprattutto i giovani, sono portati a fare, a vedere immediatamente il frutto del loro impegno di aiuto un po’ meno a pubblicizzare le opportunità positive che possono venire dall’esperienza di volontariato. Qui invece dovevano presentarsi, con i loro mezzi anche, ma soprattutto facendo gioco di sponda con i visitatori, distribuendo materiale informativo, palloncini, gadget, raccontando le attività che svolgono, descrivendo le loro esperienze, anche con leggerezza ma mai con banalità. E questo è stato il punto di forza di questi spazi espositivi. Il rapporto diretto tra le persone, anche tra gli stessi addetti ai lavori che di tanto in tanto lasciavano il proprio stand per visitare quelli vicini. In una tessitura, forse anche casuale, di relazioni che però ha messo a confronto, ha condiviso e ha maturato chissà, anche nuove opportunità.

Le settanta associazioni presenti coprivano un po’ tutti i settori del volontariato, dalla protezione civile, al socio sanitario, dal culturale all’impegno civico. E specchio di questo enorme ventaglio di opportunità sono stati anche i dibattiti organizzati nelle quattro sale allestite all’intero del polo fiere. Confronti serrati, anche da punti di vista diversi, su famiglia, società, emergenze, giovani, energie, informazione e cittadinanza attiva. Molto partecipati i dibattiti che spesso hanno visto la prosecuzione in piccoli laboratori o comunque in confronti con i partecipanti in platea. In un continuo confronto di idee, tanto che ha spinto i più entusiasti a definire i momenti di condivisione come vere e proprio «fabbriche di futuro».

Il momento delle rivendicazioniSe questo è stato il clima non sono però mancate le stoccate alle istituzioni e alla classe dirigente di questo paese. Rumore hanno fatto i forfait del ministro del welfare Maurizio Sacconi e del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi: erano previsti loro interventi durante i lavori della terza giornata. E questo è stato letto dai più come noncuranza nei confronti del volontariato da parte della politica. Anche se, va detto, molti sono stati gli amministratori locali giunti da varie parti d’Italia per partecipare all’evento. L’unico leader nazionale che si è visto è stato Pierferdinando Casini, che a Lucca ha sciolto poi anche dei nodi per l’Udc in vista delle prossime elezioni provinciali; di minore impatto mediatico è stata la presenza della lucchese Cecilia Carmassi, responsabile nazionale del Pd per le politiche della Famiglia e del Terzo Settore. Altre presenze non se ne sono viste. Il presidente del Centro nazionale del volontariato, Giuseppe Zamberletti, concentrandosi sulla collocazione istituzionale del volontariato ha dichiarato «necessario incardinarlo con un dipartimento apposito all’interno della Presidenza del Consiglio» togliendolo dalla competenza «del ministero del welfare che è diventato il vecchio ministero del lavoro e non è adatto a seguire le attività di volontariato».

Duro allarme sulla mancanza di finanziamenti alla Protezione civile da parte del governo è poi venuto, nella giornata conclusiva, da Franco Gabrielli (capo dipartimento proprio della Protezione Civile, successore di Bertolaso) che ha tuonato contro i «burocrati che nulla hanno a che spartire con un mondo di cui non si sono mai occupati». Tutto questo poi sotto il filo rosso della rivendicazione da parte del mondo del volontariato come soggetto di primaria importanza per la coesione sociale del paese, soprattutto in questo momento di crisi, non solo economica. Perché di fatto, aldilà delle emergenze o della loro prevenzione (temi fondamentali per chi si occupa di volontariato ad ogni livello), c’è un aspetto che Enzo Nocifora dell’università La Sapienza di Roma, durante il dibattito con il presidente di Caritas Italia ed altri relatori, ha sintetizzato così: «la cultura del volontariato, con la sua intrinseca gratuità, regge la società dimostrando che le relazioni non sono solo utilitaristiche, come il liberismo e il mercato impongono e così come anche l’inadeguatezza dell’attuale classe dirigente tende a confermare».

I dati: In Italia oltre 42 mila organizzazioniIl volontariato, oggi, in Italia coinvolge diverse centinaia di migliaia di persone. È il Friuli Venezia Giulia la regione italiana con la più alta concentrazione di associazioni in rapporto al numero di abitanti: 1.591, pari a 128,9 per ogni 100 mila abitanti. Al secondo posto la Valle d’Aosta con 119,7 organismi ogni 100 mila abitanti. Seguono la Toscana (119,6), le Marche (112,1), l’Emilia Romagna (105,9), il Piemonte (100,8). Le regioni con la più bassa densità di associazioni sono la Campania (27,9), la Sicilia (34,1), il Lazio (34,8). È quanto risulta dalla banca dati del Cnv, il Centro nazionale per il volontariato presieduto da Giuseppe Zamberletti. In numeri assoluti, la regione con più associazioni censite è la Lombardia (5.703), seguita dal Veneto (4.608), dall’Emilia Romagna (4.655), dal Piemonte (4.482) e dalla Toscana (4.460). Le regioni con meno associazioni sono la Valle d’Aosta (153) e il Molise (252).

Complessivamente, in Italia sono oltre 42 mila le associazioni di volontariato. Secondo le cifre fornite dal Cnv, il 26,5% delle associazioni opera nel settore strettamente sanitario (dalla donazione del sangue al trasporto sanitario), il 20,7% è attivo nel sociale, il 14,9% nel socio-sanitario, il 7% nel campo della protezione civile, il 5,3% nei beni culturali, il 4% nei beni ambientali e il 2% nel volontariato internazionale. Fra le associazioni maggiormente radicate con sezioni sul territorio nazionale ci sono l’Avis, l’Aido, la Croce Rossa Italiana, l’Acat, le Misericordie, le Pubbliche Assistenze, l’Auser, i Fratres, la Fir-Ser, il Club Alpino Italiano e l’Unitalsi.

L’intervista. Mons. Merisi: «L’impegno di tanta gente è un segno di speranza»Tra i relatori del Salone del volontariato anche mons. Giuseppe Merisi, presidente della Commissione episcopale per il Servizio della Carità e di Caritas italiana. Gli abbiamo rivolto alcune domande.Come giudica questa esperienza del «Villaggio Solidale»?

«Questa iniziativa del Villaggio solidale è importante e, avendo partecipato direttamente, avendo visitato gli stand, la giudico positiva. È sempre un bene quando ci si incontra, ci si ascolta, e si lavora insieme. Dà un valore in più a quanto già facciamo. Poi mi si faccia dire che siamo a Lucca, e ricordo con estremo piacere l’attività a favore del volontariato in Italia che questa città ha sempre portato avanti anche grazie all’impegno in prima persona di una donna politica di grande spessore e umanità come Maria Eletta Martini, con cui negli anni passati ho avuto l’onore di poter discutere anche di queste tematiche».

Quali problemi emergono oggi in Italia per il volontariato?

«Il tema che è emerso più volte, anche alla conferenza cui ho preso parte, è quello della rappresentanza democratica di queste realtà, è necessario che il volontariato riesca a farsi sentire e possa incidere realmente nelle scelte di prospettiva per la nostra società».

E la Caritas che contributo può dare?

«Il nostro indirizzo è nella parabola del buon samaritano. E quello che come Caritas i nostri volontari fanno è importantissimo. Auspico che in ogni parrocchia se possibile, ma almeno in ogni diocesi, ci siano momenti di formazione e sensibilizzazione da cui nasca un coordinamento sempre più efficace degli interventi da compiere e delle riflessioni da porre alla società e alle istituzioni».

Cosa può dire il mondo dei volontari all’Italia di oggi, nel contesto di crisi in cui si trova il Paese?

«Che nonostante tutto c’è davvero tanta gente che partecipa, con anima e passione. In tanti si impegnano per la solidarietà e questo è un segno di speranza».

Lor.M.La storia/1: Ivona tra i ragazzi della casa-famiglia

Ha deciso di mettere a disposizione un proprio appartamento per quei ragazzi che, ormai maggiorenni, da una parte non possono essere più ospitati dai centri per minori, dall’altra non sono ancora pronti per affrontare la vita di tutti i giorni da soli. È la storia di Ivona Merli, di Arezzo, che da 22 anni ha scelto di offrire energie e tempo per chi più ne ha bisogno.

«Il desiderio di impegnarmi come volontaria è nato sin da quando ho cominciato a fare la catechista. Ho scoperto così la mia passione per i ragazzi. Poi ho conosciuto il centro per minori di via Verdi ad Arezzo, di cui sono stata una delle prime volontarie. Si tratta di una realtà piccola in cui viene ricreata, grazie soprattutto all’impegno di due coniugi, un clima familiare in cui i ragazzi, che hanno alle spalle delle storie difficili, possono trovare la tranquillità necessaria».

All’interno della casa famiglia Ivona segue i giovani ospiti nel doposcuola e organizza attività ludiche. «Fare la volontaria in una realtà come questa per me ha un significato particolare perché non ho figli. All’interno della casa famiglia si sono create con il tempo delle relazioni particolari. Sono diventata una sorta di confidente per i ragazzi. Condividiamo momenti felici e momenti difficili e con il tempo si è creata una complicità forte. So bene che ho anche una responsabilità particolare. Ho di fronte persone che sono state deluse fin qui dalla vita e chiedono di avere a che fare con persone di cui si possono fidare». Da qualche anno poi, Ivona ha deciso di mettere a disposizione anche uno spazio di sua proprietà. «Per chi diventa maggiorenne non è semplice uscire da una casa famiglia. Ci siamo accorti che quando questi ragazzi non vengono più seguiti e non sanno dove andare, ricadono nei problemi del passato. La crisi del lavoro, in questo senso, non aiuta. Per questo ho deciso di creare una sorta di spazio “cuscinetto” tra la casa famiglia e il mondo che li aspetta. Un ulteriore passaggio che per loro è fondamentale».

Al momento lo spazio è aperto solo a ragazze, ma Ivona sta pensando di creare anche una casa per ragazzi. Si tratta di iniziative particolarmente importanti ma che, viste le difficoltà economiche delle amministrazioni locali, possono contare solo sulle proprie forze. «Contiamo sulla Provvidenza. Organizziamo delle bancarelle per autofinanziarci. Quando abbiamo qualche difficoltà con le bollette devo provvedere in prima persona. Ma da un punto di vista umano quello che ricevo mi ripaga di tutte le difficoltà».

Lorenzo CanaliLa storia/2: Enzo, lo specialista delle emergenze

Tra gli stand del Villaggio Solidale incontriamo Enzo Fasano, Commissario del Comitato provinciale di Lucca della Croce Rossa. Qui rappresenta una vivace realtà che opera all’interno della protezione civile nazionale e nell’ambito dei servizi sul territorio.

In provincia di Lucca la Croce Rossa su quanti volontari può contare? Dove opera?

«Tra soci attivi e ordinari possiamo contare su 2300 persone. Oltre al comitato provinciale a Lucca, ci sono comitati locali a Villa Basilica, Bagni di Lucca, Viareggio e anche due delegazioni di recente nascita a S. Martino in Freddana e Ripa. Sul territorio in particolare offriamo servizi alla popolazione in collaborazione con il servizio sanitario e il 118. Poi in particolare con l’attivismo della sezione femminile possiamo portare aiuto a molti indigenti che le amministrazioni locali ci segnalano. In più nei mesi da settembre a marzo andiamo anche nelle scuole a fare prevenzione».

Che giudizio dà di questa iniziativa del Villaggio Solidale?

«Sono felice, hanno molto insistito sulla nostra presenza e ringrazio il Centro Nazionale del Volontariato per l’opportunità che ci ha dato. Sia per far conoscere ai visitatori le attività che abbiamo svolto nel recente passato sia quelle che attualmente facciamo. Ma poi è un’occasione di scambio con altre realtà del volontariato che ci stimola a lavorare sulla qualità dei servizi che offriamo».

Da più parti emergono preoccupazioni in merito alla contingenza economica, dal vostro punto di vista cosa potete dire?

«Abbiamo forti preoccupazioni. Non solo perché vediamo un aumento degli indigenti, dei casi di singoli e famiglie che hanno bisogno, ma perché spesso non siamo messi nelle condizioni per poter arrivare a tutte le necessità. A volte c’è scarsa attenzione alla nostra opera da parte delle istituzioni e questo ci umilia. Poi la generosità dei nostri volontari ci dà coraggio e cerchiamo di far fronte a quello che possiamo».

La Croce Rossa opera anche in contesti più ampi, nazionali e internazionali. Da Lucca che esperienze avete vissuto?

«La nostra realtà è molto complessa e abbiamo vari settori di intervento. Da Lucca comunque possiamo dire che abbiamo partecipato a tutte le ultime emergenze nazionali. Dal terremoto in Abruzzo alle alluvioni nell’Oltreserchio nel 2009 come quelle più recenti in Veneto. Va detto che noi di Lucca possiamo contare su una cucina mobile da 1200 pasti, e quindi siamo molto richiesti in vari contesti d’intervento, soprattutto quelli grandi. Ora, per esempio, siamo in attesa di partire per Lampedusa dove l’emergenza migranti è di proporzioni ancora poco percepite dalla gente».

Riuscite a rimanere in contatto con le persone che aiutate durante i vostri interventi?

«Il più delle volte si. I nostri volontari, come quelli di altre organizzazioni, instaurano legami di amicizia che vanno oltre la contingenza. E questo è un aspetto bello del volontariato: attento alle necessità materiali immediate ma anche costruttore di relazioni. Quello che abbiamo vissuto in Abruzzo, in particolare con la popolazione di Avezzano e Collemaggio, è lo specchio di quello ho appena detto».

Lor.M.