Toscana

WTO, VERTICE HONG KONG, ACCORDO IN EXTREMIS, MA RIMANGONO PROBLEMI

L’accordo finale del 6° Congresso dei ministri dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) – cconclusosi ieri a Hong Kong con un rinvio al 2006 per le decisioni su agricoltura, prodotti industriali e servizi – appare a tutti un compromesso misero, utile solo per non decretare il fallimento dell’istituzione.

In 19 pagine, approvate domenica tardi dai 149 Stati membri, l’accordo prevede l’eliminazione dei sussidi all’esportazione nell’agricoltura entro il 2013 e per il cotone dal 2006; dal 2008 si prevede il libero accesso ai mercati per il 97% delle merci dei Paesi meno sviluppati. Ma rimangono irrisolti i maggiori problemi delle imposte all’importazione di prodotti agricoli, sull’eliminazione dei sussidi agli agricoltori e ai coltivatori di cotone e sul totale libero accesso ai mercati in favore dei Paesi meno sviluppati, questioni per le quali è stata fissata la data limite del prossimo 30 aprile. Nei Paesi industrializzati i sussidi interni per gli agricoltori – pari a miliardi di dollari Usa annui – sono molto più rilevanti di quelli all’esportazione e distorcono la concorrenza; queste Nazioni chiedono, in cambio, il libero accesso per le loro manifatture e servizi.

Favorevoli i commenti di tutti i partecipanti, dopo che si era temuto di dover constatare la mancanza di qualsiasi accordo. “Abbiamo ripreso la via dopo un periodo di ibernazione”, ha detto Pascal Lamy, direttore generale del Wto, secondo il quale si è compiuto “un effettivo passo avanti, ma modesto”, verso la realizzazione degli accordi di Doha del 2001. Nel 2003 la Conferenza di Cancun aveva sancito un nulla di fatto e l’iniziale intransigenza delle rispettive posizioni faceva temere che ciò si ripetesse.

“La dichiarazione rappresenta un significativo avanzamento – commenta John Tsang Chun-wah, segretario di Hong Kong per Commercio, industria e tecnologia, soddisfatto padrone di casa – da dove siamo partiti 5 giorni fa”. “Abbiamo fatto un passo avanti” gli fa eco Robert Portman, delegato Usa, che pure riconosce che c’è “molto lavoro da fare”.

I Paesi in via di sviluppo mostrano un cauto ottimismo insieme alla delusione per la mancata soluzione di problemi decisivi. Il documento finale è “modesto ma non insignificante”, commenta Celso Amorim, ministro brasiliano degli Esteri che, insieme a India, Cina e gli altri Stati del G 20 ha insistito per il libero accesso al mercato agricolo dell’Unione europea, questione irrisolta. Pure irrisolta la questione dei sussidi degli Stati Uniti ai propri coltivatori di cotone, che tagliano fuori dal ricco mercato i produttori africani.

Molti analisti temono che il collasso del Wto sia solo rimandato, cosa che riporterebbe il mondo ad accordi bilaterali o regionali e a un diffuso protezionismo. “La tendenza alla regionalizzazione e la fuga dal multilateralismo globale – commenta Daiva O’Rear, capo economista della Camera generale di commercio di Hong Kong – diventa molto difficile da contrastare”.

Negli ultimi 2 giorni vi sono stati duri scontri di piazza. Sabato 17 dicembre i dimostranti hanno caricato la polizia per giungere alla sede del Congresso. Sono state arrestate oltre 1000 persone, tra cui molti contadini sud coreani: 188 sono stati rilasciati oggi, mentre altri rischiano l’accusa di “raduno illegale” e di rimanere in carcere. “Preoccupazione” è stata espressa da Seoul e Lee Kyu-hyung, vice ministro degli Esteri, è volato oggi a Hong Kong per parlare con le autorità responsabili della sicurezza. (PB)Asianews