Vita Chiesa

40 anni fa il viaggio di Paolo VI in terra Santa

“Un pellegrinaggio di preghiera e di penitenza, per una partecipazione più intima e vitale ai Misteri della Redenzione”. Così Paolo VI definì la sua visita in Terra Santa di cui il 4 gennaio 2004 ricorreva il 40° anniversario. Il 4 gennaio del 1964, infatti, Papa Montini saliva sull’aereo che lo avrebbe portato, dopo venti secoli di storia “là, di dove Pietro è partito, portatore del Messaggio cristiano”, un ritorno “alla culla del Cristianesimo, una visita orante ai Luoghi santificati dalla Vita, Passione e Resurrezione di Nostro Signore”. Dopo Paolo VI solo Giovanni Paolo II, tra i pontefici, è riuscito a tornare, nel marzo del 2000, pellegrino nei Luoghi Santi. La visita di tre giorni, dal 4 al 6 gennaio, portò Papa Montini a Gerusalemme, Nazareth e Betlemme.

“Fu una visita di grande speranza – ricorda don Elio Bromuri esperto di dialogo ecumenico ed interreligioso – che apriva nuovi orizzonti nel dialogo ebraico-cristiano. Una svolta epocale nei rapporti con gli ebrei. Oggi a pochi giorni dalla Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei del 17 gennaio prossimo possiamo dire che molto è stato fatto ma che tanto resta ancora da fare. Il dialogo è un processo irreversibile dal quale non si può tornare indietro come più volte detto da Giovanni Paolo II”.

Ripercorriamo con alcuni passaggi dei discorsi del Papa i vari momenti del pellegrinaggio.

Ingresso a Gerusalemme, Porta di Damasco (4 gennaio). “… Oggi si realizza l’oggetto del desiderio di molti dall’epoca dei Patriarchi e dei Profeti, di tanti pellegrini venuti da venti secoli a visitare la tomba del Cristo… Dal più profondo del cuore ringraziamo Dio di averci condotto in questo luogo in questa ora.Agli abitanti di Gerusalemme dichiariamo la nostra stima per il loro spirito religioso, per le loro nobili tradizioni di co rtesia e di ospitalità verso tutti i pellegrini dei Luoghi Santi…A nostri figli cattolici diciamo: entrate con noi nello spirito di questo pellegrinaggio. Con noi ponete i vostri passi sulle tracce di Cristo, salite con Lui sul Calvario, venerate la tomba dove è risorto dopo aver sconfitto la morte…A tutti diciamo: eleviamo preghiere per chiedere concordia e pace su questa terra, unica al mondo che Dio ha visitato…”.

Al Santo Sepolcro (4 gennaio). “Prendiamo coscienza dei nostri peccati con dolore sincero, di quelli dei nostri padri e della storia passata, di quelli della nostra epoca e del mondo in cui viviamo… Imploriamo la misericordia che ci salva…”

Incontro con le comunità cattoliche di rito orientale (4 gennaio). “E’ grande la nostra gioia di incontrarvi… Siamo qui pellegrini nella santa e gloriosa Sion, la madre di tutte le chiese… Niente può fare dimenticare che quando Dio ha voluto scegliersi, come uomo, una patria, una famiglia, una lingua in questo mondo, lo ha fatto qui in Oriente. Anche gli Apostoli li ha voluti dall’Oriente…Ogni nazione riceveva la loro predicazione nella mentalità e nella cultura propria. E’ qui l’origine della nostra diversità nell’unità, della nostra cattolicità… Manifestiamo questa nostra unità il più possibile con una collaborazione interamente al servizio della Chiesa…”. Nella basilica dell’Annunciazione a Nazareth (5 gennaio). “… Qui tutto parla e tutto ha un senso… Una lezione di silenzio: il silenzio di Nazareth ci insegna il raccoglimento, l’interiorità, la disposizione all’ascolto delle parole dei veri maestri… Una lezione di vita familiare: Nazareth ci insegna cosa è la famiglia, la sua comunione di amore, il suo carattere sacro ed inviolabile… Una lezione di lavoro: la ‘casa del figlio del carpentiere’. E’ qui che vogliamo celebrare la legge severa del lavoro umano e ricordare che non può essere fine a se stesso, ma che la sua libertà e nobiltà gli vengono dai valori che lo finalizzano…”.

Discorso “al popolo dell’alleanza” (5 gennaio). “… Da questa terra unica al mondo per grandezza di avvenimenti, la nostra umile supplica si leva verso Dio per tutti gli uomini, credenti e non, ed includiamo volentieri i figli del ‘popolo dell’alleanza’ di cui non dimenticheremo il ruolo nella storia religiosa dell’umanità…”.

Epifania nella grotta di Betlemme (6 gennaio). In questo “luogo di purezza e di calma, dove nacque venti secoli fa, il Principe della pace sentiamo il dovere di rinnovare ai Capi di Stato e a tutti coloro che hanno in mano le sorti dei popoli, un pressante appello a favore della pace nel mondo. Che possano impegnarsi generosamente per assicurare all’umanità la pace… ed evitare al mondo le angosce e le sofferenze di una nuova guerra mondiale, le cui conseguenze sarebbero incalcolabili…”.A cura di Daniele Rocchi

Quarant’anni fa il ritorno di Pietro nella Terra di Gesù (Silvano Spaccatrosi)