Vita Chiesa

40ª Convocazione RnS: Martinez (presidente), «siate agenti di cambiamento, seminatori di gioia»

(dall’inviato Sir a Rimini) – «Siate agenti di cambiamento, seminatori di gioia». È l’invito rivolto questa mattina da Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo (RnS), rivolgendosi ai partecipanti alla 40ª Convocazione nazionale di Rimini. Nella sua relazione conclusiva, Martinez ha affermato che «quando si è nel giubilo e nell’esultanza diventiamo un episodio di cielo». «Smettiamo di essere una sala da barbiere», ha detto citando san Giovanni Crisostomo, «con parole inutili, offensive, che tradiscono la Parola». «Non c’è persecuzione o martirio che possa togliere dal nostro cuore la nostra gioia», ha aggiunto Martinez, ammonendo che «è troppo facile andarsene dal Rinnovamento, da casa, dal sacerdozio quando nascono i problemi. Lo fanno tutti, è più facile. È più difficile rimanere in questa gioia che è frutto dell’amore». «I nostri gruppi, le nostre comunità, le parrocchie, le diocesi hanno bisogno di sacerdoti non prigionieri della gioia, ma di sacerdoti che sprigionano gioia», ha proseguito Martinez. Per il presidente di RnS, «nel mondo, nelle nostre case e comunità, nell’Italia e nell’Europa stanno venendo meno tutte le forze spirituali. Vanno rigenerate». «Non cercatele altrove, sono nella nostra fede», ha continuato, rilevando che «bisogna tornare all’essenziale. Questo ci sta chiedendo lo Spirito in questo Giubileo».

«È necessaria una nuova operazione giubilare: i cuori puliti. Perché possono esserlo le mani, i vestiti e anche i pensieri senza che lo siano i cuori», ha detto ancora il presidente che nella sua relazione conclusiva, ha affermato che «è in crisi la vita spirituale, ma non è in crisi l’esperienza dello Spirito Santo. Qui si vede, si sente». «È in crisi la fraternità umana», ha proseguito, notando che «se il ‘900 è stato il secolo della solidarietà, questo secolo dev’essere quello della fraternità». «Provate a spiegare alle nuove generazioni il comandamento ‘onora il padre e la madre’. Che amore è quello in cui si sono cambiati i connotati al padre e alla madre, per cui una donna funge da padre e un maschio da madre?». «Se si perde di vista Dio – ha ammonito – si perde di vista tutto».

Rivolgendosi alle famiglie, Martinez ha osservato che «non stiamo più educando i nostri figli secondo Dio», ribadendo quanto sia «importante la trasmissione della fede». Come dice sant’Agostino, siamo chiamati a «non spegnere lo Spirito». Martinez ha anche affermato che «perché ci sia la Chiesa in uscita ci dev’essere Gesù in entrata» e ha espresso la propria «vergogna per il muro che c’è ancora in Israele, per quello al confine tra Messico e Stati Uniti, per tutti quelli che innalziamo davanti alle povertà di questo nostro tempo». Il presidente RnS ha poi evidenziato la necessità di «una nuova generazione che abbia passione e intelligenza per costruire i propri Paesi». Per questo «con altre realtà stiamo lavorando per dare mille giovani leader al Paese perché in ogni ambito prendano le sorti del nostro Paese e lo rifondino sulle verità di fede». «Se non si cura l’anima e la base spirituale la nostra Europa, le nostre città e i nostri Paesi sono destinati all’oblio. Dobbiamo sognare Paesi riconciliati e capaci di riconciliare, edificati su principi solidi, con autentici spazi di libertà, prossimità, solidarietà, giustizia, pace». Perché – ha concluso – «la vita va vissuta gioiosamente e non noiosamente».

Card. Bagnasco, «continuate ad essere costruttori della comunione di fede che genera comunione dei cuori». «La comunione della fede genera la comunione dei cuori. Continuate ad essere costruttori di questa comunione». Lo ha affermato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e del Consiglio delle Conferenze dei vescovi d’Europa nel corso della celebrazione eucaristica che ha concluso, a Rimini, la 40ª Convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo. «È un anniversario di grazia e di responsabilità davanti alla Chiesa e al mondo», ha osservato Bagnasco nell’omelia, rilevando che «ciò che viviamo in questi giorni non ha accenti autocelebrativi, ma è un evento di grazia». «Da questo memoriale – ha proseguito – il movimento ripartirà confermato e rinnovato nel culto a Dio e nel servizio ai fratelli». Infatti, «quanto più le nostre braccia saranno tese verso il roveto ardente, tanto più si allungheranno verso i bisognosi nell’anima e nel corpo». «Sappiano bene – ha aggiunto il cardinale – che il cuore della fede cristiana non è avere buoni sentimenti e neppure un codice di comportamento» perché così fosse «sarebbe una religione civile». «Il Signore ci invia ad annunciarlo – ha ammonito Bagnasco – senza confidare in mezzi organizzazioni, programmi, strategie: la nostra unica strategia, che è anche la nostra forza, è lo Spirito di Gesù». Al termine della celebrazione, il presidente della Cei – anche a nome di del vescovo di Ascoli Piceno, mons. Giovanni D’Ercole, che ha concelebrato – ha affermato che «il corpo episcopale italiano si sente vicino a questa manifestazione dello Spirito Santo per la bellezza della Chiesa».

«L’annuncio della salvezza  – ha sottolineato il presidente dei vescovi italiani – deve raggiungere i confini della terra come i confini della vita umana: non c’è nessun ambiente, nessuna istituzione, nessun organismo, nessuno Stato, nessun sistema economico, sociale e politico che non possa essere irrorato dalla presenza di Cristo e diventare cosa viva, non organismo morto». Nell’omelia, il cardinale ha rilevato che «Gesù tocca tutto l’orizzonte dell’esistenza, non ci sono zone d’ombra o escluse». «Senza il pane dell’anima ogni altro pane soddisfa dei bisogni, ma non sazia l’uomo», ha ammonito, rilevando che «voi conoscete lo slancio della missione, il coraggio della parola umile e convinta, la testimonianza della vita illuminata dal Vangelo». «Sulla strada della missionarietà, che il Papa tanto raccomanda, dobbiamo continuare sapendo che troveremo ascolto e accoglienza insieme a indifferenza e derisione». «Sapendo che andare controcorrente – ha aggiunto – non è voglia di essere diversi o divisivi o, peggio, ritenersi perfetti». «Ma chi di noi si sente perfetto?», ha chiesto Bagnasco. «Solo desiderio di essere fedeli al Signore della vita è il perché dell’andare controcorrente per cercare con i nostri limiti e peccati, con le nostre fatiche e incoerenze, nonostante tutto e ostinatamente di essere fedeli al Signore della verità e della vita». «Questa missione è tanto più necessaria e doverosa per noi, in quanto sempre più oggi vengono violati i santuari dell’umano, come la vita e la morte, la famiglia e l’amore».