Vita Chiesa

ADULTI E CATECHESI: DON RUSPI (UCN-CEI), UNA TRASFORMAZIONE PER LE PARROCCHIE

(Pesaro) – Sono l’“accoglienza” e l’“accompagnamento” i due atteggiamenti principali che occorre adottare per “un’iniziazione cristiana degli adulti”. Li ha indicati questa mattina don Walther Ruspi, responsabile del Servizio per il catecumenato dell’Ufficio catechistico nazionale, intervenendo al convegno nazionale dei direttori degli Uffici catechistici diocesani in svolgimento a Pesaro. Questi due atteggiamenti implicano prima di tutto il “riconoscere l’esistenza del catecumeno nella Chiesa italiana”, e poi richiedono una “maturazione” della comunità cristiana parrocchiale, che deve “imparare a vivere l’esperienza della sua vita liturgica come grande luogo educativo”, e una “trasformazione profonda” delle medesime parrocchie, perché diventino “luogo di accoglienza, di dialogo, di discernimento e iniziazione al mistero di Cristo”. Il sacerdote ha anche evidenziato che “l’impegno ad accompagnare Cristo nella comunità è una vera e propria ‘chiamata di mediazione’ rivolta a ogni battezzato” e richiede “una doverosa e responsabile preparazione degli accompagnatori adulti”: I “catecumeni – ha aggiunto – sono per la Chiesa degli ‘esploratori’ che ci introducono in una ‘terra nuova’ per le nostre Chiese occidentali, verso una Chiesa missionaria”. Nella sua analisi sullo stato dell’iniziazione cristiana degli adulti nella comunità cristiana, don Ruspi ha notato come essa “è ormai un concetto e uno strumento pastorale conosciuto e ben radicato nelle Chiese locali” e “Battesimo, Cresima ed Eucaristia vengono visti non più come tre sacramenti separati, ma come le tappe di un cammino di generazione alla vita cristiana adulta, all’interno di un percorso organico”. Oggi, in questo cammino, si richiedono alcuni atteggiamenti tra cui “una proposta di fede che non costringe ma fa riflettere”, una “diaconia”, ovvero una “vicinanza e un modo di relazionarsi verso gli altri”, che “non è proseliti sta, non mira a fare dei discepoli o a riempire le chiese” e “una nuova area di collocazione nei confronti della comunità cristiana: i simpatizzanti, i ricercatori, i riposizionati nella comunità (divorziati risposati, gli sposati con divorziati, famiglie di coabitazione)”. Alla parrocchia, dunque, “spetta non soltanto offrire ospitalità a chi chiede i sacramenti come espressione di un ‘bisogno religioso’, ma anche risvegliare la domanda religiosa di molti, dando testimonianza alla fede di fronte ai non credenti, offrendo spazi di confronto con la verità del Vangelo, valorizzando e purificando le espressioni della devozione e della pietà popolare”.Sir