Vita Chiesa

«Amoris Laetitia», un anno dopo: cosa sta cambiando

È passato oltre un anno dalla pubblicazione, l’8 aprile 2016, dell’esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia di Papa Francesco. Rispondendo ad una richiesta pervenuta dalla Segreteria del Sinodo sulla recezione del documento, l’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della Cei ha avviato un’inchiesta in due tappe (da ottobre 2016 a maggio 2017) che ha coinvolto le diverse realtà della Chiesa italiana presenti sul territorio e ha stilato un dossier, autentico «mosaico» dell’accoglienza di Amoris Laetitia e delle iniziative in corso per la sua diffusione e attuazione.

La prima delle cinque sezioni nelle quali si articola il documento è dedicata agli incontri tenuti su tutto il territorio dal direttore dell’Ufficio Cei, don Paolo Gentili, o dai suoi collaboratori. Momenti «forti» il convegno nazionale dei responsabili diocesani di pastorale familiare (Assisi, 11-13 novembre 2016) e la XIX Settimana nazionale di studi su «Strade di felicità nell’alleanza uomo-donna alla luce di Amoris Laetitia n.38».

La seconda parte rileva come il documento sia stato accolto nelle Regioni ecclesiastiche e nelle Chiese locali. La terza fa il punto sul cosiddetto «ponte giuridico-pastorale» al quale si riferisce il n. 244 dell’esortazione – che al riguardo rimanda agli artt. 2-3 del Motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesus – dedicato a chi intraprende il percorso per la dichiarazione di nullità matrimoniale.

Ai percorsi formativi, ai dibattiti e alle pubblicazioni promossi dalle Facoltà teologiche e dagli Istituti superiori di scienze religiose è dedicata la quarta parte mentre l’ultima raccoglie iniziative e progetti messi in campo nel Forum delle associazioni familiari e da altre realtà e movimenti.



«Il processo di recezione e attuazione delle indicazioni di Amoris Laetitia richiederà molto tempo», spiega don Paolo Gentili, ma «in gran parte delle diocesi il documento è stato oggetto di una vivace attenzione» e «molti vescovi hanno deciso di impostare il loro piano pastorale annuale» sull’esortazione del Pontefice «sottolineando la dimensione della famiglia come “soggetto” nell’azione pastorale delle Chiese locali». Secondo il direttore dell’Ufficio Cei,
 a suscitare maggior interesse «e anche qualche timore, soprattutto fra i sacerdoti che ne vivono in primis la responsabilità», è il tema del discernimento pastorale.


Per questo, «alcune Conferenze episcopali regionali e alcuni singoli vescovi hanno ritenuto opportuno offrire a sacerdoti e laici delle indicazioni sull’ottavo capitolo approfondendo i quattro verbi: accogliere, accompagnare, discernere, integrare».





Di particolare interesse sono i tentativi e i progetti nati per camminare verso quel «ponte giuridico-pastorale» che mons. Roberto Malpelo, vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico regionale etrusco (Tere), definisce

 «mezzo a disposizione di coloro che desiderano verificare la validità del loro matrimonio ormai ferito da separazioni, divorzi, abbandoni». 

Uno strumento che si pone in un’area di confine tra pastorale e diritto, «spronandoci – prosegue mons. Malpelo – ad una creatività innovativa».



L’orizzonte è quello del realismo e della concretezza, «di un’alleanza non solo tra teologia e pastorale ma anche tra diritto e pastorale».



Dalle risposte pervenute da un’ottantina di diocesi emerge una pluralità di modalità organizzative. Tra le diverse iniziative, Biella, Casale Monferrato, Novara, Vercelli hanno costituito un «Centro interdiocesano di accompagnamento dei fedeli separati» per l’accoglienza e l’accompagnamento di coppie/singoli sposi che desiderano avviare un percorso di verifica della nullità del proprio matrimonio, la cui équipe dovrà mantenere una stretta collaborazione con il Tribunale ecclesiastico interdiocesano e la Commissione regionale per la famiglia.





A Cefalù il vescovo ha istituito il «Servizio diocesano per l’accoglienza e l’accompagnamento dei fedeli nelle loro fragilità matrimoniali» analogo al «Sostegno alle fragilità familiari» messo in campo a Livorno, mentre a Concordia-Pordenone il vescovo ha nominato un responsabile del Servizio di consulenza giuridico-pastorale per la famiglia ed è stato celebrato il primo processo brevior con sentenza in data 15 settembre 2016. La diocesi di Padova ha curato un piccolo dépliant informativo sullo svolgimento del processo di nullità matrimoniale, oltre a promuovere percorsi di spiritualità per persone che vivono un legame spezzato o una nuova unione.

A Frosinone-Veroli-Ferentino, grazie alla disponibilità a titolo gratuito di due avvocatesse rotali sono stati istituiti

un Centro d’ascolto per chi voglia verificare la nullità del proprio matrimonio e un numero dedicato.

 Ad oggi sono 35 le persone ascoltate: di queste tre hanno proseguito l’iter giuridico.

Nella diocesi di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia sono oltre dieci i casi di procedura normale introdotti negli ultimi nove mesi, sei già risolti positivamente, due in itinere. L’auspicio, si legge nel dossier, è che «i processi di accompagnamento non si concludano con l’emanazione del decreto di dichiarazione di nullità, ma proseguano anche nel “dopo” per poter operare sempre nella logica della misericordia».


Misericordia che sa accogliere le persone ferite dal fallimento del proprio matrimonio e farsene carico, orientando nella verità la loro ricerca di risposte.
 In questa stessa logica, oltre che luogo fecondo per reperire le prime prove testimoniali per il processo breve, la cui durata è due mesi, per don Gentili «il ponte giuridico-pastorale potrebbe accompagnare coloro che in seconda istanza hanno ricevuto una dichiarazione definitiva e negativa sulla possibilità di considerare nullo il proprio matrimonio. Anche queste persone, come diceva Papa Benedetto all’VII incontro mondiale delle famiglie a Milano, c’è bisogno che si sentano accolte nella Chiesa».