Vita Chiesa

BENEDETTO XVI A SULMONA, AI GIOVANI: USARE BENE INTELLIGENZA E SAPIENZA

“Sono molto contento di incontrarvi” come “un padre di famiglia”. Con queste parole Benedetto XVI ha salutato ieri i giovani nella basilica cattedrale di San Panfilo a Sulmona (Aq), durante la visita pastorale alla città abruzzese. Il Santo Padre è stato accolto da mons. Angelo Spina, vescovo di Sulmona-Valva, che ha ricordato come l’incontro era “tanto atteso dai giovani della diocesi”. Dopo il breve intervento iniziale hanno preso la parola proprio due giovani, in rappresentanza delle 76 parrocchie locali: Francesca Orsatti di Sulmona e Cristian Di Sanza di Roccaraso. “La crisi occupazionale”, ha affermato Francesca, “getta facilmente nello sconforto e nella frustrazione quanti di noi hanno studiato con costanza e profitto”; Cristian, invece, si è rivolto al Papa assicurando che “in questo tempo di duri attacchi e provocazioni mediatiche al successore di Pietro e alla Chiesa di Cristo non abbiamo paura di gridare al mondo che i giovani di Sulmona-Valva sono con lei”. Nel ringraziare per l’affetto e la vicinanza, il Pontefice ha ribadito che “la cosa principale in questo mondo” è “imparare a usare bene l’intelligenza e la sapienza che Dio ci ha donato”.Per il Santo Padre, sono due gli “aspetti fondamentali” che emergono dalle parole dei giovani: un primo positivo si trova nella “visione cristiana della vita”; un secondo negativo, invece, è caratterizzato dalle “ombre” per il futuro e da “problemi concreti, che rendono difficile guardare al futuro con serenità e ottimismo”. Difficoltà di fronte alle quali bisogna ricordare che “la memoria storica è veramente una ‘marcia in più’ nella vita, perché senza memoria non c’è futuro”. La cultura consumistica attuale, infatti, tende “ad appiattire l’uomo sul presente, a fargli perdere il senso del passato, della storia; ma così facendo lo priva anche della capacità di comprendere se stesso, di percepire i problemi, e di costruire il domani”. Invece, “il cristiano è uno che ha buona memoria, che ama la storia e cerca di conoscerla”. Quanto alla capacità di riconoscere la chiamata di Dio, Benedetto XVI ha precisato che “il segreto della vocazione sta nel rapporto con Dio, nella preghiera che cresce proprio nel silenzio interiore, nella capacità di ascoltare che Dio è vicino”. Il Pontefice, inoltre, ha sottolineato che “la vera preghiera non è affatto estranea alla realtà” e “la fede e la preghiera non risolvono i problemi, ma permettono di affrontarli con una luce e una forza nuova, in modo degno dell’uomo, e anche in modo più sereno ed efficace”.Il cristiano, ha proseguito il Papa, “non è mai un individualista” e per questo bisogna amare la comunità e impegnarsi “a vivere insieme l’esperienza di fede”. Per il Santo Padre, la gioia letta nei volti dei giovani presenti nella cattedrale è “un segno che siete cristiani: che per voi Gesù Cristo vale molto, anche se è impegnativo seguirlo, vale più di qualunque altra cosa”. In questo senso, “avete creduto che Dio è la perla preziosa che dà valore a tutto il resto: alla famiglia, allo studio, al lavoro, all’amore umano… alla vita stessa” e “avete capito che Dio non vi toglie nulla, ma vi dà il ‘centuplo’ e rende eterna la vostra vita, perché Dio è Amore infinito: l’unico che sazia il nostro cuore”. Citando l’esperienza del cammino di Sant’Agostino, Benedetto XVI ha concluso con un invito a conservare “il vostro entusiasmo, la vostra gioia, quella che nasce dall’aver incontrato il Signore” e a saperla comunicare “anche ai vostri amici, ai vostri coetanei”.Sir