Vita Chiesa
BENEDETTO XVI AL CORPO DIPLOMATICO: «LO SCANDALO DELLA FAME E’ INACCETTABILE»
All’inizio dell’anno, siamo invitati a dare uno sguardo alla situazione internazionale per esaminare le sfide che siamo chiamati ad affrontare insieme: lo ha detto questa mattina in Vaticano il Papa nel discorso al corpo diplomatico, in occasione della cerimonia di scambio degli auguri per il nuvo anno. Tra le questioni essenziali, come non pensare ai milioni di persone, specialmente alle donne e ai bambini, che mancano di acqua, di cibo, di un tetto? ha proseguito Benedetto XVI -. Lo scandalo della fame, che tende ad aggravarsi, è inaccettabile in un mondo che dispone dei beni, delle conoscenze e dei mezzi per porvi fine. Secondo il Papa, è necessario augurarsi la ripresa dei negoziati commerciali del Doha Development Round’ dell’Organizzazione Mondiale del commercio, come il proseguimento e l’accelerazione del processo di cancellazione e di riduzione del debito dei paesi più poveri, senza che questo sia condizionato a misure di aggiustamento strutturale, nefaste per le popolazioni più vulnerabili.
Dopo aver ricordato le crisi umanitarie e i fenomeni migratori, Benedetto XVI ha portato l’attenzione sui continui attentati portati alla vita, dal concepimento fino alla morte naturale. Ha detto in proposito: Non risparmiano tali attentati anche quelle regioni dove la cultura del rispetto della vita è tradizionale, come in Africa, dove si tenta di banalizzare surrettiziamente l’aborto attraverso il Protocollo di Maputo, così come attraverso il Piano d’Azione adottato dai Ministri della Sanità dell’Unione Africana, e che sarà tra poco sottoposto al Summit dei capi di Stato e di Governo. Allo stesso modo ha aggiunto – si sviluppano minacce contro la struttura naturale della famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, e tentativi di relativizzarla conferendole lo stesso statuto di forme di unione radicalmente diverse. Tutto ciò costituisce una offesa alla famiglia e contribuisce a destabilizzarla, violandone la specificità ed il ruolo sociale unico.
Dopo aver ricordato l’impegno dei paesi sviluppati a destinare lo 0,7% del loro prodotto interno lordo all’aiuto internazionale, il Papa ha analizzato le tante situazioni di difficoltà nel continente africano. Ha così parlato del Darfour (la comunità internazionale sembra impotente da ormai quattro anni, malgrado le iniziative destinate ad alleviare le popolazioni provate e a dare una soluzione politica), del Corno d’Africa (aggravata con la ripresa delle ostilità e l’internazionalizzazione del conflitto), dell’Uganda (ha citato l’arruolamento di numerosi bambini costretti a farsi soldati), della regione dei Grandi Laghi (dove si intravedono nuove speranze dopo gli anni di guerra senza pietà). Ha citato anche la Costa d’Avorio e l’Africa Australe dove milioni di persone sono ridotte ad una situazione di grande vulnerabilità. Nella parte del discorso dedicata al continente nero ha poi detto che segnali positivi per l’Africa vengono anche dalla volontà espressa dalla comunità internazionale di mantenere questo continente al centro della sua attenzione.
Benedetto XVI ha poi rivolto un pensiero al Brasile, paese dove si recherà in visita apostolica nel prossimo maggio, citando il miglioramento di alcuni indici economici, l’impegno nella lotta contro il traffico di droga e contro la corruzione, i diversi processi di integrazione, gli sforzi per migliorare l’accesso all’educazione, per combattere la disoccupazione e per ridurre le disuguaglianze nella distribuzione dei redditi. Ha quindi parlato della situazione in Colombia (fare tutti gli sforzi per pacificare il paese), a Cuba, in Viet-Nam, a Timor Est, in Corea (dove covano pericolosi focolai di tensione). Tra i paesi motivo di preoccupazione ha citato l’Afghanistan, lo Sri Lanka e il Medio Oriente. Riguardo a questo ultimo riguardo ha detto che i Libanesi hanno diritto a vedere rispettata l’integrità e la sovranità del loro paese; gli Israeliani hanno il diritto di vivere in pace nel loro Stato, i Palestinesi hanno il diritto ad una patria libera e sovrana. Se ciascuno dei popoli della regione vede le sue aspettative prese in considerazione e si sente meno minacciato, la fiducia reciproca si rafforzerà.
Il testo integrale del Discorso al Corpo Diplomatico (8 gennaio 2007)