Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, ANGELUS: ASCOLTARE LA VOCE DI DIO E SMASCHERARE LE TENTAZIONI DEL MALE

Dio vuole salvarci, ma anche noi dobbiamo pentirci se vogliamo essere guariti dal peccato. Questo il senso delle parole di Benedetto XVI, stamattina, all’Angelus, guidato da piazza San Pietro.

Vincere le tentazioni. “Nel nostro itinerario verso la Pasqua – ha detto il Papa -, siamo giunti alla quarta domenica di Quaresima. È un cammino con Gesù attraverso il ‘deserto’, cioè un tempo in cui ascoltare maggiormente la voce di Dio e anche smascherare le tentazioni che parlano dentro di noi”. All’orizzonte di questo deserto “si profila la Croce. Gesù sa che essa è il culmine della sua missione: in effetti, la Croce di Cristo è il vertice dell’amore, che ci dona la salvezza”. Richiamando il Vangelo di oggi, il Pontefice ha ricordato che “come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. Il riferimento è “all’episodio in cui, durante l’esodo dall’Egitto, gli ebrei furono attaccati da serpenti velenosi, e molti morirono; allora Dio comandò a Mosè di fare un serpente di bronzo e metterlo sopra un’asta: se uno veniva morso dai serpenti, guardando il serpente di bronzo, veniva guarito. Anche Gesù sarà innalzato sulla Croce, perché chiunque è in pericolo di morte a causa del peccato, rivolgendosi con fede a Lui, che è morto per noi, sia salvato”.

Invito alla confessione. Il Santo Padre ha ripreso un commento di sant’Agostino: “Il medico, per quanto dipende da lui, viene per guarire il malato. Se uno non sta alle prescrizioni del medico, si rovina da solo. Il Salvatore è venuto nel mondo … Se tu non vuoi essere salvato da lui, ti giudicherai da te stesso”. Dunque, “se infinito è l’amore misericordioso di Dio, che è arrivato al punto di dare il suo unico Figlio in riscatto della nostra vita, grande è anche la nostra responsabilità: ciascuno, infatti, deve riconoscere di essere malato, per poter essere guarito; ciascuno deve confessare il proprio peccato, perché il perdono di Dio, già donato sulla Croce, possa avere effetto nel suo cuore e nella sua vita”. Benedetto XVI ha citato ancora sant’Agostino: “Dio condanna i tuoi peccati; e se anche tu li condanni, ti unisci a Dio … Quando comincia a dispiacerti ciò che hai fatto, allora cominciano le tue opere buone, perché condanni le tue opere cattive. Le opere buone cominciano con il riconoscimento delle opere cattive”. “A volte – ha precisato il Papa – l’uomo ama più le tenebre che la luce, perché è attaccato ai suoi peccati. Ma è solo aprendosi alla luce, è solo confessando sinceramente le proprie colpe a Dio, che si trova la vera pace e la vera gioia. È importante allora accostarsi con regolarità al sacramento della penitenza, in particolare in Quaresima, per ricevere il perdono del Signore e intensificare il nostro cammino di conversione”.

S. Giuseppe e viaggio in Messico e Cuba. Il Pontefice ha poi ricordato che domani si celebrerà la festa solenne di san Giuseppe e ha ringraziato “di cuore” tutti coloro che avranno per lui “un ricordo nella preghiera, nel giorno del mio onomastico”. In particolare, ha chiesto “di pregare per il viaggio apostolico in Messico e Cuba”, che compirà a partire da venerdì prossimo. “Affidiamolo all’intercessione della Beata Vergine Maria, tanto amata e venerata in questi due Paesi che mi accingo a visitare”, ha affermato.

Il bene prezioso dell’acqua. Dopo l’Angelus, il Santo Padre ha rammentato che “ieri si è concluso, a Marsiglia, il VI Forum mondiale dell’acqua, e giovedì prossimo si celebrerà la Giornata mondiale dell’acqua, che quest’anno sottolinea il fondamentale legame di tale preziosa e limitata risorsa con la sicurezza alimentare”. Di qui l’auspicio che “queste iniziative contribuiscano a garantire per tutti un accesso equo, sicuro e adeguato all’acqua, promuovendo così i diritti alla vita e alla nutrizione di ogni essere umano e un uso responsabile e solidale dei beni della terra, a beneficio delle generazioni presenti e future”.

La tragedia in Svizzera. Nei saluti in varie lingue, in francese Benedetto XVI ha ricordato la tragedia in Svizzera in cui sono morte 28 persone, di cui 22 ragazzi. Cristo, ha sostenuto, “prenda su di sé anche il dolore dei parenti delle famiglie belghe che a causa del tragico incidente in Svizzera hanno perduto i loro figli e anche il dolore di coloro che si sono visti privati di una persona vicina. Io assicuro la mia vicinanza e la mia preghiera”. In slovacco, evidenziando che “il Tempo della Quaresima ci esorta a riconoscere Gesù Cristo come nostra suprema speranza”, ha invitato “ad essere nel mondo testimoni fedeli della Buona Novella della redenzione”. In polacco ha espresso “vicinanza ai partecipanti al convegno si sta svolgendo a Gniezno, storica capitale della Polonia”. Tale convegno “sia per l’Europa memoria delle sue radici cristiane e della necessità di costruire una società civile fondandosi sui valori evangelici. Affido i frutti del convegno a San Giuseppe, patrono della Chiesa universale, e a Sant’Adalberto, patrono della Polonia”. In italiano ha salutato i lavoratori dell’Alcoa di Portovesme, assicurando ad essi e alle rispettive famiglie la sua preghiera e la sua vicinanza ed “auspicando che la loro difficile situazione, come altre simili, possa avere un’adeguata soluzione”. (Sir)