Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, ANGELUS: IL CRISTIANESIMO E’ RESPONSABILITA’; RICORDO DELLE VITTIME DEGLI INCIDENTI STRADALI

Il Regno di Dio va accolto con “spirito di responsabilità”, perché il cristianesimo è in sintesi “responsabilità verso Dio e verso l’umanità”. Lo ha detto il Papa, che nell’Angelus di ieri si è soffermato sulla pagina evangelica di Matteo che narra la celebre parabola dei talenti, al centro della liturgia della penultima domenica di questo anno liturgico. “La Parola di Dio di questa domenica – ha detto Benedetto XVI – ci invita ad essere vigilanti e operosi, nell’attesa del ritorno del Signore Gesù alla fine dei tempi”. Il talento è simbolo di “dote personale, che ciascuno è chiamato a far fruttificare”: l’uomo della parabola “rappresenta Cristo stesso, i servi sono i discepoli e i talenti sono i doni che Gesù affida loro”, intesi non solo come “qualità naturali”, ma anche come “le ricchezze che il Signore Gesù ci ha lasciato in eredità, perché le facciamo fruttificare: la sua Parola, depositata nel santo Vangelo; il Battesimo, che ci rinnova nello Spirito Santo; la preghiera – il “Padre nostro” – che eleviamo a Dio come figli uniti nel Figlio; il suo perdono, che ha comandato di portare a tutti; il sacramento del suo Corpo immolato e del suo Sangue versato. In una parola: il Regno di Dio, che è Lui stesso, presente e vivo in mezzo a noi”. E’ questo, per il Papa, “il tesoro che Gesù ha affidato ai suoi amici, al termine della sua breve esistenza terrena”, e che va accolto con un “atteggiamento interiore” ben preciso. “L’atteggiamento sbagliato – ha ammonito il Santo Padre – è quello della paura: il servo che ha paura del suo padrone e ne teme il ritorno, nasconde la moneta sotto terra ed essa non produce alcun frutto. Questo accade, per esempio, a chi avendo ricevuto il Battesimo, la Comunione, la Cresima seppellisce poi tali doni sotto una coltre di pregiudizi, sotto una falsa immagine di Dio che paralizza la fede e le opere, così da tradire le attese del Signore”. Ma la parabola narrata da Matteo “mette in maggior risalto i buoni frutti portati dai discepoli che, felici per il dono ricevuto, non l’hanno tenuto nascosto con timore e gelosia, ma l’hanno fatto fruttificare, condividendolo, partecipandolo”. “Ciò che Cristo ci ha donato si moltiplica donandolo!”, ha ammonito il Papa: “E’ un tesoro fatto per essere speso, investito, condiviso con tutti, come ci insegna quel grande amministratore dei talenti di Gesù che è l’apostolo Paolo”. Tale insegnamento evangelico, secondo Benedetto XVI, “ha inciso anche sul piano storico-sociale, promuovendo nelle popolazioni cristiane una mentalità attiva e intraprendente”, ma il messaggio centrale “riguarda lo spirito di responsabilità con cui accogliere il Regno di Dio”.“La vostra presenza nella Chiesa e nel mondo è indispensabile”. Con queste parole il Papa, dopo l’Angelus di ieri, si è rivolto alle comunità religiose di clausura, in vista della Giornata “Pro Orantibus”, che si celebrerà venerdì prossimo, 21 novembre. “Ringraziamo il Signore per le sorelle e i fratelli che hanno abbracciato questa missione dedicandosi totalmente alla preghiera e vivono di quanto ricevono dalla Provvidenza”, ha detto Benedetto XVI, che ha poi aggiunto: ”Preghiamo a nostra volta per loro e per le nuove vocazioni, e impegniamoci a sostenere i monasteri nelle necessità materiali”. Non è mancato un saluto speciale del Papa all’arcidiocesi di Milano e alle altre comunità di Rito Ambrosiano, per le quali inizia in questa domenica il Tempo di Avvento. “Proprio oggi – ha ricordato il Papa – entra in vigore il Nuovo Lezionario Ambrosiano, cioè la raccolta, rinnovata alla luce del Concilio Vaticano II, delle Letture bibliche di quell’antico e nobile ordinamento liturgico”. Secondo Benedetto XVI, “è significativo che ciò avvenga all’indomani dell’Assemblea del Sinodo dei Vescovi dedicata alla Parola di Dio. Possa la Chiesa Ambrosiana, nutrita con sapienza e abbondanza delle Sacre Scritture – l’augurio del Pontefice – camminare sempre nella verità e nella carità e rendere valida testimonianza a Cristo, Parola di salvezza per l’umanità di tutti i tempi”.“Responsabilità, considerazione e rispetto per gli altri”. Queste le tre virtù che dovrebbero caratterizzare “guidatori, passeggeri e pedoni” in modo da evitare gli incidenti stradali, che provocano sempre più vittime lungo strade e autostrade di tutto il mondo. A ricordarlo è stato ieri il Papa, che salutando – al termine dell’Angelus – I fedeli di lingua inglese, ha ricordato “in un modo speciale tutti coloro che sono morti a causa di incidenti stradali”. Oltre a pregare per il loro “eterno riposo” e per “la consolazione delle famiglie che hanno subìto la loro perdita”, Benedetto XVI ha esortato ”ciascuno – guidatori, passeggeri e pedoni – a mettere in pratica attentamente le parole di San Paolo nella liturgia di oggi: ‘state sobri e all’erta’”. “Il nostro comportamento nelle strade – ha ammonito il Santo Padre – dovrebbe essere caratterizzato da responsabilità, considerazione e rispetto per gli altri”. Infine l’implorazione alla Vergine Maria, affinché “ci conduca sani e salvi lungo strade e autostrade di tutto il mondo”.Sir