Vita Chiesa

BENEDETTO XVI: FESTA CRISTO RE, LA CROCE E’ IL «PUNTO CRITICO»

“Stare con Gesù, come Maria, e non chiedergli di scendere dalla croce, ma rimanere lì con Lui”. Questo “il primo e fondamentale messaggio che la Parola di Dio oggi dice a noi: a me, Successore di Pietro, e a voi, cardinali”. Lo ha detto ieri mattina, nella solennità di Cristo Re, Benedetto XVI, durante la concelebrazione eucaristica, nella basilica vaticana, con i nuovi 24 cardinali creati nel Concistoro di sabato. “Sappiamo dai Vangeli – ha ricordato il Papa – che la croce fu il punto critico della fede di Simon Pietro e degli altri Apostoli. E’ chiaro e non poteva essere diversamente: erano uomini e pensavano ‘secondo gli uomini’; non potevano tollerare l’idea di un Messia crocifisso. La ‘conversione’ di Pietro si realizza pienamente quando rinuncia a voler ‘salvare’ Gesù e accetta di essere salvato da Lui. Rinuncia a voler salvare Gesù dalla croce e accetta di essere salvato dalla sua croce”. Il ministero di Pietro “consiste tutto nella sua fede, una fede che Gesù riconosce subito, fin dall’inizio, come genuina, come dono del Padre celeste; ma una fede che deve passare attraverso lo scandalo della croce, per diventare autentica, davvero ‘cristiana’, per diventare ‘roccia’ su cui Gesù possa costruire la sua Chiesa”. “Anche il mio ministero, cari fratelli, e di conseguenza anche il vostro, consiste tutto nella fede – ha aggiunto il Papa -. Gesù può costruire su di noi la sua Chiesa tanto quanto trova in noi di quella fede vera, pasquale, quella fede che non vuole far scendere Gesù dalla Croce, ma si affida a Lui sulla Croce. In questo senso il luogo autentico del Vicario di Cristo è la Croce, persistere nell’obbedienza della Croce”. “E’ difficile questo ministero – ha ammesso il Pontefice -, perché non si allinea al modo di pensare degli uomini, a quella logica naturale che peraltro rimane sempre attiva anche in noi stessi. Ma questo è e rimane sempre il nostro primo servizio, il servizio della fede, che trasforma tutta la vita: credere che Gesù è Dio, che è il Re proprio perché è arrivato fino a quel punto, perché ci ha amati fino all’estremo”. E “questa regalità paradossale, dobbiamo testimoniarla e annunciarla come ha fatto Lui, il Re, cioè seguendo la sua stessa via e sforzandoci di adottare la sua stessa logica, la logica dell’umiltà e del servizio, del chicco di grano che muore per portare frutto”. Il Papa e i cardinali “sono chiamati ad essere profondamente uniti prima di tutto in questo: tutti insieme, sotto la guida del Successore di Pietro, devono rimanere nella signoria di Cristo, pensando e operando secondo la logica della Croce – e ciò non è mai facile né scontato”. In questo, ha evidenziato il Papa, “dobbiamo essere compatti, e lo siamo perché non ci unisce un’idea, una strategia, ma ci uniscono l’amore di Cristo e il suo Santo Spirito. L’efficacia del nostro servizio alla Chiesa, la Sposa di Cristo, dipende essenzialmente da questo, dalla nostra fedeltà alla regalità divina dell’Amore crocifisso. Per questo, sull’anello che oggi vi consegno, sigillo del vostro patto nuziale con la Chiesa, è raffigurata l’immagine della Crocifissione”. “Da qui – ha continuato il Santo Padre – deriva la nostra sapienza: sapientia Crucis”. Il primato di Pietro e dei suoi Successori è totalmente al servizio del “primato di Gesù Cristo, unico Signore; al servizio del suo Regno, cioè della sua Signoria d’amore, affinché essa venga e si diffonda, rinnovi gli uomini e le cose, trasformi la terra e faccia germogliare in essa la pace e la giustizia”. Per Benedetto XVI, “la nostra gioia” è “partecipare, nella Chiesa, alla pienezza di Cristo attraverso l’obbedienza della Croce, di ‘partecipare alla sorte dei santi nella luce’, di essere stati ‘trasferiti’ nel regno del Figlio di Dio. Per questo noi viviamo in perenne rendimento di grazie, e anche attraverso le prove non vengono meno la gioia e la pace che Cristo ci ha lasciato, quale caparra del suo Regno, che è già in mezzo a noi, che attendiamo con fede e speranza, e pregustiamo nella carità”.Sir