Vita Chiesa

BENEDETTO XVI NELLA SOLENNITÀ PIETRO E PAOLO RICORDA 60° DI SACERDOZIO

(ASCA) – E’ stata una celebrazione particolare quella odierna per papa Ratzinger nella solennità degli apostoli Pietro e Paolo. Benedetto XVI ha, infatti, ricordato anche il sessantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale. Un ricordo, quello del giovanissimo Joseph Ratzinger, che il papa ha voluto condividere con i fedeli e 40 nuovi arcivescovi metropoliti ai quali ha imposto i Pallii, gli antichi simboli episcopali tessuti con la lana di agnello. “Non vi chiamo più servi ma amicì. A sessant’anni dal giorno della mia ordinazione sacerdotale sento ancora risuonare nel mio intimo – ha detto papa Ratzinger durante l’omelia pronunciata nella Basilica di San Pietro – queste parole di Gesù, che il nostro grande arcivescovo, il cardinale Faulhaber, con la voce ormai un po’ debole e tuttavia ferma, rivolse a noi sacerdoti novelli al termine della della cerimonia di Ordinazione”. “Non più servi ma amicì – ha poi detto il pontefice – in questa parola è racchiuso l’intero programma di una vita sacerdotale” ricordando come amicizia vera significa “comunione del pensare del volere”. “L’amicizia che Egli mi dona può solo significare che anch’io cerchi di conoscere sempre meglio Lui; che io, nella Scrittura, nei Sacramenti, nell’incontro della preghiera, nella comunione dei Santi – ha poi detto il papa – nelle persone che si avvicinano a me e che Egli mi manda, cerchi di conoscere sempre di più Lui stesso”. Ma il sacerdozio, ha poi ricordato il papa, significa “anche portare frutto e un frutto che rimanga!”. “Il frutto della vite è l’uva, dalla quale si prepara poi il vino. Fermiamoci per il momento su questa immagine. Perché possa maturare uva buona, occorre il sole ma anche la pioggia, il giorno e la notte. Perché maturi un vino pregiato – è stata l’immagine usata dal pontefice – c’è bisogno della pigiatura, ci vuole la pazienza della fermentazione, la cura attenta che serve ai processi di maturazione”. Questa “la parola di speranza e di incoraggiamento, maturata nell’esperienza, sul fatto che il Signore è buono” che Benedetto XVI ha voluto lasciare “a tutti i sacerdoti, ai vescovi come anche ai fedeli della Chiesa”.