Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, UDIENZA: AFFIDARCI DI PIÙ ALLA PROVVIDENZA

“Dobbiamo imparare ad affidarci di più alla Provvidenza divina, chiedere a Dio la forza di uscire da noi stessi per rinnovargli il nostro ‘sì’, per ripetergli ‘sia fatta la tua volontà’, per conformare la nostra volontà alla sua”. Lo ha chiesto il Papa ai fedeli, nella catechesi dell’udienza generale di oggi, dedicata alla preghiera di Gesù nel Getsemani, in cui Gesù “ci dice che solo nel conformare la sua volontà a quella divina, l’essere umano arriva alla sua vera altezza, diventa ‘divino’; solo uscendo da sé, solo nel ‘sì’ a Dio, si realizza il desiderio di Adamo, quello di essere completamente liberi. È ciò che Gesù compie al Getsemani: trasferendo la volontà umana nella volontà divina nasce il vero uomo, e noi siamo redenti”. “È una preghiera che dobbiamo fare quotidianamente – ha esortato Benedetto XVI – perché non sempre è facile affidarci alla volontà di Dio, ripetere il ‘sì’ di Gesù, il ‘sì’ di Maria. Ogni giorno nella preghiera del Padre nostro noi chiediamo al Signore: ‘Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra’”. Il punto di partenza per la nostra preghiera, ha spiegato il Papa, è la consapevolezza che “c’è una volontà di Dio con noi e per noi, una volontà di Dio sulla nostra vita, che deve diventare ogni giorno di più il riferimento del nostro volere e del nostro essere”.Secondo il Papa, nella “paura e angoscia di Gesù” è ricapitolato “tutto l’orrore dell’uomo davanti alla propria morte, la certezza della sua inesorabilità e la percezione del peso del male che lambisce la nostra vita”. “Non è solo la paura e l’angoscia dell’uomo davanti alla morte – ha commentato Benedetto XVI – ma è lo sconvolgimento del Figlio di Dio che vede la terribile massa del male che dovrà prendere su di Sé per superarlo, per privarlo di potere”. “Anche noi, nella preghiera – l’invito del Papa – dobbiamo essere capaci di portare davanti a Dio le nostre fatiche, la sofferenza di certe situazioni, di certe giornate, l’impegno quotidiano di seguirlo, di essere cristiani e anche il peso del male che vediamo in noi e attorno a noi, perché Egli ci dia speranza, ci faccia sentire la sua vicinanza, ci doni un po’ di luce nel cammino della vita”. I racconti evangelici del Getsemani, ha ricordato il Santo Padre, “mostrano dolorosamente che i tre discepoli, scelti da Gesù per essergli vicino, non furono capaci di vegliare con Lui, di condividere la sua preghiera, la sua adesione al Padre e furono sopraffatti dal sonno”. “Domandiamo al Signore di essere capaci di vegliare con Lui in preghiera, di seguire la volontà di Dio ogni giorno anche se parla di Croce, di vivere un’intimità sempre più grande con il Signore, per portare in questa terra un po’ del cielo di Dio”, l’invito finale del Papa. “La figura di san Giovanni Bosco, che ieri abbiamo ricordato, ci porta a considerare quanto sia importante educare le nuove generazioni agli autentici valori umani e spirituali della vita”. Lo ha detto il Papa, nel triplice saluto ai giovani, malati e sposi novelli che come di consueto conclude l’appuntamento del mercoledì con i fedeli. Invocando sui giovani “la particolare protezione del Santo della Gioventù”, Benedetto XVI ha augurato loro di “trovare sempre educatori saggi e guide sicure”. “La vostra sofferenza – ha proseguito il Santo Padre rivolgendosi agli ammalati – offerta con generosità al Signore, possa rendere fecondo l’impegno che la Chiesa dedica al mondo giovanile”. “Preparatevi ad essere i primi ed insostituibili educatori dei figli che il Signore vi donerà”, l’appello papale agli sposi novelli. Salutando i pellegrini di lingua italiana, Benedetto XVI si è rivolto in particolare ai vescovi “amici della Comunità di S. Egidio, provenienti da vari Paesi dell’Europa, dell’Africa e dell’Asia”, incoraggiandoli ad “operare con entusiasmo al servizio del Vangelo, nonostante le difficoltà”. Salutando, inoltre, i fedeli polacchi, il Papa ha ricordato la Giornata mondiale della vita consacrata, che si celebra domani: “Tutti siamo invitati a compiere la volontà di Dio. Tuttavia i testimoni speciali di tale dedizione sono nella Chiesa le persone consacrate”. (Sir)