Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, UDIENZA: DIO VIENE SENZA ARMI, CHI NON HA CAPITO IL NATALE NON HA CAPITO IL CRISTIANESIMO

“Il desiderio, che tutti portiamo nel cuore, è che la prossima festa del Natale ci doni, in mezzo all’attività frenetica dei nostri giorni, serena e profonda gioia per farci toccare con mano la bontà del nostro Dio e infonderci nuovo coraggio”. E’ l’augurio rivolto dal Papa ai fedeli, nella catechesi dell’udienza generale di oggi, dedicata all’origine e al significato di questa festa. “L’anno liturgico della Chiesa non si è sviluppato inizialmente partendo dalla nascita di Cristo, ma dalla fede nella sua risurrezione”, ha ricordato Benedetto XVI. Perciò, “la festa più antica della cristianità non è il Natale, ma è la Pasqua: la risurrezione di Cristo fonda la fede cristiana, è alla base dell’annuncio del Vangelo e fa nascere la Chiesa”. “Essere cristiani”, quindi, “significa vivere in maniera pasquale, facendoci coinvolgere nel dinamismo che è originato dal Battesimo e che porta a morire al peccato per vivere con Dio. Il primo ad “affermare con chiarezza” che Gesù nacque il 25 dicembre, ha detto il Papa, è stato Ippolito di Roma, nel suo commento al Libro del profeta Daniele, scritto verso il 204. La coincidenza di questa data con la festa della Dedicazione del Tempio di Gerusalemme, istituita da Giuda Maccabeo nel 164 a.C., per molti esegeti significa che “con Gesù, apparso come luce di Dio nella notte, si realizza veramente la consacrazione del tempio, l’Avvento di Dio su questa terra”. “La scoperta che Dio si rivela nelle tenere membra del Bambino Gesù”. E’ questo che “la fede viva e l’amore di Francesco per l’umanità di Cristo hanno trasmesso alla festa cristiana del Natale”. Lo ha detto il Papa, che durante l’udienza ha ricordato che “la particolare e intensa atmosfera spirituale che circonda il Natale si è sviluppata nel Medioevo, grazie a san Francesco d’Assisi, che era profondamente innamorato dell’uomo Gesù, del Dio-con-noi”. “Grazie a san Francesco – le parole del Papa – il popolo cristiano ha potuto percepire che a Natale Dio è davvero diventato il Dio-con-noi, dal quale non ci separa alcuna barriera e alcuna lontananza”. “In quel Bambino – ha proseguito il Santo Padre – Dio è diventato così prossimo a ciascuno di noi, così vicino, che possiamo dargli del tu e intrattenere con lui un rapporto confidenziale di profondo affetto, così come facciamo con un neonato”. Dalla “particolare devozione” di Francesco al “mistero dell’Incarnazione” ebbe origine la famosa celebrazione del Natale a Greccio, che “probabilmente – ha detto il Papa – fu ispirata a san Francesco dal suo pellegrinaggio in Terra Santa e dal presepe di Santa Maria Maggiore”. Ciò che lo animava, ha commentato, “era il desiderio di sperimentare in maniera concreta, viva e attuale l’umile grandezza dell’evento della nascita del Bambino Gesù e di comunicarne la gioia a tutti”.“Dio viene senza armi, senza la forza, perché non intende conquistare, per così dire, dall’esterno, ma intende piuttosto essere accolto dall’uomo nella libertà; Dio si fa Bambino inerme per vincere la superbia, la violenza, la brama di possesso dell’uomo”. Così il Papa, durante l’udienza generale di oggi, ha “letto” il presepe di Greccio, allestito da san Francesco. “In Gesù – ha proseguito Benedetto XVI – Dio ha assunto questa condizione povera e disarmante per vincerci con l’amore e condurci alla nostra vera identità”. “Non dobbiamo dimenticare che il titolo più grande di Gesù Cristo è proprio quello di Figlio, Figlio di Dio”, le parole del Papa, secondo il quale “la dignità divina viene indicata con un termine, che prolunga il riferimento all’umile condizione della mangiatoia di Betlemme, pur corrispondendo in maniera unica alla sua divinità, che è la divinità del Figlio”. Nella prima biografia di S. Francesco, Tommaso da Celano parla della notte del presepe di Greccio “in un modo vivo e toccante, offrendo un contributo decisivo alla diffusione della tradizione natalizia più bella, quella del presepe”. La notte di Greccio, infatti, per il Papa “ha ridonato alla cristianità l’intensità e la bellezza della festa del Natale, e ha educato il popolo di Dio a coglierne il messaggio più autentico, il particolare calore, e ad amare ed adorare l’umanità di Cristo”.“Chi non ha capito il mistero del Natale, non ha capito l’elemento decisivo dell’esistenza cristiana”. Ne è convinto il Papa, secondo il quale “è alla luce del Natale che possiamo comprendere le parole di Gesù: Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli”, come si legge nel Vangelo di Matteo. “Chi non accoglie Gesù con cuore di bambino – ha ammonito Benedetto XVI durante l’udienza di oggi, svoltasi in Aula Paolo VI davanti a circa 9 mila fedeli – non può entrare nel regno dei cieli: questo è quanto Francesco ha voluto ricordare alla cristianità del suo tempo e di tutti tempi, fino ad oggi”. Questo “particolare approccio al Natale”, per il Papa, “ha offerto alla fede cristiana una nuova dimensione”, perché “con san Francesco e il suo presepe venivano messi in evidenza l’amore inerme di Dio, la sua umiltà e la sua benignità, che nell’Incarnazione del Verbo si manifesta agli uomini per insegnare un nuovo modo di vivere e di amare”. Di qui la preghiera del Santo Padre affinché “il Padre conceda al nostro cuore quella semplicità che riconosce nel Bambino il Signore, proprio come fece Francesco a Greccio”. “E’ questo l’augurio che formulo con affetto a tutti voi, alle vostre famiglie e a quanti vi sono cari. Buon Natale a voi tutti!”, la conclusione della catechesi.Sir